Differenti areee geografiche hanno incidenze di tipo di tumore diverse e per quasi il 50% dipendono dalle abitudini alimentari del luogo.

 

 

Il rapporto alimentazione-tumore è stato studiato in modo approfondito dai ricercatori di tutto il mondo, partendo dalla constatazione della notevole differenza di tumori che si riscontra nelle varie popolazioni. Certi tipi di patologie neoplastiche sono presenti in un’area e non esistono in un’altra: per esempio il cancro allo stomaco è frequente in Giappone ma non in Canada, quello all’esofago è comunissimo in alcune parti dell’Iran ma non esiste in Norvegia.

In Italia vi è un’alta incidenza di tumori all’esofago nella fascia alpina ma non se ne riscontrano in Puglia. Inoltre, si è visto che quando le popolazioni emigrano da una parte all’altra del globo assumono le caratteristiche del Paese che li ospita. I giapponesi che si trasferiscono in California, per esempio, perdono la loro predisposizione al tumore dello stomaco, rarissimo negli Stati Uniti, ma «acquistano» la predisposizione ai tipi di tumore caratteristici di quell’area. L’aria che si respira, le abitudini di vita e la qualità dei cibi incidono in maniera determinante sull’insorgenza del cancro. Per oltre il 40 per cento di sicuro e c’è chi sostiene per oltre il 50.

I numerosi studi sulle abitudini dietetiche delle popolazioni in rapporto all’insorgere del cancro hanno portato a scoperte interessanti. Per esempio, nel Sud Italia, dove c’è una forte abitudine alla cosiddetta dieta mediterranea – prevalentemente composta da vegetali, frutta, olio di oliva e pochi grassi animali – si riscontra poco più della metà dei tumori rispetto al Nord Italia, in particolare quelli al seno o all’intestino. Analizzando la composizione molecolare dei cibi alla base della tradizione mediterranea si è così scoperto che le crocifere – broccoli, cavoli, cavolini, cavolfiori – contengono una sostanza capace di fare scudo alle malattie. Insomma, si può parlare di cibo-prevenzione.

Vi sono alimenti di cui non si dovrebbe mai fare a meno. Seguendo con scrupolo poche e facili regole dietetiche, potremo garantirci una vita migliore e metterci al riparo da molti rischi.

La prima regola (dal libro “Una carezza per guarire”, Pappagallo-Veronesi, Sperling & Kupfer editore) è variare il più possibile gli alimenti che si mangiano, lasciando come base fissa la frutta e la verdura. Bisogna abituarsi a mangiarne in buona quantità tutti i giorni.

La seconda regola è mangiare con moderazione. L’obesità in aumento tra i ragazzi è un problema molto serio e da non sottovalutare.

La terza è limitare i grassi di origine animale che aumentano il rischio di cancro. Bisogna anche controllare bevande zuccherate, eccesso di condimenti, fritti, cibi alla griglia e bevande alcoliche.

In realtà, nessuna di queste regole è una novità: da decenni sappiamo che i grassi animali in eccesso non sono un toccasana per le nostre arterie (leggi colesterolo), che una dieta priva di vitamine (frutta e verdura) e cereali non è la migliore per proteggere l’organismo dai tumori e che le proteine animali sono molto meno vantaggiose per il nostro organismo di quelle derivate da fagioli, piselli e così via.

Frutta e verdura tutti i giorni, quindi. I vegetali ci proteggono dal cancro: contengono numerose sostanze preziose (vitamine, antiossidanti, sali minerali) che svolgono una funzione di scudo molto efficace. Bisogna mangiarne almeno cinque porzioni al giorno: tre di verdura e due di frutta.

Alcune ricerche indicano con chiarezza i benefici che soprattutto le giovani donne ricavano da un’alimentazione ricca di fitoestrogeni. Composti simili agli estrogeni prodotti dall’organismo femminile, ma dall’azione ormonale più debole: si trovano soprattutto nei legumi, nei cereali integrali, nei germogli delle piante. I pomodori contengono sostanze antiossidanti, come il licopene, che aiutano a neutralizzare i radicali liberi, agenti tossici che possono alterare il Dna, preparando il terreno alla trasformazione della cellula da sana a tumorale. L’aglio è ricco di sostanze chimiche, gli allil-solfuri, che limiterebbero la produzione di alcuni enzimi probabilmente implicati nelle prime fasi del processo di cancerogenesi.

L’uva rossa, infine, contiene sostanze in grado di contrastare i processi di produzione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi), cosa questa che accade nelle fasi iniziali di sviluppo di un tumore. Si è visto inoltre che alcune sostanze derivate dalla vitamina A, i retinoidi, proteggono le mammelle delle donne al di sotto dei 40 anni da eventuali degenerazioni neoplastiche: il rischio di un tumore viene ridotto del 30 per cento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *