Le tracce luminose dei satelliti artificiali inquinano le immagini riprese dal telescopio spaziale ed è necessario un particolare software per cercare di eliminarle.

 

Quando il telescopio spaziale Hubble è stato lanciato nel 1990, c’erano circa 470 satelliti artificiali in orbita attorno alla Terra. Nel 2000, quel numero è raddoppiato. Ma nel 2023, il numero è cresciuto quasi esponenzialmente a quasi 8.000 satelliti.

E si stima che entro il 2030 potrebbero esserci dieci volte più satelliti in orbita intorno alla Terra rispetto a quelli attuali. 

Questo significa che i satelliti disturbano circa il 10% delle loro esposizioni su obiettivi celesti. Anche se una tipica scia satellitare è molto sottile e interesserà meno dello 0,5% di una singola esposizione di Hubble, le foto presentano però una strisciata luminosa che, oltre a rovinare l’immagine, interferisce con la corretta analisi dei dati raccolti per studi scientifici.

Nel 2002 le strisce satellitari erano presenti nel cinque per cento delle esposizioni, salite al dieci percento nel 2022.

Il telescopio Hubble orbita a una distanza media dal nostro pianeta di appena 540 chilometri (150 in più della Stazione Spaziale Internazionale, ossia in orbita terrestre bassa), mentre i satelliti per le telecomunicazioni e altri scopi si trovano in orbita geostazionaria, 35 mila chilometri più in alto.

È logico, quindi, che passano davanti all’obiettivo della fotocamera del telescopio. Gli astronomi dello Space Telescope Science Institute di Baltimora, nel Maryland, hanno sviluppato strumenti per ripulire le immagini così inquinate.

Le osservazioni di Hubble consistono in più di una sola esposizione. E così, gli artefatti possono essere identificati e sottratti tra le esposizioni perché non si trovano nello stesso posto sul rilevatore.

Il nuovo strumento per identificare le tracce satellitari attraverso la fotocamera di Hubble con il campo visivo più ampio, la Advanced Camera for Surveys (ACS), è basato sulla tecnica di analisi delle immagini nota come Radon Transform.

Lo strumento software Radon Transform è applicato anche in altre scienze, come la ricostruzione di immagini da scansioni di TAC mediche.