Il professor Pregliasco smonta le tesi degli antivaccinisti.
«Personalmente sono contrario alla vaccinazione e non vorrei essere costretto da qualcuno a prendere un vaccino per poter viaggiare», avrebbe detto Djokovic ai colleghi. Il tennista serbo Nole Djokovic, secondo il Guardian, in uno scambio di post con altri tennisti su Facebook si sarebbe schierato con i “no vax”, in piena emergenza coronavirus. Forse, se vera, una riflessione fuori luogo anche perché il vaccino per il coronavirus è ancora lungi da vedere la luce, nonostante le decine di aziende che vi stanno lavorando. Eppure, è al momento la vera soluzione per uscire da un tunnel che altrimenti, scientificamente, è ancora ricco di incognite.
Djokovic forse teme per la sua celiachia?
Secca la risposta di Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università statale di Milano: “Tra vaccino e celiachia non c’è alcun rapporto, né come avvio della patologia né come eventuali rischi per chi ne è affetto”.
Ma quali sono le motivazioni dei no vax, del movimento antivaccinista?
Cerchiamo di riassumerle.
- Profilo di sicurezza insufficiente o inadeguato: diverse campagne no vax nel corso degli anni hanno accusato i vaccini o i loro eccipienti come cause di autismo, AIDS, sindromi autoimmuni e altre patologie; molti studi scientifici hanno escluso o fortemente limitato queste affermazioni.
- Interessi economici: i vaccini costituiscano un’importante fonte di reddito per le case farmaceutiche e le numerose vaccinazioni obbligatorie avrebbero come obiettivo solo quello di aumentare i profitti di tali aziende.
- Immaturità del sistema immunitario dei neonati: per i no vax il numero di vaccini obbligatori per un neonato è eccessivo in quanto il suo sistema immunitario non sarebbe abbastanza maturo per trarne vantaggi senza effetti collaterali.
- Inesistenza dell’immunità di gregge: la riduzione degli agenti patogeni all’interno della popolazione sarebbe riconducibile al miglioramento delle condizioni igieniche nel corso degli anni e, quindi, non avrebbe nulla a che vedere con il raggiungimento di una percentuale significativa di vaccinati.
Che cosa dire, punto per punto?
Pregliasco riassume: autismo, allergie, AIDS, malattie autoimmuni non hanno nulla a che vedere con i vaccini. L’autismo addirittura è stato vagliato al capello dopo lo studio bluff (e che i soldi li portò all’autore) che innescò il timore di un rapporto vaccinazioni-autismo. È stato dimostrato con numerosi studi che non esistono collegamenti. Così è stato verificato per tutte le altre patologie chiamate in causa. L’immaturità del sistema immunitario dei neonati è un discorso che chiaramente si scontra invece con un sistema immunitario “vergine” pronto ad apprendere tutto per difendersi. Immunità di gregge? Uno Stato suggerisce il vaccino per tre motivi fondamentali: protegge chi lo fa, protegge chi gli sta intorno, crea l’immunità di gregge in tempi rapidi. E una popolazione protetta è una popolazione che allevia anche i costi del servizio sanitario. Quindi la vaccinazione risponde pienamente ai dettami della Costituzione rispetto all’obbligo di garantire la salute ai cittadini. Attraverso l’immunità di gregge si salvano soprattutto vite.
Quando si avrebbe l’immunità di gregge per il coronavirus?
Quando il 60-70% della popolazione è stata infettata e senza un vaccino con il tasso di contagio di questo virus occorrerebbero 3-4 anni. Per esempio, nel caso del morbillo che ha una contagiosità maggiore per un’immunità di gregge occorrerebbe l’infezione del 95% della popolazione. Quindi si spera in un vaccino per il coronavirus altrimenti si rischiano ondate di focolai e ondate di lockdown. La gente manifesta già ora insofferenza e preoccupazioni per l’economia, immaginiamo che cosa accadrebbe se la situazione attuale si dovesse protrarre per qualche anno. Forse è una riflessione che anche i no vax dovrebbero fare, anche perché i virus uccidono e se alcuni non ci fanno più paura è per la percezione che non siano gravi ma soprattutto perché ci sono i vaccini.
