Ne Regno Unito i ragazzi si mobilitano per chiedere di intervenire sul problema dell’obesità giovanile.
I giovani sembrano essersi accorti che gli adulti a loro pensano poco. E si stanno organizzando e muovendo. Spesso attorno a un solo obiettivo, ma con determinazione. In Italia, in politica, con le Sardine, a livello globale, per difendere l’ambiente e salvare il pianeta, con gli scioperi del venerdì di Greta Thunberg e delle migliaia di suoi sostenitori, in Gran Bretagna con la campagna salutista Bite Back 2030.
Gli adolescenti britannici non vogliono diventare obesi, diabetici, cardiopatici da adulti e chiedono ai politici di agire per il loro benessere futuro. In particolare, nel settore dell’alimentazione sbagliata che mira proprio ai giovani ma non ostacolata da una corretta informazione, chiara soprattutto per gli adolescenti che non sanno.
Giovani allo sbaraglio, attratti dalle sirene pubblicitarie oggi per essere poi obesi o “malati” domani. E come Greta per l’ambiente, i giovani britannici chiedono, anzi rivendicano, il diritto ad un’adolescenza sana e “a non essere considerati solo clienti cui proporre alimenti che fanno ingrassare e che, in definitiva, minacciano la salute”.
Primo obiettivo, individuato dai giovani come il più drammatico, è quello di frenare l’inarrestabile aumento dell’obesità infantile. Nel Regno Unito, le generazioni più giovani stanno diventando obese in età precoce e rimangono poi obese più a lungo rispetto ad altri Paesi. Si stima che circa un bambino su cinque di età compresa tra i 10 e gli 11 anni sia obeso, non semplicemente in sovrappeso, con un terzo dei bambini di età compresa tra i 2 e i 15 anni in sovrappeso o obeso. Il movimento vuole dimezzare l’incidenza dell’obesità infantile entro il 2030. Obiettivo ambizioso ma non impossibile e dai risvolti positivi a cascata per la salute, considerando le tante altre malattie obesità-correlate.
La loro prima richiesta alla politica riguarda l’etichettatura sulle confezioni degli alimenti, in particolare sul cibo spazzatura, dove andrebbe messo obbligatoriamente il “semaforo” riguardo a ciò che può ingrassare, la presenza di colori (verde-giallo-rosso) per indicare la “bontà” o “pericolosità” degli alimenti. In Gran Bretagna la logica del semaforo sulle etichette è già stata introdotta, ma non su tutto ciò che poi viene mangiato. Per esempio, sui prodotti che rientrano nel calderone cibo spazzatura, dello junk food per restare in sintonia con i giovani britannici. E anche su quei prodotti del supermercato dove c’è, non è poi così chiaro come invece dovrebbe essere.
A raccontare del Bite Back 2030 è il Guardian che spiega come la campagna, patrocinata anche dal famoso cuoco e attivista Jamie Olivier, stia avendo un successo crescente grazie agli strumenti scelti dal consiglio direttivo del movimento, ovvero dai 12 ragazzi che lo compongono, che non sono scioperi o manifestazioni in piazza ma una dilagante attività nel settore più congeniale agli adolescenti di oggi: i social media, i video, i racconti di testimonial loro beniamini (da stelle dello sport a quelle del cinema), ricette sane e giovani, youtuber, Instagram, flash mob.
In poco tempo, il movimento è sorto con la sponsorizzazione intellettuale e di stimolo dello chef Olivier a metà del 2019, la Rete si è moltiplicata nella Rete. E gli adolescenti chiedono etichette “semaforo” sugli imballaggi degli alimenti che avvisino chiaramente quali sono ricchi in grassi, sale e zucchero. Con una traduzione semplice per la pericolosità riguardo al tipo di componenti: trans, raffinati e quant’altro. Questo per contrastare l’obesità. Ovviamente “semafori” obbligatori e non facoltativi.
Che cosa dicono i Bite Back 2030? In pratica che la “casa brucia” e che gli interessi economici degli adulti non pensano assolutamente alla salute dei giovani. Nessun divieto, ma informazione trasparente per far sì che i giovani possano scegliere i corretti stili di vita, in questo caso alimentari. Si agisce sul fumo, sugli alcolici e non sul cibo spazzatura. Di conseguenza, nonostante le tante parole, non vi sono stati progressi (e questo non solo in Gran Bretagna) nel miglioramento della salute dei bambini. Obesità in stallo e che il Regno Unito deve allinearsi ai Paesi che qualcosa in tal senso hanno fatto, con risultati. Per esempio, Israele che ha annunciato nuove leggi che rendono obbligatorie le etichette di avvertimento sui prodotti confezionati ricchi di grassi, sale e zucchero. O il Canada che prevede anche di introdurre etichette di avvertimento obbligatorie, mentre il Cile le ha già introdotte dal 2016.
Fatto sta che questi agguerriti adolescenti hanno smosso la politica. Lo scorso ottobre il ministro della sanità Jo Churchill si è impegnato pubblicamente a lanciare una revisione sull’etichettatura nel Regno Unito all’inizio di quest’anno. Cioè ora. Bite Back 2030 osserva. Intanto lo chef Jamie Oliver continua a criticare il modo in cui viene pubblicizzato il cibo spazzatura. E anche i suoi colleghi che “firmano” prodotti in questo settore. Oltre ad Oliver, gli “ambasciatori” di Bite Back 2030 includono il modello David Gandy, il comico Romesh Ranganathan, la star di Love Island, il dottor Alex George ed esperti di background medico e nutrizionale. Lo scopo è far passare un messaggio forte di mangiare meno junk food, finora considerato un limite alla libertà di scelta. Gli attivisti della buona alimentazione sono determinati: “Oggi è di moda mangiare sano. Lo junk food non è più in linea con le tendenze più cool”. Insomma, si chiama spazzatura perché è spazzatura.
Come tutti i movimenti che si rispettino, i Bite Back 2030 hanno anche una portavoce: Christina Adane, 16 anni, del sud di Londra. A lei la parola: “L’etichettatura dovrebbe essere lì per aiutarci, non rendere più difficile sapere cosa è salutare per noi e cosa no. Vogliamo un’etichettatura onesta, semplice e utile come il sistema dei semafori: rosso, giallo, verde. E se le aziende alimentari non lo faranno volontariamente, vogliamo che il governo faccia un passo avanti. Il Regno Unito dovrebbe dare l’esempio, non restare indietro”.
In conclusione, tra Sardine, Greta’s Boys e Bite Back 2030 qualcosa si muove nel mondo giovanile. E guarda caso i fermenti innovativi e propulsivi nascono sempre nella vecchia Europa.
Ciaooooo
ciao