Permetterà di personalizzare le cure per il cancro monitorando l’effetto dei farmaci sulle cellule trasportate dal sangue
Analizzare il sangue e i fluidi corporei in tempo reale e tramite un microchip sottile quanto un capello umano. È la rivoluzione della nuova generazione di dispositivi in grado di diagnosticare la presenza di tumori e successivamente di monitorare l’andamento della terapia per correggere e personalizzare il trattamento.
Questa tecnologia è conosciuta come microfluidica e permette di eseguire biopsie liquide, cioè l’analisi dei fluidi corporei (sangue, saliva, urine) alla ricerca di particolari cellule, proteine o frammenti di tessuto (detti biomarcatori) prodotti dai tumori e che si propagano all’interno dell’organismo.
Il vantaggio di questo modo di diagnosticare ed analizzare il cancro è evidente: rispetto alla tradizionale biopsia solida, dove viene asportato un campione del tessuto tumorale, non è per niente invasiva, non procura disagi ai pazienti e permette di analizzare anche tumori collocati in sedi molto difficili da raggiungere.
Adesso, come riportato sull’ultimo numero della rivista Biomicrofluidics, questa tecnica si potrà addirittura fare senza prelievi di sangue, con un microchip portabile. E consentirà non solo di diagnosticare il cancro, ma anche di personalizzarne la cura.
“Se si isolano alcune cellule e si espongono a differenti trattamenti farmacologici, si può predire la risposta a quella determinata terapia in anticipo” spiegano i ricercatori autori dell’articolo. “E così si può vedere come il tumore evolve in risposta ai trattamenti”.
Poiché i biomarcatori del cancro finiscono nel flusso sanguigno, tramite la biopsia liquida si può tracciare una mappa di tutti i tumori presenti nel corpo, cioè quello primario ed eventuali metastasi.
Questi nuovi dispositivi microfluidici sono inoltre in grado, grazie alle nanostrutture di cui sono fatti, di riconoscere i biomarcatori di oltre cento tipi di tumore.
I microchip usano campi elettrici, magnetici e acustici per meglio selezionare i biomarcatori da analizzare direttamente dal dispositivo stresso.
Alcuni di questi laboratori su chip sono già in commercio, ma i ricercatori sostengono che siamo solo nella “infanzia” di questa tecnologia. Presto saranno disponibili dispositivi più accurati, più veloci e più sensibili, in grado di eseguire analisi sempre più sofiscticate.