I pianeti attorno a questo tipo di astri hanno più probabilità di sviluppare – o aver sviluppato – un ambiente idoneo alla vita evoluta.

 

 

C’è vita intelligente su qualche pianeta extrasolare? La domanda che si pongono gli astronomi da quando, a metà degli anni ’90, è stato scoperto il primo pianeta al di fuori del nostro Sistema Solare, diventa sempre più incessante man mano che nuovi mondi sono portati alla ribalta da osservazioni fatte coi moderni super telescopi spaziali e terrestri.

Finora, di questi esopianeti, ne sono stati individuati già oltre 4.000 e il numero ovviamente è in continua crescita. Ma in quali di questi può essersi sviluppata la vita ad uno stadio superiore a quello dei microorganismi?

La risposta più naturale sarebbe: in quelli che orbitano stelle simili al Sole, dato che questo astro ha favorito e poi cullato l’esistenza di esseri viventi sul nostro pianeta.

Però nella nostra galassia, che contiene 300 miliardi di stelle, ce n’è un tipo attorno alle quali è molto più probabile trovare forme di vita. Sono classificate come nane K e hanno una temperatura un po’ più bassa di quella del Sole, il che le fa brillare di arancione.

I motivi sono numerosi. Prima di tutto le nane arancioni sono molto più diffuse nella galassia rispetto a stelle di classe G (cioè come il Sole), dacché ne costituiscono il 30% del totale. Statisticamente, quindi, la probabilità di trovare vita intorno ad esse è maggiore.

Hanno anche una vita più lunga, compresa tra i 15 e i 45 miliardi di anni. Il Sole e i suoi simili vivono infatti appena 10 miliardi di anni e nella fase finale della loro esistenza si gonfiano fino a diventare giganti rosse, inghiottendo tutti i pianeti che le girano intorno in un raggio come l’orbita di Giove.

Tra qualche miliardo di anni quindi la Terra sarà fagocitata entro la superficie del Sole, ponendo fine – se già non è occorso prima – alla civiltà umana e alla vita sul pianeta. In un’esistenza tanto lunga è molto più probabile che si sviluppino forme di vita sui pianeti che le circondano.

Altro vantaggio delle nane K è la loro bassa emissione di radiazioni. Nella galassia abbondano stelle del tipo nana rossa, attorno alle quali sono stati scoperti sistemi planetari e “gemelli” della Terra. Ma, essendo questi astri molto piccoli e poco luminosi, i pianeti che le orbitano devono trovarsi molto vicino alla stella madre per poter mantenere l’acqua allo stato liquido (ingrediente fondamentale per la vita), col risultato che sono investiti da raggi X e ultravioletti emessi dalla stella stessa con un’intensità molto maggiore di quella che arriva da noi sulla Terra. E questo non favorisce certo la formazione di vita. Anzi.

Dunque le stelle nane K, con la loro stabilità lunga miliardi e miliardi di anni e la poca radiazione letale emessa, si candidano come miglior tipo attorno al quale cercare pianeti con forme di vita.

Ecco perché gli attuali (e i futuri) telescopi della Nasa sono e saranno puntati verso di loro alla ricerca di indizi che facciano trasparire la presenza di esseri viventi.

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