Al via il 65° Congresso Nazionale della Società Italiana di Nefrologia (SIN). Il punto sulla gestione della MRC, tra nuove possibilità terapeutiche e un PPDTA SIN – Ministero della Salute per la corretta gestione e presa in carico dei pazienti.
Si apre oggi e durerà fino al 19 ottobre il 65° Congresso Nazionale della Società Italiana di Nefrologia. Tante le novità che saranno presentate durante le sessioni.
SIN e Ministero della Salute insieme per un PPDTA (Percorso Preventivo Diagnostico Terapeutico Assistenziale) della Malattia Renale Cronica (MRC), patologia che rappresenta una priorità per la salute pubblica per rilevanza epidemiologica, gravità, peso assistenziale ed economico.
Novità terapeutiche per rallentare la progressione del danno renale, verso una cura della MRC.
Nuove opportunità di salute, tra sfide e prospettive aperte dallo xenotrapianto, e capisaldi della nefrologia italiana nella gestione dei pazienti nefropatici, con particolare attenzione al delicato equilibrio danno renale e gravidanza.
E, ancora, dialisi peritoneale ed emodialisi a confronto: tutte le risposte nel report ALTEMS.
“Negli ultimi dieci anni la nefrologia ha conosciuto innovazioni eccezionali” afferma Stefano Bianchi, Presidente della Società Italiana di Nefrologia.
“Prima avevamo pochissime armi per combattere la malattia renale cronica (MRC) e gli strumenti a nostra disposizione ci consentivano solo di ritardare la patologia: ora, un mondo senza dialisi è sempre più vicino”.
“Questa malattia colpisce un italiano su dieci (ossia 5 milioni) e nove persone su dieci non sanno di averla, in quanto è asintomatica; è pertanto necessario fare sempre più luce su tale patologia, che ha anche un notevole impatto economico sul Sistema Sanitario Nazionale, assorbendo il 3% dei finanziamenti per la sanità, a causa dei centomila pazienti in dialisi o trapiantati”.
Per questo è fondamentale investire su prevenzione e diagnosi precoci attraverso la ricerca attiva di quei pazienti particolarmente esposti al rischio: scompensati, diabetici, obesi e ipertesi in prima battuta”.
“Un Documento di Indirizzo per ottimizzare i percorsi diagnostico-terapeutici è dunque fondamentale per invertire la rotta che, a oggi, vede la MRC posizionarsi al terzo posto tra le cause di morte per velocità di incremento negli anni e che si stima diventerà nel 2040 la quinta causa di morte al mondo, con i decessi in aumento da 1.2 milioni nel 2016 a 3.1 milioni nel 2040. Per questo ci auguriamo che il Documento sia recepito e attuato velocemente a livello regionale”.
“La prevenzione è quindi sinonimo di identificazione precoce”, sottolinea Luca De Nicola, Presidente eletto della Società Italiana di Nefrologia.
“La prevenzione primaria consiste nello stile di vita salutare, esercizio fisico e dieta mediterranea; grazie ai progressi in nefrologia oggi la MRC è sì una malattia permanente, ma non più progressiva“.
“Sempre in ambito di prevenzione, questa si può fare banalmente con un semplice esame del sangue che valuta la creatinina e delle urine, il tutto al costo di soli 2,5 euro; tra l’altro, da oltre 20 anni l’esame delle urine è dimostrato avere la stessa valenza prognostica di un elettrocardiogramma, dato che la MRC è un fattore di rischio elevato per le complicanze cardiovascolari”.
DIALISI PERITONEALE ED EMODIALISI A CONFRONTO: LE RISPOSTE SU SICUREZZA, EFFICACIA E COSTO-EFFICACIA DALLO STUDIO ALTEMS PER SIN
“Oggi – spiega Mariacristina Gregorini, Segretaro della Società Italiana di Nefrologia – possiamo affermare, forti dello studio ALTEMS ‘Emodialisi vs dialisi peritoneale’, che le due terapie sostitutive sono equiparabili in termini di efficacia e sicurezza”.
