Il cibo che ogni anno non viene consumato e finisce invece tra i rifiuti potrebbe sfamare 200 milioni di persone.
– I dati FAO sullo spreco alimentare nel mondo sono impressionanti: il cibo che ogni anno non viene consumato e finisce invece tra i rifiuti potrebbe sfamare 200 milioni di persone, senza contare che questa dispersione di risorse costa agli italiani circa 15 miliardi di euro. Si stima infatti che quotidianamente nella sola Italia vengano buttate circa 4mila tonnellate di cibo con conseguenze anche sull’ambiente.
Eppure ridurre lo spreco alimentare è possibile, sia migliorando la catena di produzione, conservazione e consumo degli alimenti, sia attraverso una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori sui comportamenti da tenere. Ma quali sono questi comportamenti? Gli sprechi alimentari sono stati al centro dell’incontro di Conosciamoci Meglio, tenutosi ieri al Centro Comunicazione Bayer (Viale Certosa 130) con l’appuntamento dal titolo “Non si butta via niente – A tavola senza sprechi”.
La Regione Lombardia dal 2014 si è dotata di una legge che prevede, oltre all’istituzione della consulta regionale, anche investimenti in progetti di recupero delle eccedenze alimentari e in programmi di educazione presso gli studenti. “Lo spreco alimentare ha un forte impatto a livello ecologico, per emissioni e consumo di risorse, ed economico. Rappresenta inoltre un problema di carattere etico e culturale. Cercheremo di coinvolgere ancora più realtà del privato sociale e tra le aziende, perché la rete di generosità sia ancora più ampia. Le risorse stanziate serviranno anche per sperimentare buone pratiche e sostenere start up che promuovano idee intelligenti ed innovative nella lotta allo spreco e al riutilizzo del cibo” ha dichiarato Stefano Bolognini, Assessore alle Politiche sociali, abitative e disabilità, Regione Lombardia.
Ogni famiglia italiana, in un anno, secondo la Fao spreca addirittura 454 euro di cibo: il 35% in prodotti freschi, il 19% di pane, il 16% frutta e verdura, il 10% prodotti in busta, il 10% di affettati. Secondo un altro studio, di Save The Children, la Lombardia è la quarta regione più sprecona, con una media di 32 euro al mese per famiglia: “Il Comune di Milano in questi anni ha già affermato il proprio virtuosismo attorno al tema, perché di fatto è la prima città italiana ad adottare una food policy legata al cibo ed è entrata a far parte di Circular Economy 100 (CE100), il programma di innovazione pre-competitivo creato dalla Fondazione Ellen MacArthur per facilitare lo sviluppo di progetti di economia circolare. L’obiettivo è quello di abbattere lo spreco alimentare del 50% entro il 2030. La sfida più grande adesso è coinvolgere il mondo delle famiglie e dei privati, accompagnandoli in un processo virtuoso che metta in discussione processi e abitudini consolidate ma non abbastanza sostenibili. Le eccedenze, se eliminate, permetterebbero anche di risparmiare” – aggiunge Anna Scavuzzo, Vicesindaco del Comune di Milano con delega alla Food Policy.
Le reti locali di quartiere possono essere un pilastro su cui fondare le politiche sociali e in particolare di redistribuzione del cibo e lotta allo spreco alimentare. Ed è su questo concetto che a Milano è nato il progetto di lotta allo spreco alimentare del Comune di Milano. Si chiama “ZeroSprechi” e, oltre al Comune, vede coinvolti diversi attori a partire dal Politecnico di Milano, che ha elaborato lo studio di fattibilità e monitorerà l’impatto per 12 mesi, Assolombarda, che ha coinvolto aziende del territorio, il Banco Alimentare della Lombardia, che gestisce operativamente l’hub e si occupa della distribuzione del cibo in eccedenza alle strutture caritative del territorio (14 Onlus), che possono recarsi nell’hub per ritirare con i propri mezzi gli alimenti messi a disposizione. L’adesione al progetto ZeroSprechi comporta anche alcuni vantaggi per le aziende da cui si recuperano le eccedenze di cibo: il Comune di Milano permette infatti una riduzione della Tari a cui si aggiunge la detrazione Iva per le imprese che donano cibo prima che questo diventi spreco.
