C’è una relazione tra natura e criminalità negli ambienti urbani. Uno studio lo spiega.
Nelle città progettare bene e mantenere correttamente spazi verdi all’aperto sembra sia fondamentale per la sicurezza pubblica. Sarebbero, infatti, potenziali deterrenti al crimine violento e alla violenza armata. Al contrario, spazi verdi mal progettati e inadeguatamente curati possono aiutare il crimine a radicarsi e diffondersi. Per rendere le comunità più sicure, le città più sicure, e mantenere gli abitanti più sani occorre quindi aumentare gli spazi verdi all’aperto, ma devono anche essere ben progettati e ben curati.
Sono le conclusioni dello studio di un team di scienziati dell’università della Virginia (UVA). L’obiettivo era una ricerca sulla complicata relazione tra natura e criminalità in ambienti urbani. Perché di solito i parchi cittadini sono percepiti come pericolosi. I ricercatori hanno quindi identificato, dopo aver esaminato un’ampia rassegna di articoli di cronaca, progetti urbanistici e studi architettonici, diversi modelli che possono aiutare a informare le politiche pubbliche, guidare la progettazione urbana e la promozione di quartieri sicuri e piacevoli in cui vivere. Lo studio, ovviamente, ha riguardato realtà americane, ma i risultati sono interessanti per tutte le metropoli del mondo.
Il progetto di studio è nato perché i membri del gruppo di ricerca erano stati tutti toccati dal crimine, direttamente o indirettamente. “Tutti noi abbiamo avuto una sorta di esperienza, personalmente o attraverso i membri della famiglia. E abbiamo pensato che forse potevamo fare qualcosa di scientifico al riguardo “, spiega Hessam Sadatsafavi, della School of Medicine della University of Virginia (UVA). E aggiunge: “Controllare il crimine violento è una sfida molto importante e noi medici, abituati a sfidare la malattie delle persone, volevamo vedere se potevamo partecipare anche a questa sfida cercando soluzioni terapeutiche ad un ambiente malato. Quindi abbiamo esaminato il problema con l’ottica scientifica della medicina”.
La ricerca, avviata alla Cornell University, ha cercato di sintetizzare i risultati di molti studi precedenti che hanno esaminato gli effetti di varie forme di spazio verde sul crimine e sul comportamento criminale. “Abbiamo cominciato cercando di capire che cosa esisteva in termini teorici sul problema e che cosa avevano scoperto gli altri – dice Sadatsafavi a “Cronache di Scienza” -. Lo spazio verde può aumentare o ridurre il rischio di criminalità in un quartiere. Attraverso quali meccanismi? E quando aumenta il rischio? E quando lo riduce, o elimina proprio? Belle domande no? Ci siamo detti che forse potevamo cercare di dare risposte e ci siamo messi al lavoro”.
Inizialmente i ricercatori hanno preso in considerazione più di 14.000 articoli e alla fine ne hanno selezionati 45 che offrivano le informazioni più rilevanti su come l’accesso alla natura potesse migliorare la sicurezza pubblica. La recensione iniziale è stata impegnativa perché l’argomento è vasto e può essere affrontato da molti punti di vista. Dagli orti comunitari ai prati urbani, dal conteggio degli alberi lungo i marciapiedi all’esame delle immagini satellitari, al numero di lotti liberi che sono stati trasformati in spazi verdi. Tutto ciò incrociato con l’ampia varietà di reati esaminati e le loro dinamiche. Complicato arrivare a conclusioni specifiche, ma alla fine lo studio non è stato inutile perché ha selezionato modelli applicabili, “terapeutici” per le città malate di criminalità e violenza.
Per esempio, nove studi hanno esaminato l’effetto dello spazio verde sulla violenza armata. Sei hanno scoperto che tali interventi hanno ridotto il crimine, mentre tre erano inconcludenti. “È stato dimostrato che interventi ecologici a livello urbano riducono il crimine violento, in particolare la violenza armata”, afferma Sadatsafavi, che continua: “Osservando tutti questi studi, siamo stati in grado di proporre possibili percorsi per ridurre il crimine e mettere insieme un quadro generale del perché ciò accade, sia in termini di violenza armata sia in termini di tasso complessivo di criminalità”.
Emerge con sicurezza che la natura può ridurre il crimine e che se ben progettata e curata è realmente abbinabile alla riduzione del crimine e della violenza. Forse anche per un effetto sulla psiche. Stimola, invece, la violenza una natura arruffata, abbandonata, mal progettata. Sadatsafavi spera che le scoperte dei ricercatori da lui coordinati, descritte in un articolo del 27 febbraio 2020 sull’”International Journal of Environmental Research and Public Health”, condurranno a interventi della comunità che proteggeranno le persone, diminuiranno la criminalità e promuoveranno una migliore qualità della vita.
Il suo sogno qual è? “Lo scenario da sogno per me, personalmente, è quello di sensibilizzare sull’efficacia, anche economica, di queste strategie”, risponde. E il sogno come team? “Il nostro prossimo obiettivo è sviluppare linee guida di progettazione. Per esempio, per un orto comunitario o per un piccolo parco comunitario, per migliorare gli effetti positivi dello spazio verde e fornire informazioni pratiche per le persone che operano nel settore, che si tratti di architetti del paesaggio o di persone che stanno avviando il loro orto comunitario”. Il tutto con l’ottica dei medici che vogliono curare ciò che non va e prevenire ciò che non deve essere.
Gli autori dello studio: Mardelle Shepley, Naomi Sachs, Sadatsafavi, Christine Fournier e Kati Peditto. Tutti Cornell University e UVA.