In tutto il mondo si stanno facendo trials con il farmaco.

 

 

Il presidente americano Trump ha affermato qualche giorno fa che la clorochina e l’idrossiclorochina, due farmaci contro la malaria, sono sotto approvazione come trattamento preventivo contro il Covid-19 e che saranno presto disponibili per tutti.

La Food and Drug Administration, l’ente che regola l’uso dei farmaci negli Stati Uniti, ha però precisato per bocca del suo presidente che “i medicinali attualmente sono approvati per l’uso contro malaria, lupus e artrite reumatoide, ma non sono ancora stati dichiarati validi e sicuri per curare il Covid-19”.

Infatti sono necessari tutti i trial clinici del caso prima di poter affermare che questi due farmaci siano impiegabili contro la malattia e che siano sicuri per i pazienti.

Ma esattamente, come funzionano questi farmaci e perché potrebbero essere utili contro il Covid-19?

La clorochina è stata sviluppata negli anni ’40 contro la malaria ed è stata approvata come farmaco per tale scopo nel 1949. È tornata in auge nel 2005 quando uno studio sulla rivista Virology affermava che poteva essere impiegata per prevenire il dilagarsi del virus SARS-CoV nelle colture cellulari. Da qui la speranza che possa funzionare anche per il SARS-CoV-2.

La clorochina agisce contrastando i meccanismi di riproduzione del virus in due modi. Prima di tutto entra negli endosoma, corpuscoli delle cellule che permettono il transito attraverso la membrana cellulare di macromolecole e corpuscoli. Per entrare nella membrana e potersi quindi replicare molti virus, compreso il SARS-CoV-2, rendono acido l’ambiente degli endosoma. Ma la clorochina invece cambia drasticamente i loro pH rendendoli basici e bloccando quindi l’avanzata del virus.

Il farmaco inoltre impedisce al virus di attaccarsi tramite le sue proteine al recettore delle cellule chiamato ACE2 ed utilizzato dal SARS-CoV-2 per entrare nelle cellule e replicarsi. Secondo lo studio del 2005 una buona dose di clorochina può agire in questo modo.

Già a febbraio il virologo cinese Manli Wang della Chinese Academy of Sciences ha testato la clorochina, confermando che nelle colture cellulari arresta davvero il virus. Sono seguiti altri studi in Corea, Francia e Cina su pazienti veri con buoni risultati. Tuttavia la clorochina può essere tossica se non martale in certe dosi e quindi gli studi si sono spostati sul suo derivato meno tossico, l’idrossiclorochina.

Come riportato sulla rivista Cell discovery il 18 marzo, le prove fatte dal team di Wang con l’idrossiclorochina su cellule staminali hanno mostrato che previene la replicazione del SARS-CoV-2 e all’università del Minnesota si sta verificando se il farmaco può proteggere le persone che convivono con infetti.

La idrossiclorochina ha un profilo di sicurezza ben noto ed è ben tollerata alle dosi indicate, anche se può causare problemi gastro intestinali e mal di testa. Invece è sconsigliata a persone con psoriasi, aritmia o problemi a reni e fegato.

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