È accurato al 94% nel predire la malattia molto prima del manifestarsi dei sintomi. Aiuterà a sviluppare trattamenti preventivi.

Alla Washington University School of Medicine di St. Louis è stato sviluppato un test del sangue in grado di predire la comparsa dell’Alzheimer molto prima che emergano i sintomi.

La malattia infatti è dovuta all’accumularsi di placche della proteina amiloide nel cervello, che inizia proprio decenni prima che le persone affette comincino ad accusare perdita di memoria e principi di demenza senile.

Tuttavia i metodi di diagnostica a immagini del cervello, come la PET, non riescono a vedere così in anticipo la formazione di placche, che pure sono già presenti.

Invece il test del sangue elaborato dai ricercatori americani ha dimostrato un’accuratezza del 94% nel predire i cambiamenti nel cervello, se combinato con due fattori di rischio per la malattia, vale a dire l’età (maggiore di 65 anni) e la presenza della variazione del gene APOE4, da tempo identificata come elemento che favorisce l’insorgere dell’Alzheimer.

Questo test, come riportato sul numero del 1 agosto 2019 della rivista Neurology, è addirittura molto più sensibile del tradizionale metodo di rilevazione delle placche amiloidi, cioè la PET.

Funziona misurando il rapporto nel sangue di due proteine, amiloide beta 42 e amiloide beta 40, che diminuisce quando cominciano a formarsi le placche nel cervello.

Per verificare l’efficienza del test sono state reclutate 158 persone (di cui 10 con sintomi di Alzheimer) tutti con più di 50 anni, più o meno l’età in cui cominciano ad aggregarsi placche di proteine nel cervello senza però che diano sintomi.

Hanno poi confrontato i risultati dell’esame del sangue con quelli della PET su ciascun individuo ed hanno riscontrato un accoppiamento dell’88%, che è salito al 94% quando è stato tenuto conto anche dei due fattori di rischio, età e mutazione genica, sopra menzionati.

Addirittura i risultati che in un primo momento erano parsi falsi positivi si sono dimostrati poi veramente predittivi dell’Alzheimer, comparso effettivamente dopo massimo quattro anni.

Ma a che serve un test per diagnosticare precocemente l’Alzheimer se al momento non esiste nessuna cura in grado di arrestare la progressione della malattia?

Proprio qui sta il grande valore del test: grazie a questo si possono reclutare persone che non hanno ancora manifestato i sintomi della malattia per studi clinici nei quali vengono sperimentati farmaci e trattamenti contro l’Alzheimer.

Infatti fino ad ora le persone che hanno preso parte ai trials clinici hanno già il cervello compromesso dalle placche e perciò è molto difficile, se non impossibile, testare su di loro efficaci metodi di cura.

Il nuovo test, a quanto affermano i ricercatori, sarà disponibile entro un biennio presso ospedali e centri medici specilistici.

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