Intervista alla professoressa Gloria Taliani, direttrice della clinica di malattie infettive al Policlinico Umberto Primo Roma.

 

 

 

Professoressa, quali farmaci si stanno usando contro il virus Covid-19?

Per questo virus non c’è una cura accertata: si stanno facendo tentativi con i farmaci anti HIV; allo Spallanzani di Roma usano anche il farmaco che è stato impiegato per trattare ebola. In Cina stanno provando a usare le immunoglobuline dei pazienti guariti, perché gli anticorpi intervengono bloccando la riproduzione del virus.

 

Ma come mai non ci sono medicinali specifici per il Covid-19?

Gli antivirali necessitano di un sito di attacco dove colpire e ogni virus ne ha uno diverso. A differenza dei batteri, che hanno elementi comuni tra loro, i virus sono molto diversi l’uno dall’altro.

 

Si riuscirà a trovare una cura?

È molto più probabile che si arrivi prima al vaccino. Per ottenere un vaccino bisogna conoscere la sequenza genomica del virus e identificare le proteine di superficie, cose che già sono state fatte e di cui siamo a conoscenza. Il vantaggio con il coronavirus è che è stabile e non cambia nel tempo.

 

Quanti sono i malati gravi in Italia?

Nel nostro Paese la percentuale di pazienti diagnosticati con sintomi gravi è attorno al 10%, mentre le persone decedute sono il 3% del totale dei casi accertati.

 

Per i malati in terapia intensiva si usano particolari farmaci?

La terapia intensiva è un supporto vitale: si fornisce supporto respiratorio e circolatorio, per esempio con la circolazione extracorporea, ma non si impiegano farmaci speciali. Si somministra cortisone per attenuare le infiammazioni, ma non ci sono trattamenti farmacologici speciali.

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