La notizia di un potenziale nuovo vaccino non ferma la psicosi. Aumentano i casi anche all’estero.
Diario del coronavirus. Mentre Milano sembra la città a cui siamo abituati a Ferragosto e il Coronavirus calamita le attenzioni, in pochi ora si preoccupano delle polveri sottili e di una drammatica siccità invernale. Il surriscaldamento è in atto e i due Poli stanno via via perdendo i loro salubri, per il pianeta, ghiacciai. Ma poco importa, la paura circola ma riguarda la nuova “peste”. Sì, perché, come spesso accade nelle avventure umane, la storia si ripete. Tutto è già successo, a Milano e in Italia del Nord, 390 anni fa.
“La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia…..”.
Così Alessandro Manzoni apre il capitolo 31 dei Promessi Sposi, laddove la penna descrive l’epidemia di peste che si abbatté su Milano nel 1630. Due capitoli, il 31 e il 32, che in successione raccontano, con la maestria dovuta al Manzoni, qualcosa che appare familiare a chi vive oggi nella cosiddetta “zona rossa” dell’epopea italiana del virus arrivato dalla Cina.
Tutto è descritto: la certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria…. Rassicuratevi, un dì arrivò la pioggia e la peste svanì.
Salutiamo Manzoni tornando al 25 febbraio 2020, al nostro diario sul coronavirus Covid-19. Ieri ci siamo lasciati con 230 contagiati e sette morti in Italia. Supermercati assaltati per scorte di cibo, mascherine e amuchina introvabili. Chiusura di congressi, conferenze stampa, eventi fieristici, teatri e cinema, scuole, università. Niente Carnevale di Venezia. Semivuote anche le sale d’attesa dei Pronto Soccorso. Chiuse le filiali di alcune banche e la Procura di Milano serrata per il pubblico. Processi rinviati, come ieri il Ruby Ter. Tutto chiuso, tutto rinviato, tutto sospeso.
E oggi si continua e si allarga la zona rossa italiana. Nuovi contagi sia in altre Regioni, come Sicilia (3 casi), Liguria (2) e Marche (1), sia nei Paesi confinanti con l’Italia, come Svizzera (1), Francia (2), Spagna (1) e Austria (2), sia meta dei nostri viaggiatori, come Tenerife (2) e la Croazia (1). Quasi tutte persone passate per Milano o in Lombardia o che hanno incontrato abitanti delle aree dei focolai italiani. All’estero ci guardano preoccupati ma per ora non ci sono chiusure sanitarie delle frontiere. Eppure, i numeri salgono: 326 i contagiati (240 in Lombardia) L’incremento in 24 ore è stato di 94 unità. Le vittime, comprese nel numero dei contagiati, sono 11. Le nuove vittime sono tre persone (due uomini e una donna) della Lombardia ultraottantenni e una donna di 76 anni risultata positiva al Coronavirus a Treviso. Era ricoverata in rianimazione per complicanze respiratorie. La mappa dei casi: Lombardia 240, Veneto 44, Emilia-Romagna 26, Piemonte 4, Lazio 3, Sicilia 3, Toscana 2, Liguria 2, Bolzano 1, Marche 1. Oltre 200 i ricoverati, la metà in gravi condizioni. Una guarita e dimessa a Padova.
Salgono anche nel mondo, con un nuovo focolaio in Iran dove si è contagiato anche il viceministro della Sanità. Il Covid-19 si è diffuso in altri 34 paesi oltre alla Cina, con un totale di 80.299 contagiati (di cui 77.754 in Cina continentale, Hong Kong e Macao), inclusi i 2.707 morti (di cui 2.668 in Cina, 13 in Iran, 12 in Corea del Sud, 11 in Italia e uno ciascuno nelle Filippine, in Giappone, Francia e Taiwan). I contagiati sono 793 più di ieri e i morti 82 in più. I ricoverati sono 27.796 (2.672 in più rispetto a ieri). La situazione peggiore sembra essere in Iran e in Corea del Sud dove i contagi aumentano a dismisura ogni ora. A Teheran, per esempio, è risultato positivo al test anche il viceministro alla Sanità.
