Se siete in cerca di curiosità leggete qui sotto: ecco come erano davvero e come invece la cultura pop ce li ha sempre presentati.

 

Chi ha inventato il nome dinosauri?

Nel XIX la caccia ai fossili di antiche e misteriose creature spopolava in tutto il mondo, ma nessuno sapeva come chiamare quegli esseri che, ormai era certo, erano esistiti sul nostro pianeta in ere molto remote molto prima della comparsa dell’uomo e che affioravano a profusione dagli scavi.

Nel 1842, un medico inglese che aveva abbandonato la medicina per dedicarsi con successo alla zoologia e paleontologia, Richard Owen, coniò il termine dinosauria, che in greco significa “lucertola terribilmente grande” e non “lucertola terribile” come alcuni testi erroneamente riportano.

Da allora tutti i rettili ritrovati che non appartenevano a nessun animale oggi vivente vennero catalogati in quella nuova classe. Il nome dato così empiricamente ha però in seguito avuto dei contorni scientifici ben precisi.

Nel 1986, per esempio, è stato documentato che i dinosauri hanno una caratteristica anatomica unica rispetto agli altri animali viventi o estinti: un foro nella cavità articolare, detta acetabolo, che contiene il femore. Questa proprietà permette quindi di definire il superordine dinosauria a partire da considerazioni anatomico evolutive.

 

Tacchini assassini?

Velociraptor: la parola fa subito pensare ai feroci dinosauri assetati di sangue e con innato istinto killer. Li abbiamo conosciuti nel film Giurassic Park, dove la fanno da padroni. Tutto falso, però, quello che si vede perché quegli esseri terrificanti che ci propina la pellicola non sono mai esistiti.

I velociraptor erano infatti molto diversi, a cominciare dalla grandezza del loro corpo: erano alti non più di mezzo metro e le loro dimensioni erano quindi paragonabili a quelle di un moderno tacchino. Ovviamente un tale animale non avrebbe potuto insidiare prede come gli esseri umani e infatti è noto che si cibava di animali molto, molto più piccoli, al massimo quanto i topi.

Si ritiene inoltre che avrebbe potuto avere il corpo ricoperto da lanuggine, ossia formazioni di proto-piume che poi l’evoluzione avrebbe trasformato nei suoi discendenti in vere e proprie piume.

E la sua prodigiosa intelligenza che gli consente di imparare ad aprire le porte? Fantasie letterarie. Consideriamo che comunque aveva un cervello appunto delle dimensioni di quelle di un tacchino. È vero che alcuni uccelli, come i corvi, si dimostrano degli Einstein se paragonati ai polli, ma di queste fantomatiche attività di auto-apprendimento dei velociraptor non ci sono prove a disposizione della scienza.

 

 

T-Rex vs Usain Bolt

Sempre nel capostipite di tutti i dino-movies, il primo indimenticabile Giurassic Park, c’è una scena in cui l’enorme tirannosauro rex (che, a proposito, non è vissuto nel giurassico ma qualche milione di anni più tardi) insegue con intenti non proprio amichevoli la jeep dei protagonisti che sfreccia via a tutta birra.

Potete pensare, rivedendo la sequenza, che il terribile animale possedesse anche doti da scattista olimpionico, ma non è così. Gli studi sulla anatomia del tirannosauro hanno infatti dimostrato che nonostante le ampie falcate l’animale poteva raggiungere al massimo una velocità intorno ai 40 chilometri orari. Molto più lento quindi di un autoveicolo (ma nel film la jeep è elettrica, magari progettata apposta per andare piano, chi lo sa). E non poteva certo sostenere una corsa molto lunga.

Diciamo che il bipede potrebbe in teoria competere con Usain Bolt, l’unico essere umano finora che nei 100 metri piani si avvicina a una velocità simile. Anche perché, all’epoca in cui è vissuto il tirannosauro, le sue prede non è che andassero molto più veloci.

 

Animali a sangue caldo o freddo?

La questione è dibattuta. Nel film Giurassic Park gli esterrefatti paleontologi in visita al laboratorio dove vengono clonati i dinosauri scoprono che questi animali hanno il sangue caldo come i mammiferi e gli uccelli, che si ritiene siano i loro discendenti diretti.

Ma gli studiosi hanno molti dubbi. Probabilmente i dinosauri di piccola taglia potevano sicuramente essere a sangue caldo, e quindi non appartenenti ai rettili, invece quelli più grandi difficilmente lo erano.

Gli scienziati ritengono infatti che i giganti di svariate tonnellate non avrebbero potuto smaltire con efficienza il calore prodotto dal loro corpo e che quindi lo acquisivano dall’esterno, come fanno gli animali a sangue freddo.

Una prova è data dall’anatomia e comportamento dei moderni elefanti: benché molto più piccoli dei dinosauri protagonisti dei film hanno comunque bisogno di stare immersi periodicamente in pozze d’acqua e di refrigerare la pelle e sono inoltre dotati di enormi orecchie che servono proprio da radiatori per disperdere il calore corporeo. I dinosauri invece non avevano nulla di simile nella loro morfologia ed è quindi probabile che la loro grande mole fosse sufficiente a trattenere il calore acquisito dal sole senza far innalzare tropo la temperatura corporea, come avviene negli animali a sangue freddo.

 

Il colore dei dinosauri

Vi siete mai chiesti come poteva essere la livrea di questi animali? Purtroppo di loro abbiamo solo i resti fossili delle ossa e non sappiamo quindi come e di che colore fosse la loro pelle. Fino a qualche anno fa risultava quindi impossibile stabilire la loro colorazione. Tuttavia, a partire dagli anni 2000, la scoperta di alcuni dinosauri piumati in Cina ha permesso di fare un enorme passo in avanti. Infatti, analizzando i fossili al microscopio, è merso che contenevano le tracce dei melanosomi, cioè delle strutture cellulari che contengono i pigmenti che danno il colore alle piume.

Poiché a forma e dimensioni differenti dei melanosomi corrispondono colori differenti, è stato così possibile risalire al colore di ogni loro piuma. Si è scoperto che alcuni avevano piume iridescenti come i moderni corvi e che altri sfoggiavano una gamma cromatica appariscente come quella dei pavoni, probabilmente con la stessa funzione di richiamo sessuale per le femmine.

 

 

 



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