I ricercatori di Mayo Clinic credono che il tasso di rilevamento del cancro cervicale sia “inaccettabilmente basso”.

 

 

 

La percentuale di donne sottoposte a screening per il cancro del collo dell’utero è di gran lunga inferiore a quanto suggerito dai dati nazionali, riporta un recente studio pubblicato sul Journal of Women’s Health. Nel 2018, meno del 66% delle donne di età compresa tra i 30 ei 65 anni era stata sottoposta a screening del cancro del collo dell’utero e la percentuale era ancora più bassa tra le donne di età compresa tra i 21 ei 29 anni, perché solo poco più della metà si era sottoposta a test. Queste cifre sono al di sotto del tasso di conformità del rilevamento dell’81 per cento riportato nel National Health Interview Survey.

“Questo tasso per l’individuazione del cancro della cervice è inaccettabilmente basso. Ogni 3 anni di screening regolare con un Pap test o ogni 5 anni con Pap test congiunto a test per l’HPV (virus del papilloma umano) garantisce la possibilità di notare precoci cambiamenti precancerosi per trattarli o prevedere controlli più ravvicinati nel tempo”, dice Kathy MacLaughlin, prima firma dello studio.

Oltre ai tassi di rilevamento inferiori alle attese, i ricercatori della Mayo Clinic hanno anche scoperto disuguaglianze razziali su chi viene sottoposto a screening. “Nel 2018, la probabilità che le donne afro-americane fossero sottoposte a screening del cancro al collo era del 50% inferiore a quella delle donne bianche. E la probabilità che le donne asiatiche avessero fatto controlli era del 30% inferiore a quella delle donne bianche. Queste disuguaglianze razziali sono particolarmente preoccupanti “, continua MacLaughlin.

I ricercatori della Mayo Clinic hanno esaminato le cartelle cliniche attraverso il database del progetto epidemiologico di Rochester per determinare i tassi di screening del cancro cervicale in oltre 47.000 donne residenti nella contea di Olmsted, nel Minnesota, tra il 2005 e il 2018. Negli Stati Uniti si stima che nel 2018 siano stati diagnosticati 13.240 nuovi casi di cancro invasivo della cervice, afferma l’American Cancer Society. Altre 4.170 donne sono morte a causa del cancro alla cervice nell’ultimo anno.

Per Kathy MacLaughlin questi dati dovrebbero sollecitare gli operatori sanitari a pensare come raggiungere in modo più diffuso le pazienti per assicurarsi che vengano sottoposte a screening. Evitando le diversità razziali. Una proposta è creare ambulatori specifici o arrivare a effettuare i prelievi per i test a domicilio. Importante sarebbe anche assicurare una copertura assicurativa alle donne che non possono sostenere la spesa dei controlli.

Ricordiamoci, infatti, che questi dati riguardano gli Stati Uniti e, quindi, in sistema sanitario americano. “Come medici, dobbiamo iniziare a guardare ad altri punti di vista per raggiungere meglio queste donne e garantire che siano sottoposte a uno screening potenzialmente salvavita”, conclude la ginecologa oncologa della Mayo Clinic.

Il tasso di mortalità per cancro cervicale è diminuito drasticamente negli ultimi decenni grazie proprio alla comparsa del Pap test negli anni ’50-‘60. Un altro tipo di screening del cancro cervicale riguarda il più recente test per l’HPV, il papilloma virus la cui infezione può portare a cambiamenti precancerosi e cancro della cervice.

Nel 2012 sono state aggiornate le linee guida nazionali per l’individuazione del cancro cervicale e un Pap test è stato raccomandato ogni 3 anni per le donne di età compresa tra 21 e 65 anni o un test HPV congiunto al Pap test ogni 5 anni per le donne di 30 anni a 65 anni. I risultati dello studio rivelano un alto tasso di aderenza alle linee guida del 2012 da parte degli operatori sanitari della contea di Olmsted.

Un limite dello studio, seppur ampio nei casi analizzati, è che la contea di Olmsted ha meno diversità etnica e razziale rispetto alla popolazione americana in generale. Tuttavia, i risultati dello studio riguardo le disparità razziali coincidono con altri studi effettuati negli Stati Uniti, dimostrando così che esistono chiare “discriminazioni” razziali ed etniche negli screening salvavita rispetto al cancro del collo dell’utero. Ovviamente, potrebbero anche essere disparità di tipo socio-economico e legate ai livelli d’istruzione.

Ma questo andrebbe verificato con un ulteriore studio. Un altro limite è la possibilità che il numero delle giovani donne non sottoposte a screening possa essere stato influenzato dal fatto che molte di loro sono a carico dei genitori per l’assicurazione sanitaria e, di conseguenza, hanno un indirizzo nella contea di Olmsted, ma potrebbero essersi rivolte ad altre contee per effettuare lo screening. Il quadro è comunque quello di carenze ai fini della diagnosi precoce nell’organizzazione sanitaria americana.

 

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