Il pianeta K2-18b potrebbe essere il primo candidato per la ricerca di vita extraterrestre. Secondo astronomi dell’università di Cambridge, in Inghilterra, il corpo celeste avrebbe tutte le caratteristiche par far fiorire forme di vita, anche se molto semplici.
Scoperto nel 2015 orbita una nana rossa all’interno della sua fascia di abitabilità, cioè alla giusta distanza dalla stella per mantenere acqua allo stato liquido sulla sua superficie.
Nel 2019 due differenti team di astronomi hanno rilevato vapore acqueo nella sua atmosfera ricca di idrogeno, un primo indizio dell’esistenza di questo liquido indispensabile per la vita.
Tuttavia non si conosceva nulla di quello che poteva celarsi sotto le spesse coltri di nubi di idrogeno, così i ricercatori inglesi hanno elaborato dei modelli numerici per scoprire la composizione dell’atmosfera di K2-18b e di quel che c’è sotto.
I risultati sono riportati su The Astrophysical Journal Letters. Per prima cosa hanno calcolato i parametri fisici del pianeta, situato a 124 anni luce da noi e con un raggio di 2,6 volte quello terrestre e una massa di 8,6 volte. E hanno inoltre confermato la presenza di vapore acqueo in atmosfera, oltre a quantità di ammoniaca e metano più basse di quello che si aspettava, ma ovviamente non si sa se sono prodotti da fenomeni biologici come sulla Terra.
Dalle analisi il pianeta è stato classificato come un mini-Nettuno, cioè ci si aspetta che abbia un “rivestimento” di idrogeno che avvolge uno strato di acqua ad alta pressione in un nucleo solido roccioso.
La presenza di vita si gioca tutta sullo spessore di questo stato di idrogeno: se è troppo sottile la pressione sottostante diventerebbe troppo elevata per consentire un ambiente abile.
Le soluzioni per i modelli numerici elaborati dal team prevedono che il massimo spessore dello strato di idrogeno dovrebbe essere il 6% della massa del pianeta e il minimo di un milionesimo, cioè proporzionalmente simili a quello terrestre.
In particolare diverse soluzioni prevedono uno scenario di un ondo completamente ricoperto da oceani, alle stesse condizioni di temperatura e pressione di quelli della Terra. Adesso, per confermare o smentire le previsioni, servono misure dirette dell’atmosfera planetaria, cosa che i futuri telescopi spaziali in procinto di essere lanciati consentiranno di ottenere.