Presentati al congresso Asco in corso a Chicago i risultati dello studio Destiny Breast 06 nelle pazienti con bassa espressione del recettore HER2 sulle cellule tumorali: con il trattamento trastuzumab deruxtecan raddoppiati sopravvivenza libera da progressione e tasso di risposta. Dimezzata la percentuale di pazienti con perdita di capelli. Potrà essere usato in prima linea al posto della chemio.
CHICAGO – Una buona notizia, che riguarda le 55 mila donne colpite dal tumore al seno in Italia ogni anno, arriva dal Congresso dell’American Society for Clinical Oncology, in corso a Chicago in questi giorni.
Anzi, un’ottima notizia. Giuseppe Curigliano, membro del Direttivo Nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) ha infatti presentato i risultati dello studio DESTINY-Breast06, che ha riguardato donne con tumore al seno metastatico con espressione sulle cellule tumorali del recettore HER2, trattate con trastuzumab deruxtecan dopo terapia endocrina.
Lo studio confrontava il trattamento con questo anticorpo monoclonale rispetto alla chemioterapia standard e ha dato esisti importantissimi.
“È raddoppiato il tempo di sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana, che è arrivata a 13,2 mesi rispetto a 8,1 con la chemioterapia standard” afferma il professore.
Non solo. “Migliora anche il tasso di risposta oggettiva, che ha raggiunto il 56,5% rispetto al 32,3%. Nelle pazienti con bassissima espressione della proteina HER2 (HER2-ultralow), questo parametro è più che raddoppiato rispetto alla chemioterapia (61,8% rispetto a 26,3%)”.
Che cosa significa lo dice Curigliano con soddisfazione: “questo trattamento cambia la pratica clinica, siamo di fronte a un nuovo standard di cura alternativo alla chemioterapia dopo terapia ormonale”.
“Il beneficio apportato grazie a questo farmaco è così importante che possiamo pensare di non usare più la chemio in prima linea”, afferma.
Infatti, questo trattamento cambia anche la qualità della vita delle pazienti e la loro quotidianità: “è una terapia che si effettua ogni tre settimane e solo il 45% delle donne nello studio ha avuto perdita di capelli”.
“Il tumore al seno metastatico non solo si può ora cronicizzare, cioè trasformarlo in una malattia da tenere sotto controllo come diabete o ipertensione, ma per chi ne è colpito puntiamo anche alla qualità della sopravvivenza guadagnata”.
Come funziona trastuzumab deruxtecan? “La molecola si lega al recettore HER2 espresso sulle cellule tumorali e poi viene inglobata dalla cellula malata e la uccide”.
“Distrugge le cellule dal di dentro, perché trasporta con sé un chemioterapico che viene rilasciato all’interno delle cellule cancerose. La possiamo definire un chemioterapia smart”.
Un’altra buona notizia è che ”la molecola si fissa anche se c’è una bassa percentuale di questo recettore”.
“Lo studio ha interessato solo donne con espressione di HER2 che andava da 0 a 2+. Normalmente l’espressione HER2 varia da 0 a 3+, in altre parole significa che ci dice quante cellule tumorali hanno questa proteina sulla loro superficie”.
“Lo studio DESTINY-Breast06 ha mostrato che l’anticorpo funziona anche nelle pazienti con HER2 ultra low, cioè che va da 0 a 1, ossia con una percentuale di cellule con il recettore HER2 tra 0 e 10%”.
Per essere impiegato anche in questa categoria di pazienti il farmaco deve essere prima approvato da EMA (l’ente regolatorio europeo per i farmaci) e, una volta superato questo ostacolo, l’Agenzia Italiana del Farmaco negozia la rimborsabilità con le aziende produttrici.
Ci sono effetti collaterali? “La molecola è già ben conosciuta dagli oncologi italiani, perché è già in commercio e viene impiegata già per l’80% delle donne con tumore seno, quindi sappiamo cosa aspettarci”, prosegue Curigliano.
“Gli effetti avversi più frequenti sono la nausea, che però possiamo tenere sotto controllo e, in 5-7% dei casi, la polmonite interstiziale, causata dal farmaco”.
“Anche questa può però essere controllata sottoponendo le pazienti a TAC al torace ogni tre mesi, per monitorare lo stato dei polmoni”.
“Le donne con cancro al seno metastatico oggi sopravvivono anche 10-15 anni, questo nuovo standard di cura è un altro piccolo mattoncino che contribuisce ad allungare questo periodo”, conclude.