Siamo arrivati al terzo mese dell’anno con l’emergenza coronavirus. Ecco gli aggiornamenti.

 

Coronavirus Story. Il diario del Primo marzo 2020. Il virus di domenica non riposa e non fa riposare nessuno. Ed ecco il bilancio: oltre 1.100 i contagiati, alcuni ancora da confermare, 31 morti (ma sui decessi c’è sempre il dubbio di quanto sia responsabile il Covid-19). Solo morti anziani o malati di altre gravi malattie. Sembra di sì, ma tra i casi in terapia intensiva ci sono anche giovani. E in questo caso il virus c’entra. L’allarme di ieri, in Italia, è arrivato dall’ospedale di Cremona: “In condizioni critiche anche i giovani”. L’ultimo aggiornamento dato in conferenza stampa dal commissario Angelo Borrelli il 29 febbraio, a parte il numero di contagiati che ha vita a sé, ci ha informato di è 105 casi in terapia intensiva. Sale anche il numero dei decessi. I morti delle ultime ore sono stati in Lombardia e in Emilia-Romagna.

L’allarme dell’ospedale di Cremona. “Ci sono pazienti in condizioni molto gravi – ha detto il direttore dell’unità malattie infettive, Angelo Pan, all’Ansa – la maggior parte sono anziani con altre patologie ma la regola non è il 100%. C’è anche qualche giovane, ma in questo non posso dare numeri“. I medici fino a questo momento non sono stati contagiati: “Per fortuna non risultano. Purtroppo, capiterà di sicuro visto che il personale è a contatto con persone a rischio anche se il virus è meno ‘feroce’ della Sars. Limitazioni prolungate? Condivido la decisione perché così è più semplice controllare i ricoveri“.

Continuano ad aumentare anche i contagi all’estero. Da NewsMondo apprendiamo che in Svizzera l’ultimo caso riguarda una ragazza di 21 anni che era stata a Milano. In Francia i risultati positivi dei test riguardano 73 cittadini, ma l’attenzione è spostata in Germania dove quasi 200 alunni di una scuola elementare sono stati messi in quarantena. Secondo la Bild online, infatti, un maestro è risultato positivo e per questo per precauzione si è deciso di isolare gli alunni. Fino a questo momento non si registrano contagi ma la paura è molto alta. Il numero di contagi e morti nel mondo è in continuo aumento: quasi 86 mila contagiati, 3000 morti, 40 mila ricoverati, 58 i Paesi colpiti Il 90% di contagiati, morti e ricoverati è in Cina, Hong Kong e Macao.

Errori di comunicazione, allarmismi e contro-allarmismi, front e dietrofront, scienziati che litigano, l’Africa fa paura ma nessuno fa niente per organizzarne la sanità quando non ci sono epidemie. Ma soprattutto nessuna autorità mondiale ha mai lanciato un programma “Fame Zero”… E ora in Italia si spendono soldi per campagne di prevenzione, dove eccedono solo le parole (vero campo confacente agli italiani), dove vari specialisti daranno i numeri e ipotizzeranno cure e future pandemie. La prevenzione concreta sarebbe quella di insegnare a tutti, anche ai medici e agli infermieri, come lavarsi le mani, quando e quante volte al giorno. Come si fa per la pubblicità degli integratori e dei dentifrici. Spot martellanti più volte al giorno o dimostrazioni egli ospedali, nei bagni degli autogrill, nei posti di lavoro, nelle scuole di ogni ordine e grado. Combattere la paura quando prima la si è creata è facile, lavarsene le mani pure, lavarsi bene le mani e spesso invece sembra la cosa più difficile al mondo.

A proposito, quando un cassiere vi dà un resto vi siete mai chiesti se si è lavato le mani prima di maneggiare i soldi soprattutto se ha un evidente raffreddore?

A proposito di paura, interessante un’indagine Nielsen: il 94% degli italiani si informa una volta al giorno sulla situazione. Solo il 17% è preoccupato del possibile contagio. Indagine interessante che però dimostra come sono particolari gli italiani di fronte alle domande dei ricercatori e dei sondaggisti, anche in politica: il risultato ci dice appunto che il 94% degli italiani si informa ogni giorno sul coronavirus ma ci dice anche che solo il 17% è preoccupato. Poi però solo da noi si fanno campagne sulla paura del coronavirus, si svuotano gli scaffali dei supermercati, sono introvabili mascherine e disinfettante per le mani… Strano no?

I risultati dell’indagine li troviamo in un articolo Huffington Post su NewsMondo, che pubblica un bollettino continuamente aggiornato (live si dice oggi anche se live è un vero eufemismo) sul Covid-19. “Le mascherine e i disinfettanti gel sono finiti ma, secondo l’indagine Nielsen sul Coronavirus, gli italiani non sono preoccupati dal Covid-19 – scrive Huffington Post -. Solo il 17% dei nostri connazionali ha espresso la propria paura per un possibile contagio o per la diffusione dell’epidemia. Numeri che, almeno sulla carta, non confermano la psicosi che in questi giorni si è diffusa specialmente nelle aree della zona rossa e nelle grandi città. La paura non sembra esserci anche se tutte le farmacie hanno terminato tutti i prodotti utili per difendersi dall’infezione”.

Entrando nei dettagli della ricerca, la preoccupazione maggiore si registra al Sud con il 23% dei residenti che l’hanno espressa per un possibile contagio (28% in Campania) mentre il Centro e il Nord si attestano rispettivamente al 16% e al 14%. Per aggiornarsi sull’epidemia gli italiani si affidano specialmente a notiziari e programmi televisivi (74%). Subito dietro i siti di news (39%), quelli delle istituzioni (35%), la stampa cartacea (19%) e quella estera (11%). Dal punto di vista delle fonti sociali, i social come sempre sono in testa con il 24%. Amici, colleghi e familiari subito dietro con il 14%, mentre il personale medico e sanitario si ferma al 12%.

Stefano Crimi, Marketing Analyst Director di Nielsen, commenta i dati: “Attenti sì, spaventati no. L’attenzione degli italiani nei confronti della diffusione del Coronavirus sul territorio nazionale sta avendo due impatti principali sulla vita quotidiana. Si presta maggiore attenzione alle notizie e si dà maggior peso ad alcune semplici precauzioni igieniche, prima di pensare ad evitare luoghi pubblici o le occasioni di socialità. Siamo un popolo resiliente“.

A proposito, dal primo marzo la Francia sospende tutti gli eventi che prevedono la partecipazione di pubblico superiore alle 5mila persone.

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