Clorochina e idrossiclorochina ma anche anticoagulanti: quali farmaci si stanno sperimentando.

 

 

Grazie alle autopsie dei morti per coronavirus e grazie a quanto emerge da studi in corso in tutto il mondo, i meccanismi di azione del coronavirus causa della patologia chiamata Covid-19 si stanno delineando. E si sta delineando anche una strategia di cura: una che impedisca al coronavirus di entrare nelle cellule moltiplicandosi e danneggiando, un’altra che agisca contro gli effetti che portano alla gravità e alla morte anche giovani organismi.

Nel primo caso ciò che implica il gene ACE2 ha il suo peso, nel secondo il danno alle cellule dei vasi sanguigni attaccate per arrivare a quelle polmonari. Cosi nei reperti autoptici si sono trovati segni di vasculiti trombofiliche virali più che di polmoniti interstiziali, con la presenza di formazioni trombotiche a livello polmonare, cerebrale e a livello cardiovascolare. Di qui anche quei postumi della malattia che permangono dopo la guarigione, come aritmie e miocarditi.

 

La prima strategia su quali farmaci si basa?

La premessa serve a capire: a New York non si trova più una confezione di Plaquenil in vendita, nemmeno di contrabbando dal Canada. Perché? L’uso combinato di idrossiclorochina (Plaquenil) e dell’antibiotico azitromicina (Zitromax) su un gruppo di pazienti ha dato il 100% di guarigione al sesto giorno di trattamento, contro il 57,1% di quelli trattati con la sola idrossiclorochina e il 12,5% dei pazienti senza nessun trattamento. Questi sono i primi dati di uno studio americano che cercava conferme a studi francesi e cinesi. E le ha trovate. Certo, il campione testato è ancora limitato.

Jakub Tolar, preside della Facoltà di medicina dell’Università del Minnesota e consulente federale per i trial clinici spiega: “La maggior parte delle persone infette dal nuovo coronavirus sviluppa solo lievi sintomi simil-influenzali, ma circa il 20 per cento può avere una malattia più grave che può portare a polmonite e che richiede il ricovero in ospedale. Noi stiamo cercando di ridurre anche quel 20%. I risultati delle sperimentazioni dei farmaci si avranno in poche settimane, non in mesi. Dobbiamo fare presto”.

Per Tolar non è una speranza, è un impegno. Una sperimentazione su 1.500 persone è iniziata 10 giorni fa per vedere se l’idrossiclorochina, farmaco per la cura della malaria e con minori effetti collaterali della clorochina, può prevenire o ridurre la gravità di Covid-19. Tolar confessa di aver fatto subito acquistare 1.500 dosi di idrossiclorochina per una somma di denaro “ridicola”. “Non abbiamo bisogno di un investimento di miliardi di dollari. Fa parte del bello di questo approccio”, sottolinea.

Altri due studi stanno sperimentando il losartan, farmaco per la pressione sanguigna alta che sembra un possibile trattamento per il coronavirus. Anche losartan è un farmaco generico. E qui è in gioco il gene ACE2.

 

Come funziona la clorochina o l’idrossiclorochina?

La clorochina agisce essenzialmente rallentando l’efficacia del virus nell’entrare nelle cellule, così può rallentare il tasso di replicazione, afferma Karla Satchell, microbiologa della Feinberg School of Medicine della Northwestern University.

 

E ora sembra la strada che stanno seguendo in molti.

Un trial organizzato a Oxford vuole dimostrare se l’antimalarico riduce i contagi fra il personale sanitario. In alcuni Paesi il farmaco viene già usato in corsia fra gli operatori più a rischio. Ovviamente come “prevenzione” può essere dato a dosaggi bassi, tenendo conto che il farmaco è controindicato a chi ha storie mediche relative al cuore, ha infatti effetti collaterali sul ritmo cardiaco. Di certo la clorochina ha dalla sua anche l’”appoggio” politico di presidenti come Trump e Bolsonaro che lo definiscono il farmaco “miracoloso”, sfidando la giusta cautela della scienza.

I medici avvertono che non ci sono prove sulla sua efficacia e mettono in guardia contro gli effetti collaterali sul ritmo cardiaco. Intanto ai malati, anche italiani, il vecchio antimalarico risalente agli anni ’30 viene somministrato in regime off-label, ovvero al di fuori delle indicazioni ufficiali, sia in ospedale sia fra chi si cura a casa propria. Altro vantaggio che piace ai politici: costa molto poco. Comunque, l’università di Oxford sta avviando il più grande trial mai organizzato finora, con 40 mila partecipanti in Asia, Europa e Africa. Il test non cercherà di rispondere solo alla domanda se la clorochina cura il Covid-19, la malattia da coronavirus.

