Entrano sulla scena della virologia nuovi virus con genoma sconosciuto.
Scoperte tracce d’acqua in alcuni meteoriti, ipotizzata una genesi influenzata da aminoacidi o frammenti di Dna o di Rna arrivati dal cosmo nelle acque salmastre e calde della Terra primordiale, immaginate dagli autori di fantascienza visite aliene sul nostro pianeta, perché non pensare a virus alieni che usano come mezzi spaziali meteoriti e la casualità come approdo, mortale o di sopravvivenza? Virus e batteri che restano silenti anche per secoli per poi svegliarsi in condizioni favorevoli? Non sarà scientifico, ma fantasticare è concesso soprattutto quando compaiono sulla scena nuovi ceppi virali mutati che gettano scompiglio tra gli umani, sempre terrorizzati dal microscopico, da ciò che non possono vedere.
A parte il Covid-19 che dalla Cina tenta una diffusione planetaria, alieno sembra il nuovo virus appena scoperto e studiato in Brasile. È stato chiamato Yaravirus. Jônatas S. Abrahão del Dipartimento di Microbiologia dell’università di Minais Gerais, a Belo Horizonte in Brasile, lo ha individuato ed è trasalito via via che lo studiava. Chiamando in aiuto alcuni scienziati francesi e statunitensi delle università di “Microbes, Evolution, Phylogeny and Infection” di Marsiglia, del Lawrence Berkeley National Laboratory della California e della Purdue dello Stato dell’Indiana. Non poteva non coinvolgere altri colleghi perché all’inizio pensava di sbagliare qualcosa. La particolarità di questo virus è, infatti, il suo genoma, che per il 90% è risultato sconosciuto. Lo studio è stato pubblicato su BiorXiv. Tutto confermato: sono solo sei le affinità di Yaravirus con i moltissimi agenti virali già noti. Quelli terreni per continuare nella fantasia aliena. Di certo, il 90% dei geni che compongono il suo patrimonio genetico non era mai stato osservato prima. I suoi geni, detti ORFans (o geni orfani), sono dunque completamente sconosciuti alla scienza. Inoltre, il confronto con le banche dati internazionali ha appunto evidenziato che tra lo Yaravirus e tutti gli altri agenti virali vi sarebbero solo sei affinità.
Il team di scienziati ha fatto sapere che, seguendo gli attuali protocolli per la rilevazione virale, lo Yaravirus non risulterebbe essere un virus. A causa di questa composizione inedita, i ricercatori hanno definito questo “lignaggio di virus e amebe con origine e filogenesi sconcertante“. Il virus è stato individuato in alcune amebe presenti nel lago artificiale di Pampulha ed è proprio questo fatto che ha fatto propendere al nome Yaravirus: nel Sud America, infatti, Yara è il nome di una ninfa acquatica considerata come una divinità. Il virus della divinità ora potrebbe aiutare nello studio dei microorganismi parassitari. Da anni si cerca di capire in che modo i microrganismi parassitari riescano ad evolversi e diffondersi. Alcuni di questi microorganismi parassitari, infatti, sono in grado anche di essere trasmessi all’uomo (il caso più recente ed emblematico è proprio quello del Coronavirus in Cina).
La scoperta dello Yaravirus segue la recente scoperta di un’altra famiglia di agenti virali chiamata Tupanvirus; essi hanno la peculiarità di essere di grandi dimensioni e di avere un profilo genetico complesso. Ma meno alieno. Tuttavia, le dimensioni ridotte dello Yaravirus porterebbero ad escludere l’appartenenza di questo agente alla famiglia dei virus giganti, anche se gli studiosi non escludono la possibilità che possa trattarsi di un virus gigante che per qualche motivo si è evoluto in forma ridotta. Ciò che gli scienziati dovranno dunque capire è se il virus scoperto in Brasile rappresenta una classe di virus completamente nuova e per questo ancora sconosciuta alla scienza o se è risultato di una frammentazione e mutazione di un virus gigante. Ma a questa ipotesi non crede ormai quasi nessuno essendo appunto il genoma di Yaravirus diverso per il 90% da ciò che finora era scientificamente noto.