I vaccini però hanno anche effetti collaterali. O no?
“Sì, ma gli eventi avversi, se ci sono, sono locali nel punto dell’iniezione se il virus è iniettato, oppure febbre, arrossamenti… I vaccini attuali peraltro sono preparati in modo diverso da quelli del passato: quello per il coronavirus probabilmente sarà predisposto con un adenovirus non patogeno o sarà un vaccino che utilizza per attivare gli anticorpi con un frammento dell’Rna cel virus, non vivo e non patogeno”, spiega Pregliasco.
Va bene ma del profilo di sicurezza c’è garanzia?
I vaccini sono sottoposti a controlli maggiori, rigidi e a sperimentazioni massicce e lunghe per vedere che siano sia innocui sia efficaci nel creare le difese al nemico da combattere.
Ma allora perché i no vax continuano ad avere seguito?
Perché bufale e fake hanno molta presa in un’opinione pubblica, quella italiana, che ha una bassa alfabetizzazione scientifica e perché non c’è percezione della pericolosità della malattia rispetto ai vaccini.
Per far comprendere il ruolo dei vaccini rispetto a una patologia ad alta contagiosità e anche ad alta letalità, se non ci fosse la vaccinazione, e che invece è considerata quasi “innocua” a livello mondiale: il morbillo.
Oggi, oltre 117 milioni di bambini sono a rischio di non ricevere il vaccino contro il morbillo per via della pandemia in corso di Covid-19. In 24 paesi le campagne di vaccinazione contro il morbillo sono già state rimandate; altre saranno posticipate. E sicuramente oggi per paura del contagio un genitore evita di portare il figlio in un ambulatorio per fare il vaccino, o un richiamo. Peraltro, effetto no vax, nonostante esista un vaccino sicuro ed efficace da oltre 50 anni, i casi di morbillo sono aumentati negli ultimi anni e hanno causato più di 140.000 vittime nel 2018, per lo più bambini e neonati. Tutte morti prevenibili. A fronte di questo scenario già pericoloso, le campagne di vaccinazione preventive e di risposta contro il morbillo sono state sospese o posticipate per contribuire ad evitare un’ulteriore diffusione del Covid-19. Le campagne previste per il 2020 in altri 13 Paesi potrebbero non essere messe in atto. Più di 117 milioni di bambini in 37 Paesi, molti dei quali vivono in Regioni con epidemie di morbillo in corso, potrebbero essere colpiti dalla sospensione delle attività di vaccinazione programmate. E i bambini di età inferiore ai 12 mesi hanno maggiori probabilità di morire a causa delle complicazioni legate al morbillo e, se la circolazione del virus del morbillo non verrà interrotta, il loro rischio di esposizione al morbillo aumenterà ogni giorno. L’obiettivo OMS di un pianeta morbillo-free si sta allontanando.
E in più il non obbligo di vaccinazione porta anche a situazioni paradossali, già accadute in passato: il morbillo negli adulti che lavorano nella sanità, con il rischio di fare da cassa di risonanza in corsia. Soprattutto se lavorano o frequentano per studio reparti di malattie infettive e poi altri reparti, come le pediatrie o le neonatologie.
Indicativi due fatti di cronaca che hanno avuto anche conseguenze legali. Due particolari epidemie di morbillo. Nell’aprile 2019, 200 tra studenti e dipendenti di due università pubbliche con sede a Los Angeles, in California, furono messi in quarantena nel tentativo di prevenire la diffusione di un’epidemia di morbillo. Gli studenti e i dipendenti interessati dalle misure non sono stati in grado di dimostrare di essere stati vaccinati contro il morbillo da bambini. E lavoravano o frequentavano le scuole di medicina. Le due università erano la University of California (UCLA), e la California State University (CSU). Nel 2014, stessa situazione in Italia, a Bologna. In pochissimi giorni furono registrati circa 100 casi di morbillo. E solo una ventina riguardavano bambini. Tutti gli altri casi interessavano persone di età compresa tra i 25 ed i 44 anni, soprattutto studenti di medicina presso l’ateneo di Bologna. E attenzione di morbillo si può morire o subire danni a causa di una complicazione non tanto rara: una forma di meningite virale.