“I risultati in termini di sopravvivenza sono sovrapponibili, ma la peritoneale ha il vantaggio di migliorare la qualità di vita dei pazienti in quanto si effettua a casa propria, i che consente l’assoluta flessibilità di orario e inoltre ha un migliore impatto emodinamico, il che si traduce in meno problemi per gli anziani sopra i 75 anni”.
“In più, ha un impatto economico inferiore del 30%, con la stessa valenza clinica, ma in Italia è ancora poco diffusa, con solo il 10% dei pazienti in dialisi coinvolti”.
Dall’analisi condotta sulle evidenze relative alla sicurezza ed efficacia della dialisi peritoneale emerge come questa potrebbe comportare miglioramenti significativi nelle funzioni cognitive, grazie alla riduzione del rischio di demenza.
È inoltre emerso che i pazienti sottoposti a dialisi peritoneale presentano un rischio inferiore di sviluppare l’ictus emorragico rispetto ai pazienti sottoposti ad emodialisi.
LE SFIDE FUTURE DEL TRAPIANTO RENALE: IL TRAPIANTO DA VIVENTE E LE PROSPETTIVE DELLO
XENOTRAPIANTO
“Il trapianto rappresenta la prima opzione in termini di terapia sostitutiva nel paziente che ha raggiunto la fase finale di MRC” afferma Domenico Santoro, Responsabile Scientifico del 65° Congresso SIN.
“Sebbene la rete trapiantologica italiana sia eccellente in qualità e attività clinica, resta basso il dato sul trapianto da vivente che in Italia non ha ancora raggiunto livelli di esecuzione paragonabili ad altri Paesi in Europa”.
“La SIN, insieme alle Società di trapianto d’organo e al Centro Nazionale Trapianti, è fortemente orientata e impegnata nel promuovere una cultura della donazione di rene da vivente che rappresenta, a oggi, la più efficace risposta di cura. Abbiamo avuto un incremento del 5% di donazione da vivente, ma restano i 6mila pazienti in lista d’attesa. Una cosa importante da sapere è che anche i coniugi possono donare un rene: il trapianto tra coniugi ha outcome clinici paragonabili a quelli tra familiari “.
“Lo xenotrapianto potrebbe essere una soluzione completa, ma ci sono ancora problemi da risolvere, quali il maggior rischio dovuto alla differenza di specie, che richiede la modifica di alcuni geni, e il trasporto di malattie”.
“Finora ne sono stati effettuati due, ma siamo ancora agli albori: una fase di sperimentazione che ha dato vita, nel mondo, ai primi tentativi di xenotrapianto e che vede la nefrologia impegnata in prima linea. Anche in Italia saranno presto compiuti i primi pionieristici tentativi di xenotrapianto in quello che però è ancora uno scenario di sperimentazione”.
NEFROLOGIA DI GENERE
“La malattia renale cronica è più frequente nelle donne”, spiega Santoro, “ma, la prognosi delle donne è generalmente migliore, con meno ingressi in dialisi nelle fasce di età più giovani, però con un minore inserimento in lista per trapianti”.
Si stima che il 3% delle donne in età fertile sia affetto da MRC, condizione che può influenzare una possibile gravidanza, aumentando i rischi per la madre e per il feto, perché la gravidanza mette il rene sotto sforzo.
In particolare, patologie come eclampsia e preeclampsia, che si manifestano soprattutto nel terzo trimestre di gravidanza, possono portare a complicazioni severe, come parti prematuri o, nei casi più gravi, alla morte neonatale.
Queste condizioni sono più frequenti in donne con ipertensione, diabete o malattie renali preesistenti, e richiedono un’attenta gestione da parte di nefrologi e ginecologi. Proprio per affrontare queste problematiche, la SIN ha creato un gruppo di studio dedicato a “Rene e Gravidanza”, che si concentra sull’ottimizzazione della gestione di queste gravidanze a rischio.
L’obiettivo è migliorare la salute materno-fetale e aumentare le possibilità di portare a termine una gravidanza con successo, anche in presenza di malattie renali.
