
Il telescopio spaziale ha catturato immagini della stella doppia Eta Carinae che si trova in una fase terminale della sua vita
C’è una stella, anzi una coppia di stelle, nella costellazione della Carena (visibile solo nell’emisfero australe) a 7.500 anni luce da noi, che sta per esplodere.
In realtà gli astrofisici non hanno ancora ben chiaro cosa stia succedendo ad Eta Carinae: quel che si sa è che ha iniziato ad espellere materiale, sotto forma di gas e polvere, proprio come fanno gli astri molto grandi quando raggiungono la fase finale della loro vita, un attimo (che in astrofisica vuol dire migliaia di anni) prima di esplodere.
Tutto ha inizio nel 1838 quando Eta Carinae improvvisamente diventa luminosissima. Il suo bagliore cresce fino a farla diventare la seconda stella più brillante del cielo (la prima è Sirio, molto più vicina a noi) tanto che i marinai che navigano nei mari del sud la usano come punto di riferimento per tracciare le rotte. Poi, dal 1844 in avanti, la sua luminosità torna a calare.
L’ipotesi è che una delle due stelle abbia sperimentato una forte esplosione, scagliando nello spazio alcuni suoi strati più esterni. Il risultato è la formazione di una nebulosa, cioè una regione di cielo composta da gas e polveri lanciate nel cosmo dalla grande eruzione (così gli astronomi chiamarono l’evento del 1838-44).
Le radiazioni delle due stelle fanno brillare questi residui, dando vita a un meraviglioso spettacolo cosmico: la nebulosa infatti si colora e rivela la sua forma a “buco della serratura” o, se preferite il 3D, a pupazzo di neve ed è infatti chiamata nebulosa Omuncolo, proprio per le sue sembianze.
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Hubble sin dalle sue prime osservazioni ha sempre tenuto d’occhio Eta Carinae, catturando centinaia di immagine del sistema stellare sia nella luce visibile sia nell’infrarosso.
Adesso ha fornito per la prima volta fotografie nell’ultravioletto, che hanno mostrato nuove sorprendenti caratteristiche di Eta Carinae. Grazie a queste immagini gli scienziati sono stati in grado di vedere gas caldissimi prevalentemente composti da magnesio che gettano nuova luce sulle dinamiche, ancora in corso di studio, della grande eruzione.
“Abbiamo scoperto una grande massa di gas espulso durante l’esplosione ma che non si è ancora scontrata con l’altro materiale che circonda la stella doppia” dicono i ricercatori.
“È stato un po’ come vedere i raggi del sole che filtrano attraverso el nuvole” spiegano “anche se qui si tratta di un fenomeno completamente differente”.
Adesso gli astrofisici hanno del nuovo e inedito materiale su cui lavorare per cercare di risolvere il mistero cosmico che circonda Eta Carinae e la sua imminente fine.