Pier Luigi Lopalco, Professore ordinario di Igiene, Università del Salento, spiega a che punto siamo con la risoluzione della pandemia e anche perché in Italia non dobbiamo temere la variante Omicron.
L’evoluzione della pandemia da Covid-19 è stata tanto rapida quanto travolgente. La comparsa sul nostro pianeta di un nuovo virus con caratteristiche pandemiche ha sconvolto, oltre alle vite dei cittadini, solidissimi sistemi sanitari ed intere economie.
A differenza delle pandemie del passato, però, i progressi scientifici hanno permesso in breve tempo di sviluppare farmaci e vaccini che sono in grado di deviare il corso naturale della diffusione pandemica ed accelerare il passaggio verso la circolazione endemica del virus.
Siamo oggi ad un punto di svolta, grazie all’azione protettiva della vaccinazione di massa e le nuove terapie sempre più efficaci che permetteranno nel prossimo futuro di gestire sempre meglio i nuovi pazienti che inevitabilmente si presenteranno all’osservazione medica.
Eppure, questo miracolo della scienza non sembra aver fatto particolarmente presa nella coscienza collettiva. Movimenti negazionisti, anti-vaccinisti e in senso lato antiscientifici hanno certamente trovato nel periodo pandemico una opportunità per alzare la voce. Complice certamente un forte rumore informativo ed una sostanziale mancanza di strategia comunicativa da parte delle autorità sanitarie.
Innazitutto è errato classificare il vaccino come siero o attribuirgli questo sinonimo: il siero è qualcosa che deriva dal sangue e il vaccino non è una somministrazione di anticorpi, come nel caso delle trasfusioni di plasma iperimmune.
Così come il vaccino non è un siero, così ogni scienziato che ne va a parlare in televisione non è un virologo, come per sintesi viene spesso etichettato. Io ad esempio sono un igienista.
Inoltre la piattaforma del vaccino a Rna messaggero, o quella degli altri due attualmente impiegati, è già in uso da almeno dieci anni, per esempio per il vaccino contro Ebola ed è allo studio per realizzare vaccini contro alcuni tipi di cancro.
Negli anni 80 si è prodotto il vaccino contro l’epatite B a Dna ricombinante.
Un altro luogo comune, spesso additato dai no vax per giustificare le loro tesi contro l’efficacia dei nuovi vaccini, è credere che per la loro progettazione servano tempi molto lunghi. In realtà oggi si possono eseguire in meno di 40 giorni sperimentazioni che prima richiedevano mesi se non addirittura anni.
Grazie all’uso dei computer. Questa tecnica viene definita sperimentazione in silico (i microchip sono fatti di silicio) e permette di elaborare modelli al computer precisi e corretti come se si effettuassero dal vivo combinazioni chimiche in laboratorio.
Come evolverà il coronavirus? Ci stiamo spostando dalla fase pandemica a quella endemica, ma non sappiamo ancora quando questo avverrà con precisione. Quando il virus diverrà endemico si raggiungerà una sorta di situazione di equilibrio: infatti, nel caso del coronavirus, questo non scomparirà e non ci sarà mai una immunizzazione completa, anche perché, come sappiamo, i vaccini non sono mai efficaci al 100%.
Quel che sappiamo ora della variante Omicron è che ha una capacità maggiore delle varianti Alfa e Delta nel reinfettare soggetti che già avevano contratto il virus. L’OMS ha lanciato l’allarme a livello globale, ma in Italia non dobbiamo temere questa variante e ce lo dicono i dati.
Infatti se si confrontano i grafici dell’andamento dei contagi nel mondo con quelli in Italia nel primo caso si vedono quattro creste, corrispondenti alle quattro ondate avute sin ora, mentre per il nostro Paese questo quarto picco non c’è: morti e contagi non sono allo stesso livello della media globale.
Ripristinare una corretta informazione ed una comunicazione efficace è fondamentale per ristabilire quel rapporto di fiducia verso le autorità sanitarie ed il mondo della scienza medica che è alla base del successo di ogni programma di prevenzione e cura.
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