“Ecco perché in gravidanza sarebbe opportuno fare sempre l’esame della creatinina”.
Non solo. La fase della menopausa rappresenta un ulteriore momento critico per la salute renale femminile, in quanto i cambiamenti ormonali possono portare a un aumento di peso, ridotta sensibilità all’insulina (che può essere un primo passo verso il diabete), aumento della pressione arteriosa elevata e ritenzione idrica.
La riduzione del sale è un alleato che aumenta la possibilità di contrastare queste problematiche, strettamente collegate alla salute renale.
Le donne in dialisi – ancor più dell’uomo – incorrono nel rischio di infertilità, tanto maggiore con l’aumentare dell’età, così come avviene, peraltro, nella popolazione generale.
Tuttavia, oggi anche le donne in dialisi e ancor più le donne trapiantate possono programmare e affrontare la gravidanza, con un team multidisciplinare a supporto aspirare alla maternità, e il buon esito di una gravidanza è una possibilità concreta, anche se richiede cure e attenzioni particolari
Infine, sul fronte della prevenzione, è essenziale promuovere corretti stili di vita: divieto di fumo, attività fisica regolare, dieta equilibrata come la dieta mediterranea, e la prevenzione di condizioni come sovrappeso e obesità.
Nella prevenzione secondaria è cruciale tenere sotto controllo le persone a rischio, tra cui – principalmente – persone con malattie cardiovascolari o con malattie autoimmuni (molto più frequenti nelle donne), diabetiche, ipertese, obese.
LA RIVOLUZIONE DIGITALE CONTINUA: INTELLIGENZA ARTIFICIALE IN NEFROLOGIA E DIALISI
Il robot in sostituzione del nefrologo: realtà o fantasia? Telemedicina e AI rappresentano un’opportunità incredibile e concreta in ambito nefrologico; una rivoluzione che è già in atto.
Sono tecnologie già utilizzate come supporto diagnostico alle decisioni del nefrologo e un’ulteriore evoluzione sarà quella dell’affidamento all’AI di alcune delle capacità decisionali che adesso sono una prerogativa del nefrologo. Un ambito che apre moltissime prospettive, ma anche problematiche di natura etica e organizzativa. Un settore di estremo interesse che ancora deve trovare collocazione etico-giuridica.
“Il problema della nefrologia in Italia è la mancanza di specialisti. L’anno scorso il 50% dei posti delle scuole d specializzazione è andato deserto” conclude Gregorini. “Il nefrologo guadagna anche meno perché non c’è opportunità di svolgere professione privata, ma stiamo lavorando anche presso il Parlamento per far aumentare i compensi per chi si dedica a questa stimolante professione.
NOVITÀ TERAPEUTICHE: OBIETTIVO CURA
Tra le ultime novità terapeutiche in nefrologia, la recente rimborsabilità del nuovo antagonista recettoriale non-steroideo dell’aldosterone, Finerenone, e le ultime evidenze sugli effetti nefroprotettivi della semaglutide, agonista recettoriale del GLP1.
Il Finerenone si affianca agli inibitori degli SGLT2 nel favorire la nefroprotezione nel paziente diabetico con meccanismi complementari a quelli degli SGLT2-I.
Dallo studio FLOW, presentato quest’anno al congresso europeo della Società Europea di Nefrologia e pubblicato in contemporanea sul NEJM, sono emersi risultati estremamente promettenti in termini di rallentamento di progressione della MRC con la semaglutide che aprono alla possibilità di una cura nella malattia renale diabetica.
Da menzionare anche empagliflozin che da poco affianca il dapagliflozin nella rimborsabilità per l’indicazione della nefropatia cronica senza diabete.
Tutti questi farmaci sono quindi diretti all’obiettivo di avere sempre meno pazienti in fase evoluta di malattia.
Gli avanzamenti in termini farmacologici riguardano inoltre malattie rare – a minore prevalenza ma altrettanto impattanti – sia geneticamente determinate sia dovute a un disfunzionamento del sistema immunitario, quali il Lupus Eritematoso Sistemico (LES), la malattia di Fabry e le glomerulonefriti.