Dopo il boom della scorsa settimana con un milione di italiani a letto, il numero di casi di infezioni respiratorie in Italia resta alto ma sostanzialmente stabile. Lo confermano i dati dell’ultimo bollettino della sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità. Al momento è difficile prevedere quando ci sarà il picco; è tuttavia probabile che nelle prossime settimane ci sarà ancora una circolazione sostenuta dei virus respiratori, specie con la riapertura delle scuole e la ripresa a pieno ritmo del lavoro dopo le festività natalizie.

 

 

Dopo il boom della scorsa settimana con un milione di italiani a letto, il numero di casi di infezioni respiratorie in Italia resta alto ma sostanzialmente stabile.

Lo confermano i dati dell’ultimo bollettino della sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità. Al momento è difficile prevedere quando ci sarà il picco; è tuttavia probabile che nelle prossime settimane ci sarà ancora una circolazione sostenuta dei virus respiratori, specie con la riapertura delle scuole e la ripresa a pieno ritmo del lavoro dopo le festività natalizie.

Mentre per quanto riguarda il Coronavirus gli indicatori mostrano segni di calo, in questo momento è l’influenza a preoccupare maggiormente e a determinare una forte pressione sulle strutture ospedaliere, affiancata da una forte presenza di bronchioliti nei bambini piccoli provocata dal virus respiratorio sinciziale.

“Dati alla mano, a livello nazionale stiamo registrando una fortissima pressione su tutti i Ps e i ricoveri dovuti alle complicanze dell’influenza stanno aumentando in tutta Italia. I pazienti più a rischio sono gli anziani e i fragili, ma anche le persone giovani possono essere ricoverate per l’insorgenza di complicazioni. Tra l’altro, più è elevato il numero di nuovi casi e più è probabile che qualcuno finisca in ospedale o al pronto soccorso. Ecco perché è importante sostenere in ogni modo la vaccinazione antinfluenzale, che risulta essere l’arma più efficace a nostra disposizione per ridurre la diffusione di queste patologie che, soprattutto per le categorie a rischio, possono essere causa di grave sofferenza e di potenziale rischio vita”- afferma il Prof. Pregliasco, Direttore scientifico di Osservatorio Influenza, Direttore della scuola di specializzazione in igiene e medicina preventiva dell’Università degli studi di Milano e Direttore sanitario d’azienda dell’IRCCS ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano.

Nonostante sia largamente acquisito che la vaccinazione rappresenti l’intervento più efficace per prevenire l’influenza e le sue complicanze, il nostro Paese è ancora largamente al di sotto degli obiettivi vaccinali proposti dal Ministero della Salute che raccomanda una copertura minima del 75% e una copertura ottimale del 95%, al fine di ridurre la mortalità correlata all’influenza nonché i costi sanitari e le perdite di produttività legati alle epidemie influenzali stagionali.

Anzi, dopo un momentaneo incremento subito dopo la pandemia da Covid, i dati di copertura sembrano addirittura in diminuzione. L’imperativo per le istituzioni e la sanità pubblica è quindi quello di realizzare iniziative atte a promuovere maggiormente la vaccinazione antinfluenzale e aumentare le coperture vaccinali a livello nazionale.

“Una strategia è senza dubbio quella di promuovere la chiamata attiva dei soggetti candidabili alla vaccinazione, con il coinvolgimento e l’impegno dei medici di medicina generale ma anche di farmacisti, specialisti, infermieri e associazioni pazienti. La chiamata attiva alla vaccinazione rappresenta infatti una delle azioni più efficaci per ottenere adeguati livelli di adesione, come dimostra il fatto che laddove esiste una chiamata attiva strutturata i livelli di copertura sono molto più alti. Questo perché in tal modo si ha la possibilità di arrivare più vicini al paziente e di far sì che i soggetti esitanti o che non vedono nella vaccinazione antinfluenzale una priorità riescano a comprenderne l’efficacia e la sicurezza, traendo così vantaggio da questa vaccinazione per una patologia che non è assolutamente banale” – asserisce il Prof. Pregliasco.

In Italia, la chiamata attiva viene applicata al momento solo per le vaccinazioni dell’infanzia.

Mentre per le vaccinazioni dell’adulto, dell’anziano e delle categorie a rischio, la chiamata attiva non viene attuata in maniera strutturata e uniforme su tutto il territorio, ma viene lasciata per lo più all’iniziativa della singola Regione o del singolo medico proponente.

Dal momento che la chiamata attiva è un’azione di comprovata efficacia per aumentare i tassi di copertura vaccinale, è dunque importante sviluppare strategie tese a promuoverne l’implementazione come un alleggerimento delle pratiche burocratiche, un costante aggiornamento dei MMG in modo da aumentare la consapevolezza dei rischi dell’influenza, azioni di carattere organizzativo che garantiscano la disponibilità di vaccini per tutti, la promozione di una comunicazione semplice, efficace, effettuata con tutti gli strumenti tecnologici disponibili e personalizzata in base al soggetto ricevente in modo da riuscire a portare la popolazione a considerare la vaccinazione come un’opportunità e non come un obbligo e arrivare ad avere così una richiesta attiva da parte dei cittadini.

 

Per informazioni www.osservatorioinfluenza.it

Osservatorioinfluenza, attivo dal 2015, è reso possibile grazie al contributo incondizionato di CSL Seqirus, Sanofi e GSK.