Il suo obiettivo è anche capire se ha un effetto di profilassi. Se diminuisce cioè la probabilità di ammalarsi quando viene assunto prima dell’esposizione al virus. Già oggi in alcune corsie italiane dove si tratta il Covid-19 la clorochina viene presa da medici e infermieri nella speranza che prevenga le infezioni o le indebolisca sul nascere. India e Bangladesh la distribuiscono ugualmente al personale sanitario sano ma impegnato nella lotta al coronavirus. Ovviamente la corsa all’accaparramento sta creando gravi problemi ai pazienti che usano l’idrossiclorochina per curare la malaria, il lupus e l’artrite reumatoide, le indicazioni per le quali è stata originariamente approvata.

A parte i politici il farmaco per la malaria ha anche avuto un testimonial forte nell’amministratore delegato di Tesla, Elon Musk, che è guarito grazie a questo farmaco.

 

E veniamo alla seconda cura, per la quale ha dato oggi l’ok alla sperimentazione: l’anticoagulante. Di che si tratta?

Studi in vitro condotti da un gruppo di ricercatori cinesi hanno rivelato che il virus SARS-CoV-2 sembra scomparire a contatto con elevate concentrazioni di enoxaparina sodica, un anticoagulante fra i più utilizzati per la prevenzione del tromboembolismo venoso. L’interessante scoperta ha indotto gli scienziati cinesi ad avviare studi clinici, somministrando un alto dosaggio del principio attivo a pazienti colpiti da Covid-19, e i risultati preliminari sembrano molto promettenti. Hepalink Group, leader mondiale nella produzione di eparine, ha infatti iniziato due trial clinici presso il People’s Hospital e presso il Concord Hospital in Cina. E ora, l’azienda Techdow, controllata italiana di Hepalink, sta per far partire anche in Italia una sperimentazione clinica.

A Piacenza c’è già stato un giovane grave guarito grazie alla somministrazione dell’eparina. Ovviamente un caso dice poco. L’Enoxaparina sodica è un’eparina a basso peso molecolare dotata di una spiccata attività antitrombotica. È di norma impiegata nella profilassi della tromboembolia venosa (TEV), in particolare nei pazienti sottoposti a chirurgia o a rischio di sviluppare coaguli perché costretti a letto da una malattia. Ora sta emergendo un nuovo ruolo: quello di agganciare il virus prima che attacchi le cellule dell’organismo. L’eparina è infatti caratterizzata da una struttura molecolare simile a quella del sito della parete cellulare a cui aderisce il SARS-CoV-2 prima di penetrare nella cellula.

L’eparina, inoltre, potrebbe ridurre la mortalità dovuta a fenomeni tromboembolici, tutt’altro che infrequenti nei pazienti colpiti dal virus: durante i processi infiammatori tipici delle infezioni virali è stato infatti rilevato lo sviluppo di una trombosi diffusa nei polmoni e, nei casi più gravi, anche in altri organi vitali, con seri rischi per la vita. Non a caso, l’Organizzazione mondiale della salute (OMS), nelle sue recenti Raccomandazioni per migliorare la gestione clinica delle infezioni respiratorie acute severe (SARS) quando si sospetta siano causate dal nuovo coronavirus, esorta a prevenire una complicanza come il tromboembolismo venoso negli adulti e negli adolescenti ospedalizzati ricorrendo, in assenza di controindicazioni, alla somministrazione sottocute di eparina, preferibilmente a basso peso molecolare.

 

E altri farmaci in sperimentazione?

Si stanno sperimentando anche il farmaco per l’artrite reumatoide, l’interferone beta e farmaci anti-virali per l’Hiv e per Ebola. La prima strada però è ora quella di trovare il farmaco scudo, quello che potrebbe proteggere chi è in prima linea dal contagio. I risultati del mega-studio di Oxford si avranno nel 2021, probabilmente prima di un vaccino. Tutti i farmaci in sperimentazione hanno effetti collaterali, quindi se funzionano a basso dosaggio meglio. E attenzione ai cocktail per salvare i casi gravi, c’è il rischio di uccidere il virus ma anche il paziente.

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