“Un risultato che unisce i diversi contributi in una prospettiva di sistema capace di ottimizzare, attraverso circuiti veloci, la consegna e il consumo di beni in eccedenza. Inoltre, vogliamo mettere in evidenza le imprese che svolgono un ruolo attivo nel progetto e che, aderendo all’iniziativa, si fanno promotrici di diffondere le buone pratiche e la cultura della riduzione dello spreco alimentare. Il risparmio non è solamente economico, ma anche ambientale: si parla di circa 237 tonnellate di Co2 evitata per produzione e smaltimento e 96 milioni di litri di acqua risparmiata” – spiega Giovanni Bruno, Presidente Fondazione Banco Alimentare.
«Sorella, fratello, nessuno qui ti domanderà chi sei, né perché hai bisogno, né quali sono le tue opinioni». Con questo motto il Pane Quotidiano ogni giorno accoglie i bisognosi ai quali regala la spesa, che consiste in una razione alimentare che possa soddisfare il fabbisogno calorico per un’intera giornata: quindi 300 grammi di pane, latte, yogurt, formaggi, talvolta buste di salumi o cibi in scatola, pasta, frutta e verdura, dolci, merendine, cioccolato, caffè… Tutti gli alimenti sono donati all’associazione direttamente dalle aziende, come racconta Luigi Rossi, Vice-Presidente dell’Associazione il Pane Quotidiano di Milano: “Nelle due sedi ogni giorno arrivano in media 3.000/3.500 persone. Negli ultimi 15 anni il numero delle persone che viene da noi è triplicato ed è cambiata anche la tipologia degli avventori: negli anni ’90 erano soprattutto stranieri, adesso il 35% è di italiani, in particolare anziani che faticano ad arrivare a fine mese. L’aiuto di Regione Lombardia per noi e’ fondamentale per estendere la nostra esperienza coinvolgendo nuove realtà distributive e industriali, affinché lo spreco diventi sempre più dono. Vorremmo estendere le nostre esperienze migliori in tutta la Regione e aumentare la tipologia di raccolta. Ridurre gli sprechi e allargare l’offerta di cibo aumentando il numero delle merceologie”.
La Legge Gadda entrava in Gazzetta Ufficiale ad agosto 2016, dopo un lungo iter parlamentare. Sono quindi passati tre anni dall’approvazione di una normativa antispreco che si è rivelata lungimirante e proficua, basata su un sistema meritorio di sgravi e agevolazioni per chi dona il surplus alimentare, e sulla semplificazione delle procedure che regolano le donazioni di cibo. Di fatto, però, la strada è ancora lunga, nonostante si siano moltiplicate le iniziative di associazioni e privati cittadini per contrastare lo spreco. In questa direzione, Giovanni Bruno, Presidente Fondazione Banco Alimentare, ha fornito al pubblico presente all’evento alcuni suggerimenti utili e consigli per cucinare senza sprechi.
- Occhio alla spesa: prima di comprare, controlla cosa ti serve davvero
- Attenzione alle quantità: quando cucini, fai attenzione alle dosi
- Riciclo creativo: utilizza gli avanzi per sperimentare nuove ricette
- Frigorifero intelligente: mette davanti i cibi con scadenza ravvicinata
- Utilizza il freezer: congela i cibi che non puoi mangiare a breve
- Condividi: se ti avanza qualcosa, danne un po’ ai vicini o ai colleghi
- Al ristorante: chiedi di portare a casa gli avanzi
- Fidati del tuo naso: la scadenza indicata sugli alimenti è approssimativa, prima di buttare annusa, e se l’aspetto è buono, assaggia.
Anche Bayer fa la sua parte. Da quasi dieci anni l’Azienda dona le eccedenze alimentari della propria mensa a SITICIBO, un programma della Fondazione Banco Alimentare ONLUS. Siticibo ha lo scopo di recuperare il cibo cotto e fresco in eccedenza nella Ristorazione Organizzata (hotel, mense aziendali e ospedaliere, refettori scolastici, esercizi al dettaglio, etc.). Bayer aderirà alla colletta nazionale del Banco Alimentare in programma il 30 novembre 2019.