La Turchia, inoltre, ha messo in quarantena un aereo partito proprio dalla capitale iraniana e diretto a Istanbul. Il velivolo è stato bloccato ad Ankara con tutti i passeggeri in quarantena e sottoposti ai test. Si pensa ad oltre 10 casi di Coronavirus, ma la certezza la si avrà solo nelle prossime ore con i risultati dei test. Tornando con i piedi per terra, è utile consigliare al meglio chi è costretto a una vita da pendolare su treni e autobus. Chiuse le scuole nelle aree a rischio, restano molti quelli che giornalmente si spostano con i mezzi pubblici, oggi comunque meno affollati del solito.
Il primo consiglio per affrontare al meglio la vita da pendolare ai tempi del Covid-10 è quello di evitare tutti quei contatti ravvicinati e faccia a faccia in quanto, come sappiamo, il virus si trasmette per via aerea: nel limite del possibile, cercate di evitare di salire sui mezzi pubblici nelle ore di punta e di sfruttare soluzioni alternative come la bicicletta. Il secondo è un suggerimento molto utile per gestire al meglio gli starnuti o i colpi di tosse: quando accadono, sarebbe meglio utilizzare un fazzoletto di carta usa e getta per tamponare l’eventuale fuoriuscita di muco.
Il terzo consiglio riguarda la mascherina che è utile nel momento in cui sappiamo di dover avere, necessariamente, contatti ravvicinati; allo stesso tempo, però, rimane una soluzione non obbligatoria. Il quarto suggerimento riguarda tutti quegli oggetti come sedili, maniglie e corrimano che, per loro natura, contengono un’elevata carica virale: dopo averli toccati è consigliabile utilizzare un igienizzante per le mani. I guanti, in tal senso, non costituiscono una soluzione efficace. L’ultimo consiglio è quello di lavarsi spesso le mani con frequenza con dell’acqua calda, utilizzando un sapone antisettico come disinfettante. Insomma, mettendo in atto questi piccoli ma efficaci accorgimenti non avrete sicuramente bisogno di alcun supporto psicologico in quanto avrete ridotto di parecchio la possibilità di contrarre il virus.
Buona notizia: un vaccino americano per il coronavirus è quasi pronto alla sperimentazione sull’uomo. In coda un vaccino in Cina e uno in Australia. Un primo lotto della formula del vaccino per il Covid-19 è stato spedito dall’azienda biotech americana Moderna ai laboratori del Niaid Vaccine Research Center ovvero l’Istituto Nazionale americano delle Allergie e Malattie Infettive. Le aspettative sono chiare: la fase 1 della sperimentazione clinica su persone dovrebbe partire entro fine aprile 2020. Almeno così ha annunciato l’azienda biotech. Una volta iniziati i test i risultati dovrebbero esserci per luglio-agosto, ma non potrà comunque arrivare sul mercato prima del 2021. Il vaccino è siglato mRna-1273. Nel frattempo, anche altri Paesi sono alla ricerca spasmodica di un vaccino efficace, che tuttavia prevede una prassi lunga e complicata imposta unicamente per la sua sicurezza ed efficacia. Il vaccino del coronavirus sintetizzato in Cina è arrivato, nei giorni scorsi, alla fase della sperimentazione animale, mentre i test del vaccino in Australia sono stati terminati per la fase di sperimentazione in laboratorio e stanno anche loro per procedere alla sperimentazione su animali.
La notizia del vaccino non riesce però a frenare la psicosi, dilagante soprattutto tra gli italiani in cui il coinvolgimento emotivo è marker genetico. È come se i sommi sacerdoti avessero preannunciato punizioni divine, sia bibliche sia mitologiche. Il diluvio universale, le sette piaghe, l’ira di Zeus simile agli accumulatori elettrostatici di Tesla o la furia sismica di Odino con la crosta terrestre presa a martellate da Thor. In forse è la salute mentale. Confidiamo nella scienza, certo, ma quando la scienza litiga al suo interno ed è inascoltata dai politici e dai teocrati è anch’essa sconfitta. E a quel punto, e solo a quel punto, capiremo che non vale la pena star male quando poi, in fondo, del futuro non c’è certezza.