La chimica al servizio dei beni culturali torna al Museo Egizio di Torino per ampliare la ricerca sul corredo funebre della Tomba di Kha e Meri.

 

I ricercatori sono tornati ad “annusare” le “ultratracce” dell’Antico Egitto. Dopo la campagna di indagini preliminari svolta a luglio di quest’anno, la tomba di Kha e Merit del Museo Egizio di Torino è stata protagonista di una nuova serie di analisi.

La ricerca, appena conclusa, ha riguardato trenta nuovi reperti di circa 3500 anni fa appartenenti al corredo funerario rinvenuto integro nel 1906 che rappresenta uno dei principali tesori della collezione egittologica torinese.

Nel quadro di un progetto di ricerca finanziato dalla regione Toscana e con il supporto dell’azienda SRA, un team di chimici dell’Università di Pisa, in collaborazione con gli archeologi e i curatori del Museo, ha analizzato in modo del tutto non invasivo, senza prelevare alcun campione, il contenuto di trenta ampolle, vasi e anfore.

Ad essere “annusati” grazie a questa tecnologia sono i composti volatili rilasciati nell’aria in concentrazioni estremamente basse (ultratracce) dai residui organici presenti nei contenitori al fine di identificarne la natura. I risultati promettenti della prima campagna diagnostica, in corso di pubblicazione, hanno convinto ricercatori e staff del Museo Egizio a estendere lo studio a una più ampia gamma di contenitori che fanno parte della collezione, nonché alcune mummie di prossima esposizione in una sala dedicata.

Anche questa volta l’esame è stato eseguito con uno spettrometro di massa SIFT-MS (Selected Ion Flow Tube-Mass Spectrometry) trasportabile, un macchinario che solitamente è impiegato in ambito medico per quantificare i metaboliti del respiro e che solo recentemente ha dimostrato la sua utilità anche nel campo dei beni culturali per eseguire indagini preservando l’integrità dei reperti.

I risultati saranno integrati da analisi effettuate in laboratorio mediante tecniche basate su cromatografia e spettrometria di massa.

“Grazie ai promettenti risultati ottenuti durante la prima fase di indagine, che saranno a breve pubblicati su una rivista scientifica internazionale e successivamente presentati al pubblico, abbiamo deciso di effettuare una seconda campagna di misure. L’entusiasmo dello staff del Museo – spiega Ilaria Degano dell’Università di Pisa – e la disponibilità di SRA, che ci ha permesso di impiegare nuovamente la strumentazione, ci ha permesso di ampliare il numero di campioni analizzati tramite questa metodica innovativa”.

L’indagine ha coinvolto il dottor Jacopo La Nasa, la studentessa Camilla Guerrini e le professoresse Francesca Modugno, Erika Ribechini, Ilaria Degano e Maria Perla Colombini dell’Università di Pisa, il dottor Andrea Carretta della SRA Instruments e Valentina Turina, Federica Facchetti, Enrico Ferraris del Museo Egizio di Torino. L’iniziativa rientra nel progetto MOMUS – Spettrometria di Massa SIFT portatile e identificazione di Materiali Organici in ambiente Museale, realizzato con il sostegno della Regione Toscana e di SRA Instruments, cha inoltre ha messo a disposizione lo spettrometro di massa e la sua esperienza nella gestione dell’esperimento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *