Le domande più frequenti sul virus che sta cambiando la nostra vita.

 

Lombardia e altre “zone rosse” isolate, scuole e università chiuse, musei, biblioteche, messe, piscine, cinema, discoteche… bar e ristoranti con il coprifuoco o in ferie, negozi e ristoranti cinesi chiusi. Negli Stati Uniti anche una compagnia ferroviaria ha sospeso per un mese le attività per mancanza dei viaggiatori. Si potrebbero scrivere molteplici esempi, mondiali, di che cosa sta causando l’epidemia di coronavirus in atto. Molte le domande che ci poniamo e qui cercheremo di dare qualche risposta. Per questo abbiamo chiesto aiuto a scienziati cinesi in prima linea, in particolare via email a Nan-Shan Zhong, un epidemiologo e pneumologo che ha scoperto il coronavirus SARS nel 2003, e, sempre via email, all’inglese David Heymann, un epidemiologo di malattie infettive della London School of Hygiene and Tropical Medicine che ha guidato la strategia dell’Organizzazione mondiale della salute (OMS) per la sindrome respiratoria acuta grave (SARS) nel 2003.

Che cos’è il Coronavirus?

Il coronavirus non è un singolo virus, ma una famiglia di almeno 23 virus correlati, ulteriormente suddivisi in quattro gruppi. Fino ad oggi, solo sei dei coronavirus erano noti perchè infettavano l’uomo, inclusi MERS-CoV e SARS-CoV. Il nuovo 2019-nCov è una nuova forma di coronavirus in grado di infettare l’uomo. La malattia che innesca è stata ufficialmente chiamata Covid-19 (Coronavirus disease-19) dall’OMS. I coronavirus sono altamente contagiosi e possono diffondersi da persona a persona. Alcuni coronavirus si trovano solo negli animali, ma possono evolversi per causare infezione nell’uomo. Tali virus sono chiamati zoonotici, rientra tra questi il 2019-nCov del quale sono stati individuati già tre ceppi ma gli studi sono in corso e ve ne potrebbero essere altri in azioni nel mondo. L’origine è confermata in Cina.

Che cosa fanno i Coronavirus all’uomo?

I coronavirus causano normalmente infezione del tratto respiratorio superiore da lieve a moderata. I sintomi sono per lo più simili all’influenza comune come mal di testa, naso che cola (ma i medici cinesi sostengono che il naso che cola non c’è tra i sintomi del Covid-19), tosse, febbre e mal di gola. In alcune persone con immunità compromessa, neonati e anziani, può causare infezioni del tratto respiratorio inferiore come polmonite e bronchite.

In che modo si manifesta nella forma più grave, quella letale, quella da terapia intensiva?

Con una polmonite in entrambi i polmoni.

Quanti giorni dura l’incubazione e il periodo in cui si possono infettare gli altri?

Il coronavirus attacca il tratto respiratorio attraverso il passaggio nasale e mostra segni e sintomi simili all’influenza comune. Il periodo di incubazione dura fino dai 3 ai 14 giorni. Uno studio condotto da ricercatori cinesi guidati da Nan-Shan Zhong ha tuttavia scoperto che il periodo di incubazione può durare anche fino a 24 giorni, ma è molto raro. L’incubazione media è quindi di 5,2 giorni. Questo vuol dire che, se non si manifesta alcun sintomo entro 6 giorni da un contatto sospetto, si può stare tranquilli. I 14 giorni di quarantena attualmente utilizzati, quindi, sono sufficienti.

Come si tramette, come si infettano gli altri?

Simile ad altre infezioni respiratorie, il modo più comune di trasmissione del coronavirus sono le goccioline respiratorie, che sono particelle di fluidi generate dalla tosse e dallo starnuto di un individuo. Tali goccioline contengono il virus presente nel rivestimento respiratorio di un individuo infetto. Queste particelle non rimangono a lungo nell’aria ma possono infettare l’altra persona che condivide lo spazio con la persona infetta. Non è ancora chiaro se il coronavirus possa essere trasportato per via aerea o meno. L’OMS raccomanda agli operatori sanitari di utilizzare maschere respiratorie N95, mentre curano i pazienti con coronavirus.

Si trasmette attraverso gli occhi?

Sì, il coronavirus può entrare nel corpo attraverso gli occhi, quando un infetto li tocca. Si consiglia pertanto di evitare il contatto diretto con gli infetti. Indossare occhiali può impedire agli occhi di catturare il coronavirus quando un infetto li tocca.

Si trasmette attraverso il cibo?

No. Cibo di qualsiasi tipo e di qualsiasi cultura. Vista la paura di mangiare cinese di questi giorni va detto che si può mangiare cinese senza preoccuparsi: anche se un alimento ingerito fosse infetto, il virus attraverserebbe il tratto digestivo, che è separato da quello respiratorio, e quindi non potrebbe contagiarci.

Si trasmette con buste o pacchi provenienti da zone focolaio?

No, dice l’OMS, il coronavirus non può sopravvivere a lungo su oggetti inanimati a temperatura e percorso variabili e, quindi, le persone che ricevono posta e pacchi dalla Cina o dalla Lombardia non sono a rischio di contrarre il coronavirus.

