A colloquio con Rachel Roberts, chief executive HRI (Homeopathy Research Institute).

 

L’omeopatia è controversa e può generare un acceso dibattito. Chi l’attacca spesso sostiene che non esistono studi scientifici a sostegno della sua plausibilità e che, tutt’al più, le si può attribuire un effetto placebo.

Eppure, quello che la maggior parte delle persone non sa è che esistono dati significativi a sostegno della sua evidenza scientifica.

La ricerca in omeopatia è un campo relativamente nuovo; se è vero che non esistono molti studi, è anche vero che la presenza di solo alcune evidenze non significa ‘nessuna evidenza’.

 

Trattamenti individualizzati ed efficacia

Molti credono che gli studi di elevata qualità, randomizzati e controllati (RCT) che hanno testato l’omeopatia, abbiano fornito risultati negativi. Non è vero. I dati più recenti e solidi sull’efficacia dell’omeopatia provengono da una meta-analisi del 2014 di studi randomizzati controllati in doppio cieco con placebo, che hanno dimostrato che i medicinali omeopatici, quando sono prescritti durante il trattamento individualizzato, hanno una probabilità di 1,5 a 2,0 volte maggiore di essere efficaci rispetto al placebo.

Questo studio è una delle quattro più recenti revisioni sistematiche complete condotte dal dr. Robert Mathie nel periodo 2014-2019; preso complessivamente, questo programma di lavoro porta ad un “risultato inequivocabilmente positivo” per l’omeopatia. Sono necessarie ulteriori ricerche per consolidare ed espandere l’attuale base di prove di sperimentazione clinica nell’omeopatia. Ciononostante, queste revisioni sistematiche e meta-analisi hanno contribuito ad identificare le aree più promettenti a sostegno della plausibilità dei trattamenti omeopatici.

 

Le diluizioni infinitesimali

Un’ulteriore obiezione che i critici dell’omeopatia fanno spesso è che i medicinali omeopatici sono talmente diluiti da “non avere nulla dentro”.

In omeopatia, infatti, esistono medicinali la cui sostanza di partenza viene diluita oltre il numero di Avogadro: sono queste “ultradiluzioni” che destano polemiche, perché questi medicinali non possono chiaramente agire come i farmaci convenzionali, ovvero mediante l’interazione diretta delle molecole con il corpo attraverso processi chimici.

In tutto il mondo, i ricercatori stanno studiando il meccanismo d’azione degli omeopatici, che sembra sia basato più sulla fisica che sulla chimica. Certo è che, sebbene si stiano esplorando diverse teorie, ad oggi, non è noto come agisca l´omeopatia.

Quello che si sa è che diversi studi di laboratorio hanno dimostrato che i medicinali omeopatici ad altissima diluzione hanno degli effetti biologici che non si potrebbero riscontrare se fossero “solo acqua e zucchero”; ad oggi, tuttavia, nessun risultato positivo è stato abbastanza stabile da essere riprodotto ogni volta da tutti i ricercatori. In quasi il 75% degli esperimenti in vitro con ultradiluzioni si è osservato un effetto, e quasi il 75% delle repliche sono state positive.

Considerando che gli scienziati stanno acquisendo una sempre maggiore esperienza negli esperimenti con le ultradiluzioni, si sta gradualmente comprendendo quali siano i fattori che influenzano i risultati e, di conseguenza, si stanno facendo dei progressi con la riproducibilità di questi esperimenti. In particolare, esperimenti condotti su leucociti basofili e sulle rane si sono dimostrati i maggiormente riproducibili sino ad ora, e si stanno facendo anche dei progressi nell’identificazione degli esperimenti maggiormente riproducibili nelle piante.

Tuttavia, sino a quando non si realizzerà un esperimento in cui ogni gruppo sarà in grado di ottenere esattamente ogni volta lo stesso effetto, questa area di ricerca resterà controversa. È questa la sfida della ricerca di base in omeopatia oggi giorno.

 

Il rapporto australiano

Ha destato forte scalpore in tutto il mondo il rapporto pubblicato dal National Health and Medical Research Council (NHMRC) nel 2015, da molti ritenuto come la conferma definitiva dell’inefficacia dell’omeopatia. Media in tutto il mondo, infatti, hanno dato spazio alle conclusioni del rapporto, che sembravano evidenziare che l’omeopatia non funziona in alcuna condizione clinica.

Grazie anche all’HRI, il NHMRC ha recentemente diffuso una prima bozza di rapporto sull’omeopatia realizzato nel 2012, che riscontrava “evidenze incoraggianti a favore dell’efficacia dell’omeopatia” per cinque condizioni mediche tra cui l’otite media, l’infezione del tratto respiratorio superiore negli adulti e alcuni effetti collaterali del trattamento del cancro.

Dopo aver ricevuto la bozza di questo rapporto nel 2012, il NHMRC si è rivolto a un nuovo fornitore di servizi per rivedere nuovamente le evidenze sull’omeopatia.

Il NHMRC è attualmente sotto inchiesta da parte dell’Ombudsman del Commonwealth australiano per la sua revisione delle evidenze sull’omeopatia, a seguito di una denuncia effettuata da parte delle associazioni Complementary Medicines Australia (CMA) e Australian Homeopathic Association, con il contributo scientifico dell’HRI. Le accuse sono di parzialità, dichiarazioni mendaci, conflitti di interesse e violazione della procedura.

 

Quale futuro per la ricerca in omeopatia?

La ricerca in omeopatia è un ambito di grande interesse e in crescita, che si avvale di metodi scientifici rigorosi. Tuttavia, nei decenni passati i ricercatori si sono concentrati su molteplici ambiti di interesse, con una conseguente dispersione di dati: l’omeopatia è usata infatti in un’ampia varietà di patologie e ciò ha comportato che i dati probanti raccolti negli anni fossero distribuiti su numerose patologie, con pochi studi replicati sulla medesima condizione.

Per il futuro è auspicabile strutturare un programma strategico che conduca la ricerca in omeopatia verso un campo più ristretto di patologie, con l’obiettivo di raccogliere un numero significativo di dati, e contestualmente promuova modalità uniformi di ricerca.

E’ auspicabile che le nuove piste di ricerca si concentrino sul ruolo che l’omeopatia può avere in un approccio di medicina integrata, accanto alla medicina convenzionale.

 

 

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