Il cosiddetto modello Italia, che è poi quello adottato da subito in Cina a Wuhan, sembra essere quello giusto.

 

 

L’impresa impossibile sembra diventata possibile. Il bilancio complessivo dei contagiati accertati da coronavirus nel mondo extra-Cina ha superato quello dei contagiati in Cina. Pechino segnala oggi di aver registrato solo 16 nuovi contagi domenica, quattro in meno di quelli segnalati sabato. Non solo: dei 16 casi, 12 sono “importati”. La Commissione nazionale di sanità cinese ha aggiunto inoltre di aver registrato 12 decessi per COVID-19. Dodici. Non sono molti rispetto ai numeri dei giorni scorsi, in particolare di quelli quotidiani di febbraio. Una strage a rate.

 

Ma quali sono i numeri mondiali di oggi? Fermo restando che ogni giorno mutano, finora in più.

Alle 18 del 16 marzo il quadro mondiale è questo: 175 mila i casi confermati, di cui 81 mila in Cina e 25 mila in Italia. I morti sono 6.706 in totale, di cui 3.099 in Cina e 1.800 in Italia 3099. Quindi questo fine settimana l’epicentro si è spostato dalla Cina all’Europa. La Cina ora nei conteggi è meno della metà dei totali, finora il contrario.

 

Qualcuno dirà che se i numeri salgono ovunque non vuol dire che la Cina abbia svoltato

Per ora solo 16 nuovi contagiati in 24 ore è il vero indice di svolta, peraltro con 12 di questi importati. Il dato vero è il confronto con i numeri del 29 febbraio: 81 mila casi confermati nel mondo di cui 79 mila in Cina. Evidente che qualcosa è cambiato.

 

Ma anche in Corea del Sud si era cantata vittoria con la doppia strategia dei tamponi per tutti e del “tutti a casa”, ma sembra scoppiato un nuovo focolaio. Che cosa significa?

Sì, un nuovo focolaio di contagio da coronavirus è scoppiato in Corea del Sud e sarebbe legato a una chiesa con 46 casi all’interno della congregazione. La Chiesa Grace River Church di Seongnam, circa 20 chilometri a sud di Seoul, è stata chiusa domenica dopo che un terzo dei suoi 135 fedeli sono risultati positivi al COVID-19: tra loro il pastore e sua moglie. Qual è il problema? Non hanno rispettato gli ordini governativi e confidato nella protezione divina. La congregazione religiosa ha infatti continuato a celebrare le messe nonostante il divieto di qualsiasi raduno pubblico e religioso.

 

A proposito di “muri” che cosa è accaduto in Messico?

È stato registrato il primo decesso provocato dal coronavirus, come riporta la Reuters. Il paradosso in un Paese finora esente? L’imprenditore Jose Kuri è morto dopo essere risultato positivo al Covid-19, contratto a seguito di un viaggio negli Stati Uniti.

 

E la situazione italiana non sembra buona. Siamo ancora in ascesa vertiginosa?

Secondo gli ultimi dati resi noti dal commissario per l’emergenza Angelo Borrelli, durante la conferenza stampa alla Protezione Civile, in Italia sono 2.470 i nuovi casi di coronavirus (per un totale di quasi 23.000 positivi). I morti sono 349 in più per un totale che sfonda quota 2 mila e arriva a 2.158. Sono invece 2.749 le persone guarite, 414 in più di domenica. Sono infine 1.851 i malati ricoverati in terapia intensiva.

 

Numeri drammatici. Eppure, il cosiddetto modello Italia, che è poi quello adottato da subito in Cina a Wuhan, sembra essere quello giusto. Così pensano nel resto del mondo sembra.

Certo, il cosiddetto modello Italia fa scuola. La città americana di Los Angeles ha ordinato a tutti i bar, ristoranti e locali notturni di chiudere dalla mezzanotte di domenica, a eccezione del servizio di asporto. Il divieto resterà in vigore almeno fino al 31 marzo. Una misura simile è stata adottata anche a New York, dove saranno chiuse anche le scuole. A Las Vegas, il gruppo MGM Resorts ha annunciato la chiusura temporanea dei suoi tredici casinò e alberghi. Inoltre, gli Stati Uniti hanno deciso di includere Gran Bretagna e Repubblica d`Irlanda nel blocco dei voli verso l’Europa. E questo anche dopo la dichiarazione del governo inglese di puntare sull’”effetto gregge”. In Europa, la Spagna segue l’esempio italiano e, dopo l’emanazione dello “stato di allerta nazionale”, esteso a tutte le Regioni del Paese, obbliga i suoi cittadini alla “quarantena” in casa, schiera anche l’esercito per i controlli e mette in atto punizioni severe per gli inadempienti. Di fatto l’obbligo di rimanere in casa può essere infranto per gli stessi motivi scelti per primi dal nostro governo: cioè motivi di lavoro, di approvvigionamento alimentare, per recarsi in farmacia o dal dottore La Francia ha chiuso ristoranti, bar e tutti i negozi non indispensabili, ma ha messo a rischio la popolazione con il turno elettorale. Si vedrà in seguito quanti contagiati usciranno dalle urne. Comunque, i governi europei sono tutti sotto pressione e mai come ora si chiedono norme uguali in tutta Europa, Ue e non Ue.

 

E il governo della Brexit, che ha annunciato anche un modello Brexit per affrontare il Covid-19?

