L’importante risultato raggiunto da un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi di Napoli Federico II attraverso un progetto di ricerca finanziato da AIC – Associazione Italiana Celiachia.
Una nuova tecnica per la misurazione e la caratterizzazione di specifici linfociti, che infiltrano la mucosa intestinale, in grado di migliorare la capacità di diagnosi dei pazienti con celiachia potenziale, un particolare sottogruppo di pazienti celiaci: è questo l’importante risultato raggiunto da un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi di Napoli Federico II attraverso un progetto di ricerca finanziato da AIC – Associazione Italiana Celiachia.
La Celiachia Potenziale è caratterizzata da risultati sierologici tipici della celiachia, in presenza di un quadro istologico intestinale normale o solo lievemente alterato.
I pazienti con celiachia potenziale possono o meno presentare sintomatologia clinica, mentre il riscontro di tale condizione è frequente come risultato dello screening di popolazione a rischio quali familiari di primo grado di celiaci, diabetici e pazienti con altre patologie autoimmunitarie.
La storia naturale della malattia nei pazienti con celiachia potenziale non è ancora del tutto chiara e non esistono evidenze scientifiche che permettano di identificare un unico parametro in grado di predire al momento della diagnosi chi svilupperà nel tempo un franco danno alla mucosa intestinale.
Lo studio “Combined RNAscope and immunohistochemistry staining on duodenal paraffin sections as a new tool to reveal cytolytic potential of intraepithelial lymphocytes” pubblicato lo scorso aprile sulla rivista scientifica Journal of Immunological Methods è il risultato di un progetto finanziato da AIC, che ha portato allo sviluppo di una metodologia promettente.
Lo studio completo è di Antonella Marano, Riccardo Troncone, Valentina Discepolo, Mariantonia Maglio.
Se validata ulteriormente in studi clinici su coorti più ampie di pazienti, tale metodologia potrà essere impiegata per raffinare la capacità diagnostica della celiachia potenziale e, in generale, dei casi di celiachia con diagnosi difficile.
Tra i valori aggiunti dello studio, si segnala la nuova metodologia sviluppata, basata su una combinazione di due tecniche di analisi individualmente già note agli anatomopatologi.
La tecnica sviluppata dai ricercatori parte dalle osservazioni di specifiche cellule nelle biopsie duodenali, pertanto non prescinde né sostituisce la biopsia come strumento diagnostico, ma potrà essere impiegata per confermare la diagnosi nei casi dubbi o difficili come quelli della celiachia potenziale. Come ulteriore valore promettente dello studio si evidenzia che i campioni raccolti per questa tipologia di analisi possono essere conservati a lungo ed essere usati e interrogati anche in futuro per altri scopi o studi o conferme sul paziente, costituendo una banca dati preziosa.
“La celiachia potenziale resta ancora molto difficile da diagnosticare e porta con sé una serie di aspetti da chiarire come la sua prevalenza, la presentazione clinica e la sua evoluzione, e soprattutto le indicazioni sul trattamento terapeutico. Per questo siamo particolarmente soddisfatti del risultato raggiunto dal gruppo di ricerca che ha condotto lo studio finanziato da AIC, i cui benefici per i pazienti celiaci appaiono già molto chiari”. Dichiara Rossella Valmarana, Presidente di AIC- Associazione Italiana Celiachia. “Il grande valore di questa metodologia è che si basa su tecniche già in uso in diversi centri di diagnosi, favorendone quindi una facile applicazione una volta che sarà validata in studi clinici successivi, permettendo dunque di migliorare la diagnosi di celiachia potenziale e facilitare quelle diagnosi di celiachia che ancora oggi sono particolarmente difficili”.
La Malattia Celiaca o Celiachia è una infiammazione cronica dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti; è caratterizzata da un quadro clinico molto variabile che va dalla diarrea profusa con marcato dimagrimento, a sintomi extra-intestinali, alla associazione con altre malattie autoimmuni.
La diagnosi si effettua con analisi del sangue di specifici anticorpi e biopsia dell’intestino tenue; gli accertamenti diagnostici devono essere eseguiti in corso di dieta comprendente il glutine. L’unica terapia disponibile per la celiachia è la dieta senza glutine e va eseguite per tutta la vita.
Secondo i dati del Ministero della Salute in Italia (Relazione annuale al Parlamento anno 2021) sono 241.729 i pazienti diagnosticati con un rapporto maschi/femmine pari a 1:2; si stima che la celiachia riguardi l’1% della popolazione italiana, il che porta a ipotizzare circa 600.000 persone celiache di cui quasi 400.000 ancora non diagnosticate.