Tutti i mammiferi, dai cani e gatti domestici ai panda giganti, usano l’olfatto per comunicare tra loro. Un nuovo studio dell’Università della California Davis, mostra come i gatti domestici si inviano segnali l’un l’altro utilizzando odori derivati da famiglie di batteri che vivono nelle loro ghiandole anali

 

 

Tutti i mammiferi, dai cani e gatti domestici ai panda giganti, usano l’olfatto per comunicare tra loro. Un nuovo studio dell’Università della California Davis, mostra come i gatti domestici si inviano segnali l’un l’altro utilizzando odori derivati da famiglie di batteri che vivono nelle loro ghiandole anali. Il lavoro è stato pubblicato l’8 novembre su Scientific Reports.

Lo studio si aggiunge a un crescente corpo di ricerca sulla relazione tra microbi e odori nei mammiferi, compresi i cani domestici, gli animali selvatici come volpi, panda e iene e gli esseri umani.

L’odore dei gatti proviene da un mix di composti organici volatili, tra cui aldeidi, alcoli, esteri e chetoni.

Sebbene siano per lo più impercettibili al naso umano, questi odori sono importanti nel comportamento e nella vita sociale dei gatti. Marcano il territorio, attirano i compagni e respingono i rivali.

Connie Rojas, una ricercatrice post-dottorato che lavora con il professor Jonathan Eisen presso il Dipartimento di Evoluzione ed Ecologia della UC Davis e il Centro del Genoma, ha condotto uno studio in tre parti sulle secrezioni delle ghiandole anali dei gatti domestici.

Hanno usato il sequenziamento del DNA, la spettrometria di massa e la coltura microbica per esaminare le sostanze chimiche nelle secrezioni e i microbi che le producono.

I soggetti dello studio erano 23 gatti domestici visitati presso l’UC Davis Veterinary Medical Teaching Hospital per procedure elettive come la pulizia dentale. I proprietari hanno dato il permesso scritto per loro gatti di prendere parte allo studio.

Cinque generi di batteri (Corynebacterium, Bacteroides, Proteus, Lactobacillus e Streptococcus) hanno dominato complessivamente, ma la composizione microbica era molto variabile tra i singoli gatti.

I gatti più anziani avevano generalmente un microbioma diverso da quello degli animali più giovani. C’erano anche alcune differenze apparenti nei gatti valutati come obesi, ma la dimensione del campione non era abbastanza grande per confermarlo.

Le popolazioni microbiche potrebbero anche essere influenzate da fattori come la dieta del gatto, le condizioni di salute e il suo ambiente di vita generale.

Osservando le sostanze chimiche prodotte nelle ghiandole anali, i ricercatori hanno rilevato centinaia di composti organici.

L’analisi genetica ha dimostrato che i batteri che vivono nella ghiandola anale potrebbero essere responsabili della produzione di questi composti.

I ricercatori sperano di continuare ed espandere lo studio per includere più gatti domestici e altre specie di gatti.