Che cos’è l’R0 di cui parlano tutti per misurare il grado di infettività del virus nella comunità?

R0 è un numero di riproduzione di base che si riferisce a un individuo contagioso che può infettare altre persone se esposto a una popolazione sensibile. Determina la capacità di infezione della malattia. L’R0 per coronavirus è circa 2,2, che è considerato alto per la malattia. Tuttavia, non è l’unico parametro da considerare per misurare l’intensità di un focolaio. In Italia attualmente è 2,2, cioè una persona con il virus può contagiarne altre 2,2. Di qui le norme per contenere il virus come l’isolamento delle aree focolaio. Una volta raggiunto il picco, la contagiosità comincerà a calare, anche grazie alla rapidità con cui sono stati messi in moto i sistemi di controllo. Per quanto riguarda il periodo di contagiosità, gli scienziati al momento si basano sul modello della SARS: si è contagiosi diversi giorni dopo l’insorgenza dei primi sintomi, quando la carica virale è più alta.

Quando si raggiungerà l’apice, il picco del focolaio in Italia?

Quando l’R0 comincia a stabilizzarsi e a scendere mantenendo la tendenza per 6-7 giorni. Secondo gli “analisti” delle epidemie, sembra che nell’area super rossa della Cina, a Wuhan, da dove il virus è partito, sia cominciata una stabilizzazione dei nuovi casi e una riduzione dei morti. Lo stesso sta cominciando a verificarsi nel Lodigiano, il primo focolaio italiano. Buon segno che, trasferito alla situazione italiana, potrebbe indicare in fine aprile un giro di boa. Ovviamente difficile abbassare la guardia perché attorno vi saranno Paesi in ascesa nei casi e a R0 innalzato. Tipo l’Europa nordica e gli Stati Uniti.

Chi rischia di più se infettato?

Gli anziani con altre patologie in corso sono maggiormente a rischio di contrarre l’infezione da coronavirus. Molti di quelli infetti dal 2019-nCoV sono deceduti a causa di una fragilità multiorgano non direttamente causata del virus che però ha aggiunto uno choc al corpo già malato. Pertanto, molti pazienti possono sopravvivere se forniti di assistenza e cure adeguate.

Allora è da considerare un’infezione mortale?

La malattia non può essere definita mortale in base all’attuale bilancio delle vittime, l’intensità però può aumentare prima che sia disponibile un trattamento. Il contenimento della diffusione serve anche a mantenerne la pericolosità nei limiti attuali.

Ma non è come il temutissimo virus di Ebola?

La malattia da virus Ebola è stata un’epidemia globale emersa tra il 2013 e il 2016. Ha un tasso di mortalità media di circa il 50%, mentre il tasso di mortalità dell’epidemia 2019-nCoV è inferiore al 3%. Circa l’80% dei casi riportati di Covid-19 ha una malattia lieve, il 15% ha una malattia grave, principalmente polmonite che richiede il ricovero in ospedale e tra il 3% e il 5% avrà bisogno di cure intensive.

Il virus sopravvive più in ambienti interni o all’esterno, all’aperto?

Secondo Tan Chorh Chuan, Chief Health Scientist di Singapore, la probabilità di sopravvivenza del coronavirus è più all’interno che all’esterno. Pertanto, le persone in casa dovrebbero spegnere il condizionatore d’aria e respirare aria fresca per ridurre il rischio di infezione. Nello sport, per esempio, sono più “virali” gli spogliatoi che i campi di gioco se all’aperto.

Colpisce i bambini?

Sì. Il modo esatto in cui il virus Covid-19 colpisce i bambini non è noto. Sono tuttavia emerse segnalazioni di bambini a cui è stata diagnosticata la malattia, sebbene non siano stati riportati casi di morte.

Come si fa la diagnosi?

Con test di laboratorio su campioni respiratori (tampone) e siero (sangue) del paziente sono utilizzati dagli operatori sanitari per la diagnosi di coronavirus nell’uomo. L’OMS ha spedito 250.000 kit di test a oltre 159 laboratori di riferimento in tutto il mondo per facilitare diagnosi e ricerche più rapide, all’inizio di febbraio.

C’è una cura?

Fino ad oggi non esiste alcuna cura per l’infezione da coronavirus. La Cina ha recentemente approvato l’uso di un farmaco antivirale chiamato Favilavir: la sperimentazione è in corso su 70 pazienti. Le persone possono migliorare con riposo e cura dei sintomi. Farmaci da banco per la febbre, la tosse, i dolori muscolari. Farmaci per aumentare la produzione di muco e tanta acqua. Una corretta idratazione è fondamentale. C’è anche una corsa a sviluppare vaccini, ce ne sono 3-4 allo studio. Ma, se tutto va bene, prima del 2021 non si avrà un vaccino approvato. Due pazienti affetti da polmonite severa da coronavirus e ricoverati al Cotugno di Napoli sono trattati con Tocilizumab, un farmaco solitamente utilizzato nella cura dell’artrite reumatoide. In Cina il Tocilizumab è già in fase di sperimentazione clinica in 14 ospedali di Wuhan.

