La presenza delle alterazioni genetiche tipiche del cancro a basso rischio può aiutare a decidere se serve un trattamento o se bastano solo controlli più ravvicinati.

 

 

Uno studio della Mayo Clinic ha scoperto per la prima volta che alterazioni genetiche correlate al cancro alla prostata di rischio alto e intermedio sono presenti anche in alcuni casi di carcinoma prostatico cosiddetto a basso rischio. E studiando le biopsie di questi ultimi con tecniche di genetica si è arrivati a biomarcatori in grado di identificare uomini con cancro “cattivo” che invece erano risultati all’esame bioptico con un tipo “buono” di cancro. Lo studio è stato pubblicato a gennaio su Mayo Clinic Proceedings.

Importante è l’aver individuato i casi dove si era verificato l’errore di classificazione del rischio per sottoporli a ulteriori analisi cromosomiche. La firma del Dna non sbaglia. “Abbiamo scoperto nuovi marcatori molecolari che possono guidare le decisioni sulla cura del cancro alla prostata. La presenza delle alterazioni genetiche tipiche del cancro a basso rischio può aiutare a decidere se serve un trattamento o se bastano solo controlli più ravvicinati”, spiega George Vasmatzis, condirettore del programma per la scoperta dei biomarcatori del Centro di medicina personalizzata e autore principale dello studio.

Il cancro alla prostata viene valutato in base al punteggio e ai pattern di Gleason che ne indicano il grado. Esiste una forte relazione tra i gradi di Gleason e il rischio di progressione della malattia. Un Gleason 3 è considerato a basso rischio nel carcinoma della prostata, a differenza dei pattern di Gleason 4 e 5, che comportano un rischio più elevato di un tumore aggressivo, “cattivo”. Gli uomini con Gleason 3 possono optare per una sorveglianza attiva, in cui sono strettamente monitorati da esami del sangue e, se necessario, ago-biopsie. Chirurgia e radioterapia, invece, sono il trattamento quando il pattern di Gleason è 4 o 5.

Gli uomini con cancro a basso rischio a volte optano per un intervento chirurgico perché non vogliono rischiare di far progredire la malattia. Lo studio ha scoperto che gli uomini il cui cancro non mostra le alterazioni cromosomiche possono tranquillamente scegliere l’opzione della sorveglianza attiva. Senza rischi. Al contrario, quando un tumore classificabile a basso rischio mostra le alterazioni cromosomiche sarebbe meglio un trattamento, anche chirurgico. E questo nonostante il pattern Gleason 3.

Lo studio è stato condotto su specifici pattern di Gleason ottenuti da campioni di cancro congelato di 126 uomini sottoposti a estirpazione della ghiandola prostatica. Sono stati trovati cinque geni che sono più frequentemente alterati nei pattern di Gleason 4 e 5 e che sono stati trovati anche in pattern 3.

Questi ultimi sarebbero più a rischio rispetto alla classificazione finora adottata. Ed ora, grazie ai biomarcatori individuati dai ricercatori della Mayo Clinic, si possono evitare prognosi falsate e realmente “personalizzare” il trattamento, evitando se non serve la soluzione più “pesante” per organismo e psiche del malato. Conclude John Cheville, condirettore del Centro di Medicina Personalizzata: “La procedura di biopsia con l’ago ottiene un campione di una piccola parte del tumore. Non è raro che un uomo con un pattern di Gleason 3 alla biopsia dell’ago abbia un tumore di grado più elevato.

E questo perché potrebbero esserci cellule tumorali pattern 4 vicine a quelle pattern 3 prelevate e quindi sfuggite al prelievo bioptico. Individuando questi geni presenti in tutte le cellule prostatiche siamo riusciti a fissare un sistema di misurazione del rischio estremamente preciso e in grado di evitare pericolosi errori ai fini della prognosi, indicando anche il miglior trattamento da proporre e adottare”.

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