Una scoperta che può correlare una risposta immunitaria compromessa e comportamenti a rischio associati ad alcuni disturbi psichiatrici.
Un nuovo studio condotto da UC San Francisco ha dimostrato che le persone vaccinate contro SARS-CoV-2 e con una storia di determinate condizioni psichiatriche hanno un aumentato rischio di ammalarsi di Covid.
I ricercatori dell’UCSF e del San Francisco VA Health Care System hanno scoperto che i pazienti sopra i 65 anni con abuso di sostanze, disturbi psicotici, disturbo bipolare, disturbo di adattamento e ansia, hanno sperimentato un aumento del rischio fino al 24%. Per gli under 65, invece, questo si è attestato all’11%,
Nello studio, pubblicato il 14 aprile 2022 su JAMA Network Open, i ricercatori hanno monitorato i dati di oltre 250 mila pazienti del Dipartimento degli affari dei veterani degli Stati Uniti, che avevano completato il ciclo vaccinale e avevano almeno un test positivo per SARS-CoV-2. Poco più della metà (51,4%) dei pazienti aveva ricevuto una diagnosi psichiatrica negli ultimi cinque anni e il 14,8% ha sviluppato il Covid.
L’immunità calante o la minore protezione alle nuove varianti possono spiegare tassi più elevati
”La nostra ricerca suggerisce che l’aumento delle infezioni nelle persone con disturbi psichiatrici non può essere interamente spiegato da fattori socio-demografici o condizioni preesistenti”, ha detto l’autore senior Aoife O’Donovan, PhD, dell’UCSF Weill Institute for Neurosciences e del San Francisco VA Health Care System. “È possibile che l’immunità dopo la vaccinazione diminuisca più rapidamente o più fortemente per le persone con disturbi psichiatrici e potrebbero avere meno protezione per le varianti più recenti”.
Uno studio all’inizio di quest’anno, condotto dagli stessi ricercatori dell’UCSF, ha scoperto che le persone con ansia elevata e probabile disturbo da stress post-traumatico, avevano maggiori probabilità di comportamenti che li mettevano a più alto rischio di COVID.
L’età media dei 263.697 partecipanti era di 66 anni e il 90,8% erano maschi. Nel complesso, i partecipanti con disturbi psichiatrici hanno avuto un rischio aumentato del 3% di infezioni da COVID nel 2021, se aggiustato sia per fattori demografici che per condizioni preesistenti, rispetto ai partecipanti senza una storia psichiatrica.
Ma il rischio era del 24% più alto per gli over 65 con abuso di sostanze, del 23% più alto per quelli con disturbi psicotici, del 16% per il disturbo bipolare, del 14% per il disturbo dell’adattamento e del 12% per l’ansia.
Sorprendentemente, data la maggiore incidenza di infezioni tra i più giovani, questo studio ha mostrato effetti significativamente più piccoli nel gruppo under 65. Inoltre, i rischi erano inferiori del 10% nei partecipanti con disturbi psicotici rispetto a quelli senza una diagnosi psichiatrica, una diminuzione che O’Donovan attribuisce a una possibile minore socializzazione tra i più giovani con disturbi psicotici rispetto alle persone anziane che “possono essere meno socialmente isolate a causa del loro maggiore carico di cattiva salute e contatti con i caregiver”.
Tuttavia, i rischi di infezioni associate all’abuso di sostanze, al disturbo dell’adattamento, all’ansia e al disturbo da stress post-traumatico erano tutti più alti nella coorte più giovane rispetto ai loro coetanei senza una diagnosi psichiatrica: 11%, 9%, 4% e 3%, rispettivamente.
Una maggiore necessità di assistenza può significare un aumento del rischio
Il primo autore Kristen Nishimi, dell’UCSF Weill Institute for Neurosciences e del San Francisco VA Health Care System, ritiene che la maggiore incidenza di infezione tra i partecipanti più anziani possa essere dovuta a “una ridotta risposta immunologica al vaccino che è stata associata ad alcuni disturbi psichiatrici, che possono essere più sostanziali negli anziani”.
È anche possibile che gli anziani con disturbi psichiatrici “possano richiedere cure di persona più frequenti, il che potrebbe aumentare le loro interazioni”, ha osservato.
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