Il più antico cratere da impatto conservatosi fino ai giorni nostri rivela un drastico cambiamento climatico a seguito dell’impatto di un corpo di 7 Km di diametro.

 

 

Nel sud ovest dell’Australia si trova un’enorme struttura, dai 30 ai 70 chilometri di larghezza, che testimonia quello che è il più antico cratere d’impatto ancora oggi visibile sulla superficie terrestre.

Si chiama cratere Yarrabubba e ora un nuovo studio, pubblicato su Nature, ne rivela l’età: è vecchio 2,229 miliardi di anni. Risale a un’epoca in cui il nostro pianeta attraversava una fredda era glaciale, ricoperto da strati di ghiaccio spessi dai due ai cinque chilometri.

Si ritiene che proprio l’impatto di un asteroide abbia anche posto fine a quella antica era glaciale. Per risalire all’epoca esatta dell’impatto gli scienziati hanno analizzato il contenuto di uranio in campioni di zirconi raccolti nel cratere.

L’uranio infatti col tempo decade radioattivamente e si trasforma in piombo. Perciò, misurando il quantitativo di uranio nei campioni raccolti e conoscendo il tempo di decadimento, è stato possibile datare l’impatto a oltre due miliardi di anni fa.

A quel punto, ricercatori dell’Imperial College di Londra hanno allestito una simulazione al computer per verificare se lo scontro con l’asteroide da cui è nato il cratere Yarrabubba è anche il responsabile della fine di quell’era glaciale.

Hanno quindi simulato la caduta di un corpo roccioso di sette chilometri di diametro che colpisce la superficie terrestre alla velocità di 17 chilometri al secondo. Ne è risultato che l’asteroide ha provocato il rilascio nell’atmosfera di cento miliardi di tonnellate di vapore acqueo.

E proprio quest’ultimo, intrappolato nella stratosfera, ha prodotto un effetto serra di breve periodo ma che ha fatto alzare la temperatura di tutto il globo, sciogliendo così i ghiacci.

Sebbene Yarrabubba sia il più antico cratere mai ritrovato questo non significa che la Terra non sia stata colpita da altri asteroidi in passato: l’attività geologica del nostro pianeta ha rimodellato la sua superficie, cancellando le tracce di quelle vecchie ferite.

Ne sono testimonianza i materiali eiettati da impatti ben più vecchi di 2,229 miliardi di anni ritrovati in Africa e Australia, ma il cui cratere d’impatto non è stato identificato.

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