Determinante l’alimentazione della mamma durante la gravidanza e l’allattamento: più graditi al piccolo i cibi consumati dalla mamma durante questi due periodi.
Il pesce, per esempio, è quasi sconosciuto nell’alimentazione del bambino, quando «dovrebbe essere parte abituale, almeno due volte a settimana, anche prima dei tre anni di vita», come raccomanda Marcello Giovannini, professore emerito di pediatria, ritenuto uno dei più accreditati esperti di nutrizione pediatrica.
Anche in questa delicata fascia di età i consumi alimentari risentono del paradosso dell’eccesso: l’abbondanza di offerta di cibi si accompagna spesso a errori e incongruenze che forse gratificano subito il bambino, ma lo espongono al rischio di disturbi o malattie in età adulta.
«Il primo errore è quello di considerare il bambino un adulto di dimensioni più piccole», ammonisce Giovannini. «Almeno fino ai tre anni il bambino ha un sistema di digestione e metabolismo degli alimenti del tutto particolare, che va rispettato diligentemente: è quindi sbagliato in questo periodo iniziale della vita dare ai piccoli pane e farinacei, aggiungere sale nelle pietanze o zucchero nella frutta e nelle bevande».
Spesso i genitori si lamentano che i bambini non apprezzano il gusto di alcuni alimenti, e tendono quindi a rifiutare cibi salutari, come la frutta, la verdura, il pesce. «L’abitudine al gusto – ricorda il professore emerito – si acquisisce fino dalla gestazione: l’abitudine della madre a consumare pesce durante la gravidanza condiziona l’abitudine del bambino quando è ancora feto; lo stesso vale durante l’allattamento: i sapori di alcuni cibi passano nel latte materno e inducono nel lattante una familiarità che si può mantenere in seguito».
Molto importante per la corretta alimentazione del bambino è il consumo regolare di pesce, che deve iniziare con le apposite pappe già prima della dentizione. In seguito si può proporre il pesce a piccoli pezzi da masticare, preferendo il pesce azzurro nostrano, o anche il pesce surgelato: molti di questi prodotti mantengono inalterate le proprietà nutrizionali, in particolare gli acidi grassi polinsaturi come gli omega 3 e l’acido docosaesaenoico (DHA), preziosi per la formazione e il corretto funzionamento di numerosi organi ed apparati (membrane cellulari, cervello, retina), nonché per la prevenzione – che inizia fino dai primi anni di vita – dell’aterosclerosi e delle malattie cardiovascolari.
«In termini generali – precisa Giovannini – il pesce proveniente dalle zone subantartiche è migliore dal punto di vista dell’assenza di contaminanti».
Il consiglio nutrizionale prioritario rimane comunque quello di favorire l’allattamento naturale al seno.
Il latte materno contiene nutrienti insostituibili per il bambino e finalizzati alla crescita, allo sviluppo funzionale e immunitario e lo induce anche ad abitudini alimentari più sane.
«Per esempio insegna al bambino l’autoregolazione, nel senso che il piccolo assume solo quanto necessario, evitando sovraccarichi per avidità: infatti si stacca dalla mammella quando è sazio, talvolta indisponendo la mamma, che avrebbe ancora altro latte da offrire; ma il bambino è tendenzialmente più saggio, e dovrà essere collocato, alla poppata successiva, sulla stessa mammella per riprendere il suo pasto interrotto».
«Tale attitudine all’autoregolazione è destinata a rimanere per molto tempo, soprattutto se l’educazione alimentare rimane accorta».
«Fondamentale – conclude Giovannini – è comunque il ruolo del pediatra di fiducia nella corretta educazione nutrizionale. Il suo ruolo attivo nella promozione di una sana alimentazione può condizionare le scelte nutrizionali del bambino e di tutta la famiglia. Ciò vale in particolare in un’epoca suggestionata da mode alimentari incongrue che favoriscono sindromi di obesità-anoressia, riducendo la dieta a un’abitudine monotematica e talvolta povera di alimenti ricchi di micronutrienti, lasciandosi andare a proiezioni psicologiche e di attesa verso il proprio modello di fisico ideale».