Nel Regno Unito, le autorità stanno affrontando una dura reazione popolare dopo la decisione del Governo di evitare di introdurre severe misure di contenimento sociale, come la chiusura delle scuole. Le autorità ritengono che un massiccio blocco nelle prime fasi della diffusione del virus causerebbe semplicemente la ricomparsa di un’infezione di massa nel corso dell’anno. Il Governo britannico è anche reticente a chiudere il Paese troppo presto durante la pandemia, temendo che la popolazione, rinchiusa in casa diventerà pazza e inizierà a uscire proprio mentre il coronavirus raggiungerà il picco. Ieri, tuttavia, il Governo ha iniziato a contestare le opinioni del suo principale consigliere scientifico, Patrick Vallance, che afferma che il Regno Unito debba acquisire “l’immunità di gregge”. Il ragionamento di Vallance è che non esiste una cura per il coronavirus, quindi l’immunità naturale è l’unico modo per fermare la sua diffusione. Il segretario alla Sanità britannico, Matt Hancock, ha illustrato però ieri alcune misure restrittive, dicendo che alle persone di età superiore ai 70 anni verrà chiesto di auto-isolarsi nelle prossime settimane “per molto tempo”. Il Governo si sta anche preparando a vietare gli assembramenti di massa, a partire dal prossimo fine settimana. I britannici hanno iniziato ad affrontare la situazione, rifornendosi di generi alimentari e preparandosi a tenere i propri figli a casa da scuola, ignorando i consigli del Governo. La Premier League, a cui era stato dato il via libera dal Governo ha annullato le partite dopo che un allenatore e un giocatore sono risultati positivi al coronavirus. In pratica gli inglesi, al contrario di altri popoli, stanno facendo il contrario di quello che dice il Governo.

 

Che cosa ha fatto la Cina per arrivare a un risultato 15 giorni fa impensabile?

Dopo un ritardo iniziale, politicamente favorito dalla paura di una ricaduta negativa per l’economia (cosa poi avvenuta moltiplicata per 10), la macchina cinese ha messo tutti in quarantena, costruito un ospedale nella zona di Wuhan in sette giorni, indirizzato l’industria alla produzione di mascherine, tute protettive e ventilatori meccanici in previsione del peggio, ha trasferito medici e infermieri a Wuhan da altre aree della Cina. In pratica hanno trasformato la zona del focolaio in una grande area in quarantena. Quarantena gestita e garantita dai militari. Ora senza arrivare alla militarizzazione del problema, la consapevolezza di un’azione che è vincente se attuata da tutti i cinesi lo hanno compreso e metabolizzato.

 

E ora?

La Cina riparte. Primo segnale arriva dal colosso Apple che chiude tutti i suoi negozi nel mondo, a eccezione dei 42 “store” in Cina che l’azienda statunitense ha riaperto ieri. Non solo riparte ma ora la Cina aiuta anche l’Italia. Ha mandato nel nostro Paese un totale di 100mila mascherine di massima tecnologia e 20mila tute protettive. A questo si aggiungerebbero poi circa 50mila tamponi utili per effettuare nuovi test diagnostici. Inoltre, le aziende cinesi hanno avuto l’ordine di inviarci 2 milioni di mascherine mediche ordinarie. Un valido aiuto soprattutto per gli ospedali del nord, i cui medici hanno più volte lamentato di averne troppo poche a loro disposizione. Cosa più importante di tutte, la Cina ha anche garantito all’Italia la priorità per acquistare ventilatori polmonari. Comprende un’emergenza che ha vissuto e ancora vive. Presto dovrebbero arrivare i primi mille ventilatori polmonari pronti all’uso, strumenti necessari per i reparti di terapia intensiva di cui la Cina, avendo ridotto drasticamente il numero di contagi, ora non ha più bisogno.

 

Vi sono state falle nel contenimento del contagio in Cina? I giovani all’inizio sono apparsi sofferenti di fronte ai divieti di socializzazione, è vero?

Sì. Ed è anche quanto accade in Italia. La poca attenzione mostrata dai giovani nei confronti della diffusione del virus, specie nei primi momenti in cui questo iniziava a propagarsi, potrebbe portare ad un aumento considerevole di casi riguardanti i più giovani. A giocare a loro svantaggio potrebbe essere l’essersi considerati forti e immuni rispetto al virus e aver continuato ad avere una vita molto orientata alla socialità. “È verosimile aspettarci casi in questo weekend – dice Silvio Brusaferro dell’Istituto Superiore di Sanità – in parte come effetto dei comportamenti assunti lo scorso fine settimana. L’incubazione è tra i 4 e i 7 giorni: abbiamo visto folle assembrate al mare o in stazioni sciistiche o in mega aperitivi, luoghi dove probabilmente il virus ha circolato. Una parte di quelle persone nei prossimi giorni probabilmente mostrerà una sintomatologia. È un’ipotesi, speriamo di essere smentiti dai fatti». Ricordiamoci che in Cina, dove gli anziani sono meno che in Italia, la classe più colpita sono stati proprio i giovani adulti. In Italia i primi cluster d’infezione sono nati intorno agli ospedali, più frequentati da anziani, e in piccoli centri. Ora il virus si è diffuso, circola molto di più in tutto il Paese e sono proprio le persone più giovani, con tanti contatti sociali, a rischiare di più il contagio se non si attengono alla regola del distanziamento sociale.

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