Quindi nei casi gravi che cosa si fa?

I casi più gravi richiedono un trattamento con terapia di supporto ottimizzata come ossigenoterapia e attento monitoraggio. Praticamente terapia intensiva con ventilazione meccanica.

Una donna infettata mentre è in gravidanza trasmette il virus al nascituro?

No, secondo uno studio condotto su nove donne in gravidanza a Wuhan. Finora non è stato segnalato nessun caso di trasmissione verticale di coronavirus da donne in gravidanza nel terzo trimestre al loro feto. Le donne in gravidanza con diagnosi di Covid-19 possono dare alla luce bambini sani senza infezione adottando adeguate pratiche di isolamento e cure durante e dopo il parto.

E una neomamma malata può trasmettere il virus allattando al seno?

Attualmente non è disponibile alcun rapporto sugli effetti di Covid-19 sul latte materno. L’UNICEF raccomanda alle madri infette da coronavirus di allattare al seno dopo aver consultato gli operatori sanitari per comprendere i rischi sconosciuti. Devono essere prese precauzioni per ridurre il rischio di trasmissione dalla madre al bambino durante l’alimentazione attraverso le goccioline respiratorie e il contatto diretto. L’UNICEF raccomanda alle madri che allattano di indossare una maschera durante l’alimentazione e lavarsi le mani prima e dopo le poppate. Bisogna anche prestare attenzione per evitare la diffusione indiretta dell’infezione attraverso le superfici contaminate pulendo e disinfettando regolarmente le superfici.

Cosa posso fare per proteggermi?

  • Mantieni una distanza di sicurezza tra te e le altre persone, se ti è possibile di almeno uno o due metri, per ridurre il rischio di contagio. Evita abbracci e strette di mano
  • Lavati spesso le mani, limitando la presenza di monili che ostacolano un corretto lavaggio, come anelli o bracciali. Non toccarti occhi, naso e bocca con le mani
  • Copri bocca e naso se starnutisci o tossisci. Utilizza sempre un fazzoletto di carta da buttare immediatamente in un contenitore chiuso o, se ne sei sprovvisto, utilizza la piega del gomito
  • Evita contatto ravvicinato con persone con sintomi respiratori
  • Riduci la partecipazione a eventi pubblici o affollati. Negli spazi pubblici non scambiare bicchieri, borracce, etc.
  • Evita di prendere l’ascensore insieme ad altre persone
  • In casa e nei luoghi di lavoro poni la massima attenzione alla pulizia e igiene personale e di tutti i luoghi che frequenti

 

Devo indossare una mascherina per proteggermi?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di indossare una mascherina solo se sospetti di aver contratto il nuovo Coronavirus e presenti sintomi quali tosse o starnuti o se ti prendi cura di una persona con sospetta infezione da nuovo Coronavirus.

 

Che fare se si è soggiornato di recente nei Comuni della “zona rossa” in Italia?

Deve comunicarlo al proprio medico di medicina generale, al pediatra di libera scelta o ai servizi di sanità pubblica competenti, che procedono di conseguenza.

Il virus resiste al calore?

No. Secondo l’esperienza in Cina, muore se esposto a temperature di 26-27 gradi: quindi i liquidi caldi neutralizzano il virus e non è difficile berli. Al contrario, meglio evitate di bere acqua ghiacciata o di mangiare cubetti di ghiaccio o la neve per chi si trova in montagna. Ma non c’è documentazione al riguardo. Esporsi al sole è protettivo.

 

Quanto sopravvive sulle superfici il coronavirus?

Quando il virus si depone su superfici metalliche sopravvive per circa 12 ore: quando toccate superfici metalliche (maniglie, porte, elettrodomestici, sostegni sui tram)  lavatevi bene le mani e disinfettatele con cura.

 

E su vestiti e tessuti?

Il virus può vivere annidato nei vestiti e sui tessuti per circa 6-12 ore: i normali detersivi lo possono uccidere.

Abbracci, baci, contatti fisici da parte degli sportivi, per esempio come accade durante una partita di calcio o di rugby o di pallavolo eccetera?

Da evitare assolutamente, anche per essere testimonial anti-contagio. Sputare per terra poi andrebbe stra-vietato, almeno in periodi di allerta epidemia.

 

Come proteggersi nel mondo dello sport?

“Come fanno tutti, ma in modo più rigoroso perché un’infezione da coronavirus può mettere fuori gioco più a lungo di una normale influenza e una semplice positività può fermare un atleta per minimo 14 giorni. Gli sport a rischio contagio sono quelli di squadra e di contatto fisico. Uno sportivo in genere ha difese immunitarie molto più alte ed è quindi protetto, ma ha una finestra di fragilità immunitaria nelle due ore successive allo sforzo atletico. Due ore durante le quali sarebbe di questi tempi consigliabile starsene tranquilli e a distanza dagli altri. Quindi il luogo di maggior rischio diventa lo spogliatoio”.

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