Lo studio P-REALITY-X di Pfizer sul tumore al seno metastatico è un esempio positivo di real world evidence, con informazioni dal mondo reale in grado di cambiare la vita dei pazienti.
L’approvazione dei farmaci si basa su dati proveniente da studi clinici, i cosiddetti trials, ma, per migliorare l’appropriatezza terapeutica, cioè per scegliere la migliore cura per il paziente, sono fondamentali i dati cosiddetti di real world, cioè quelli raccolti nella pratica clinica da persone comuni.
Real World Data e Real World Evidence potrebbero in un futuro prossimo diventare co-protagonisti nel processo regolatorio del farmaco e importante strumento di governance sanitaria.
In Italia i dati real world per diverse ragioni sono ancora poco utilizzati e poco sfruttati, ma medici, aziende farmaceutiche, enti regolatori ed autorità sanitarie si stanno sempre più interessando.
Farmindustria, in un recente documento, suggerisce e sollecita la costituzione di un tavolo di lavoro, che veda la partecipazione di AIFA, Ministero della Salute, Società Scientifiche, Associazioni pazienti, Comitati etici e AGENAS, allo scopo di definire i requisiti di qualità richiesti dall’Autorità regolatoria per una adeguata valutazione delle evidenze raccolte dal real world e condividere proposte di linee guida operative rivolte a generazione, valutazione e utilizzo dei dati di Real World Evidence (RWE).
Ma quali sono le differenze tra i dati che provengono da studi clinici sperimentali controllati randomizzati (RCTs) e quelli di Real World Evidence?
A questo, risponde Alessandra Gennari, Professore Ordinario di Oncologia Università Piemonte Orientale e Direttore Struttura Universitaria di Oncologia Medica Ospedale Maggiore di Novara:
“Negli RCTs i pazienti vengono selezionati con caratteristiche fisse e devono essere il più omogeneo possibile tra loro, liberi da patologie le cui concause potrebbero influire sullo studio”.
“I dati di real world raccolgono invece tutte le informazioni che derivano dall’ambulatorio e ciò significa anche che i pazienti possono avere altre malattie (oltre a quella specifica per il farmaco) e soprattutto un range d’età molto ampio”.
“Nei real world data le caratteristiche dei pazienti possono essere lievemente diverse rispetto a quelle dei pazienti coinvolti negli studi clinici randomizzati e questo può essere motivo di una lieve differente efficacia dei farmaci nella pratica clinica: i dati real world rispecchiano di più la pratica clinica ma non sono sufficienti a far approvare un farmaco, perché è sempre necessario uno studio con un braccio di controllo con la terapia standard”.
Angela Toss, Ricercatrice presso Unità di Genetica Oncologica, Università di Modena, aggiunge: “Nei RCTs abbiamo una popolazione selezionata a monte che non rispecchia al 100% le persone che vediamo in ambulatorio, specialmente per quanto riguarda gli anziani over 75”.
“Applicando questo filtro, i pazienti dei RCTs hanno prognosi migliori, mentre con i RWE possiamo avere più dati su avventi avversi e sicurezza del farmaco”.
Ecco quindi a cosa servono questi dati: “permettono di consentirci di scegliere, tra i farmaci a disposizione, quello più adeguato al paziente”.
“Negli Stati Uniti ci sono stati casi di farmaci ritirati dal mercato perché nella real life non funzionavano come negli studi”.
Un esempio paradigmatico del valore dei dati real world in Oncologia è lo studio P-REALITY-X, realizzato da Pfizer, che aiuta a comprendere l’efficacia della terapia combinata di prima linea palbociclib con un inibitore dell’aromatasi in un setting del mondo reale, fondamentale per migliorare la cura del carcinoma mammario metastatico.
“È sempre più importante integrare le evidenze degli studi clinici randomizzati con quelle real world, perché i pazienti arruolati negli studi prospettici randomizzati (RCT) sono selezionati sulla base di criteri estremamente selettivi e spesso non sono confrontabili con i pazienti che visitiamo nei nostri ambulatori” spiega Giuseppe Curigliano, Professore Ordinario di Oncologia Medica Università di Milano e Direttore Divisione Sviluppo Nuovi Farmaci per Terapie Innovative, Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
“Gli studi real world complementano gli studi prospettici randomizzati andando a valutare l’efficacia in un setting di vita reale. Gli studi prospettici randomizzati valutano l’efficacy e gli studi real world valutano l’effectiveness”
“Lo studio P-REALITY-X è uno studio real world che ha valutato l’effectiveness di palbociclib in un setting di popolazione nella vita reale, che ha dimostrato un vantaggio di sopravvivenza e di progression free survival (PFS) nella coorte di pazienti che hanno ricevuto palbociclib con un inibitore dell’aromatasi con un prolungamento della sopravvivenza da 43 mesi a 57 mesi”.
“La nostra visione è quella di integrare le RWE su tutto il ciclo di vita dei nostri farmaci, con l’obiettivo generale di accelerare in modo mirato il loro sviluppo e, in ultima analisi, aiutarci a garantire che il farmaco giusto arrivi al paziente giusto al momento giusto” conclude Barbara Capaccetti, Country Medical Director e Vice President Pfizer Italia.
“La real world evidence può migliorare l’organizzazione, l’accesso e l’utilizzo dei dati di ricerca, consentendo di accelerare il processo di generazione delle evidenze per ciò che ancora non conosciamo ed integrare dati non completi o mancanti negli studi clinici£.
“A questo punto, sono diversi gli obiettivi da raggiungere: produrre evidenze sempre più solide e affidabili riguardo specifiche sottopopolazioni; fornire ai decisori strumenti operativi di monitoraggio; generare, nei ricercatori, nuovi importanti quesiti di ricerca per ulteriore attività scientifica”.