Coperto come funziona l’ecosistema “aberrante” delle cellule tumorali.
Dobbiamo immaginare i tumori come qualcosa di più di un semplice ammasso di cellule cancerose. Si tratta piuttosto di strutture complesse, dove le cellule maligne cooptano altri tipi di cellule e tessuti normalmente sani. Tutto questo forma una sorta di ecosistema (“aberrante”) dove il tumore prolifera ed eventualmente metastatizza, diventando così un serio pericolo per la sopravvivenza del paziente.
Un team di ricerca italiano guidato da Giannino Del Sal ha smascherato il meccanismo del processo che favorisce la formazione delle metastasi che potrà in futuro essere il target di terapie mirate e personalizzate. E Nature Communications ne ha fatto cassa di risonanza internazionale. Perché la scoperta ha una valenza di valore scientifico.
Il tumore della mammella è la forma di cancro più diffuso fra le donne. L’insorgenza delle metastasi rappresenta lo stadio più avanzato di questa patologia e la sua principale causa di morte. La comprensione dei meccanismi che portano alla metastatizzazione è pertanto fondamentale per sviluppare terapie più efficaci e personalizzate.
Il nostro organismo è dotato di meccanismi di difesa in grado di ostacolare la proliferazione e la diffusione delle cellule tumorali. Tuttavia, i tumori più aggressivi eludono tali meccanismi, rilasciando dei mediatori che modificano i tessuti sani circostanti e creano così un microambiente favorevole alla crescita tumorale e alle metastasi. “Di fatto i tumori e le loro metastasi non sono costituiti solo da cellule cancerose, ma somigliano a complessi organi alterati all’interno dei quali vengono reclutati anche diversi tipi di cellule non tumorali a loro volta perturbati dalle cellule maligne – spiega Del Sal, docente di Biologia applicata al dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste, responsabile del programma “Segnalazione, microambiente tumorale e metabolismo cellulare” dell’IFOM, l’Istituto di Oncologia Molecolare della Fondazione (FIRC) dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (AIRC) -. Queste cellule insieme a una struttura extracellulare di sostegno (la matrice extracellulare), forniscono supporto alle cellule tumorali creando il microambiente tumorale”.
L’insieme degli elementi descritti da Del Sal costituisce pertanto una sorta di ecosistema aberrante che aumenta l’espansione del tumore e la sua propagazione nell’organismo, tuttavia i meccanismi molecolari che lo regolano risultano ancora poco chiari. “Se riuscissimo a comprendere le regole di questo intricato ecosistema – precisa Del Sal che, da agosto 2020, è Capo Gruppo del Laboratorio di “Cancer Cell Signalling” all’ICGEB (International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology) di Trieste, – sarebbe più semplice individuare bersagli terapeutici mirati”.
Come può la comunicazione tra le cellule tumorali e il proprio ecosistema conferire loro la capacità di acquisire caratteristiche metastatiche? Su questo interrogativo si è concentrato lo studio. Avvalendosi di un approccio tecnologico all’avanguardia, che unisce spettrometria di massa, microscopia elettronica e in super risoluzione, i ricercatori dell’Università di Trieste sono riusciti a svelare un meccanismo cruciale nel processo di metastatizzazione che è riconducibile alla trascrizione di miR-30d, un microRNA oncogeno attivo durante la mutazione di p53.
I risultati dello studio hanno messo in evidenza come le cellule tumorali che presentano l’oncoproteina p53 mutata subiscano alterazioni della struttura e della funzione dell’apparato di Golgi, l’organulo cellulare che funziona da stazione di maturazione, smistamento e rilascio di proteine verso l’esterno della cellula. “Le alterazioni strutturali delle cellule maligne – conclude Del Sal – causano localmente il rilascio incontrollato di mediatori che influenzano le caratteristiche fisiche del tessuto tumorale creando una matrice più rigida, e al contempo richiamano cellule normali all’interno del tessuto tumorale influenzandole a favore del tumore”.
La comunicazione così instaurata fa sì che le cellule dei vasi sanguigni siano attivate in modo da incrementare l’apporto di ossigeno e nutrienti all’interno del tumore, richiamando cellule dello stroma che rimodellano la matrice extracellulare e stimolano le cellule tumorali a invadere i tessuti circostanti.
Eccolo l’”ecosistema aberrante” che aumenta l’espansione del tumore e la sua propagazione nell’organismo, dai meccanismi molecolari (che lo regolano) ancora poco chiari. Se si riuscisse a comprendere le regole di questo intricato ecosistema sarebbe più semplice individuare bersagli terapeutici mirati, è il parere degli scienziati e il loro prossimo obiettivo in materia. Ed è quanto si prefiggono ora i ricercatori di Trieste, e non solo.
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