Una nuova tecnica sviluppata dai ricercatori della McGill per la manipolazione meccanica delle cellule staminali potrebbe portare a nuovi trattamenti con cellule staminali, che devono ancora realizzare il loro potenziale terapeutico.
Una nuova tecnica sviluppata dai ricercatori della McGill per la manipolazione meccanica delle cellule staminali potrebbe portare a nuovi trattamenti con cellule staminali, che devono ancora realizzare il loro potenziale terapeutico.
La terapia con cellule staminali è stata annunciata come un nuovo modo per trattare molte malattie, che vanno dalla sclerosi multipla, all’Alzheimer, al glaucoma, fino al diabete di tipo 1.
I progressi previsti devono ancora materializzarsi, in parte perché si è dimostrato molto più difficile di quanto si pensasse inizialmente controllare i tipi di cellule che si sviluppano dalle cellule staminali.
“La grande forza delle cellule staminali è la loro capacità di adattarsi al corpo, replicarsi e trasformarsi in altri tipi di cellule, che si tratti di cellule cerebrali, cellule del muscolo cardiaco, cellule ossee o altri tipi di cellule”, ha spiegato Allen Ehrlicher, professore associato presso il Dipartimento di Bioingegneria della McGill e la cattedra di ricerca canadese in meccanica biologica.
“Ma questa è anche una delle maggiori sfide nel lavorare con loro”.
Recentemente, un team di ricercatori della McGill ha scoperto che allungando, piegando e appiattindo i nuclei delle cellule staminali a diversi livelli, potrebbero generare cellule mirate con precisione che potrebbero dirigere a diventare cellule ossee o adipose.
Le prime applicazioni di questa scoperta sono probabilmente legate alla rigenerazione ossea, possibilmente correlata alla riparazione dentale o cranio-facciale, o ai trattamenti per traumi ossei o osteoporosi, secondo Ehrlicher, l’autore senior dello studio, che ha guidato il team di ricerca.
Egli avverte, tuttavia, che è probabile che ci vorranno un decennio o due prima che questa nuova comprensione di come differenziare le cellule staminali si traduca in trattamenti clinici.
I test e la manipolazione in corso delle cellule staminali aiuteranno questa scoperta a essere incorporata nei trattamenti medici.
I prossimi passi della ricerca consisteranno nel determinare in che modo i meccanismi molecolari alla base delle diverse cellule consentono loro di essere allungate in cellule che possono diventare grasse o ossee e quindi tradurre queste conoscenze in colture di fibre 3D.
Lo studio, “La curvatura nucleare determina la localizzazione e la differenziazione delle proteine associate a Yes delle cellule staminali mesenchimali“, di Ajinkya Ghagre et al, è stato pubblicato su Biophysical Journal.