Misurando l’alterazione dei valori di alcuni amminoacidi e lipidi si può predire la comparsa della steatosi epatica non alcolica.

Una ricerca del CNR di Pisa si è focalizzata sullo studio degli aminoacidi e dei lipidi circolanti per valutare se un’alterazione dei loro livelli potesse fungere da spia precoce di un’alterazione del metabolismo del fegato, in grado di condizionare il rischio cardio-vascolare.

 

Cos’è la NAFLD

La steatosi epatica non alcolica (NAFLD) è una malattia metabolica caratterizzata dall’accumulo di grasso a livello del fegato. Questa condizione rappresenta un importante fattore di rischio per diabete e malattie cardiovascolari.

È una patologia subdola perché asintomatica e per questo spesso passa inosservata e non viene diagnosticata tempestivamente (di solito si scopre facendo un’ecografia al fegato). Per questo motivo è importante cercare di individuare dei ‘segnali’, dei marcatori precoci di alterato metabolismo epatico, magari attraverso un prelievo di sangue.

 

 

Il ruolo degli amminoacidi

L’idea alla base dello studio era di misurare se i livelli circolanti di aminoacidi e lipidi, in particolare di glicina e di HDL, fossero alterati nei pazienti non diabetici con steatosi epatica non alcolica (NAFLD) e se fossero associati all’insulino-resistenza, in particolare a quella a livello del fegato (Hep-IR).

“Abbiamo studiato 112 soggetti non diabetici, di cui 92 con NAFLD diagnosticata mediante biopsia epatica o tramite ecografia epatica e 20 non affetti da questa condizione. In questi pazienti – afferma la dottoressa Chiara Barbieri, IFC-CNR di Pisa, primo autore dello studio – è stata misurata a digiuno la concentrazione degli aminoacidi, il profilo lipidico e gli enzimi epatici. E’ stata inoltre valutata la presenza di insulino-resistenza (generale, a livello del fegato e del tessuto adiposo), nonché produzione endogena di glucosio e la lipolisi”.

 

I valori rilevatio nello studio

I pazienti con NAFLD presentavano un aumento dell’insulino-resistenza, non solo a livello muscolare e del fegato, ma anche e soprattutto a livello del tessuto adiposo che si traduce in una produzione endogena di glucosio e in una lipolisi elevate, nonostante i livelli circolanti di insulina fossero più elevati, rispetto ai soggetti senza NAFLD.

Inoltre i pazienti con NAFLD presentavano un’alterazione delle concentrazioni plasmatiche di aminoacidi cioè una ridotta concentrazione di glicina, accompagnata da un’aumentata concentrazione plasmatica di lisina, treonina, glutammato e degli aminoacidi a catena ramificata (BCAA) isoleucina e valina, ma non della leucina).

Nei pazienti con NAFLD le concentrazioni di glicina sono risultate inoltre inversamente correlate all’insulino-resistenza (Hep-IR, HOMA-IR e Lipo-IR). Infine, i pazienti con NAFLD mostravano  ridotte concentrazioni di colesterolo HDL rispetto all’aumento  insulino-resistenza epatica.

 

 

Il significato dei valori alterati

Diversi studi condotti in passato hanno evidenziato che ridotte concentrazioni plasmatiche di glicina si associano ad un aumentato rischio di diabete di tipo 2 (T2D), di malattie cardiache e infiammatorie.

Tra i lipidi circolanti, una ridotta concentrazione di HDL si associa ad un aumentato rischio di malattie cardio-metaboliche. Questo studio ha evidenziato che anche i pazienti con NAFLD presentano un alterato profilo plasmatico degli aminoacidi e che una ridotta concentrazione di glicina si associa alla gravità della malattia e all’insulino-resistenza, soprattutto a livello del fegato.

In questi pazienti sono state inoltre osservate concentrazioni di HDL più basse in proporzione all’insulino-resistenza epatica che evidenziano come l’aumentato rischio di malattia cardiovascolare nei soggetti con NAFLD abbia una forte componente epatica.

 

Il valore del test

La misura del profilo aminoacidico, già disponibile di routine in alcuni ospedali, può dunque fornire informazioni importanti sullo stato metabolico di un paziente. In particolare una ridotta concentrazione plasmatica di glicina e un aumento di concentrazione degli aminoacidi essenziali (come la lisina e i BCAA) sono da considerarsi possibili marcatori precoci di alterato metabolismo epatico (NAFLD).

“I risultati di questo progetto – afferma la dottoressa Amalia Gastaldelli, direttore della ricerca dell’Unità di rischio cardiometabolico e del laboratorio di spettrometria di massa presso l’IFC-CNR di Pisa – hanno permesso di integrare la conoscenza della fisiopatologia della NAFLD e della steato-epatite non alcolica, individuare nuovi marker non invasivi per implementare le strategie di diagnosi, prevenzione e trattamento di questa malattia, che è ormai riconosciuta come un importante problema di salute pubblica”.

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