Amivantamab rimborsato nel nostro paese, primo in Europa, per carcinomi con mutazioni da inserzione dell’esone 20 attivanti del recettore EGFR, dopo il fallimento della chemioterapia.

 

 

Amivantamab, anticorpo bispecifico completamente umano, first-in-class, per il riconoscimento dei recettori mutati del fattore di crescita dell’epidermide (EGFR) e della transizione mesenchima-epidermide (MET), sviluppato da Janssen, azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson, ha ricevuto dall’Agenzia italiana del farmaco la rimborsabilità per il trattamento di adulti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) avanzato, con mutazioni da inserzione dell’esone 20 attivanti del fattore di crescita dell’epidermide (EGFR), dopo il fallimento della chemioterapia a base di platino. Si tratta della prima terapia ad essere approvata in Italia per questa rara mutazione.

“Il cancro al polmone è il tumore più frequente dopo quelli specifici di genere (mammella e prostata) colpisce ogni anno oltre 40.000 persone nel nostro Paese” afferma Silvia Novello, Professore di oncologia medica presso il Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino, Responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale di Oncologia Toracica all’AOU “San Luigi Gonzaga” di Orbassano, Presidente di WALCE – Women Against Lung Cancer in Europe.

“Non è limitato un’unica tipologia” prosegue “ma si diversifica in varie patologie, ciascuna caratterizzata da strategie terapeutiche diverse: ecco perché dobbiamo conoscere le alterazioni molecolari della neoplasia, che le conferiscono un preciso nome e cognome, in modo da assegnare una terapia mirata“.

“Una di queste mutazioni riguarda il fattore di crescita dell’epidermide e interessa circa il 14% dei pazienti, vale a dire 6.000 persone” precisa Novello.

Ma non è finita: ci può essere un’ulteriore mutazione nella mutazione. “La mutazione EFGR è stata studiata a partire dal 2004 e in Italia si è curata dal 2010 con un inibitore specifico per essa, tramite assunzione orale di un farmaco” spiega Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica, Vicedirettore del Programma sul carcinoma polmonare, IEO di Milano.

“Riguardava però solo mutazioni negli esoni 19 e 21” [porzioni di DNA di un gene n. d. A.] prosegue il clinico “e solo successivamente si è scoperta un’ulteriore mutazione nell’esone 20, su una proteina che causa una rapida crescita delle cellule e, di conseguenza, aiuta il cancro a diffondersi”. 

Questa alterazione è presente nel 12% di quel 14% di pazienti oncologici con mutazione EGFR. “E purtroppo la terapia con l’inibitore non ha efficacia su di loro” aggiunge De Marinis.

“I pazienti con NSCLC caratterizzato da mutazioni di inserzione dell’esone 20 dell’EGFR hanno a disposizione poche opzioni terapeutiche, non solo per numero, ma anche per efficacia. Basti pensare che solo l’8 per cento delle persone con questa mutazione sopravvive a 5 anni dalla diagnosi. Nello specifico, il rischio di progressione della malattia è molto elevato: parliamo di un rischio maggiore del 93 per cento rispetto alle mutazioni più comuni dell’EGFR”.

Poter riconoscere con prontezza il tipo di mutazione è fondamentale per seguire il paziente con la terapia più adeguata, sin dalle prime fasi della diagnosi e non solamente nelle successive linee di terapia.

“Purtroppo solo una percentuale inferiore al 60% dei pazienti ha accesso ai test del DNA per poter identificare le mutazioni” aggiunge De Marinis.

Circa il 75 per cento dei pazienti con NSCLC è già in stadio III o IV al momento della diagnosi. Questo è dovuto ad un ritardo nel riconoscimento dei sintomi, generalmente non specifici, quali tosse, affaticamento, dolore al petto, dispnea, perdita di peso.

“In questo contesto, l’arrivo di amivantamab in Italia è un traguardo importante perché rappresenta la prima terapia specifica per i pazienti con questa tipologia di tumore al polmone”.

“Inoltre, gli studi clinici condotti con questo farmaco hanno mostrato una superiorità rispetto alle terapie standard per questo tumore in termini di efficacia, permettendo di raddoppiare l’aspettativa di vita dei pazienti”.

L’efficacia e la sicurezza di amivantamab sono state valutate e dimostrate dallo studio clinico di fase 1 CHRYSALIS, studio multicentrico in aperto, con amivantamab in monoterapia in pazienti precedentemente trattati con terapia a base di platino.

Il tasso di risposta complessiva osservata nello studio, è stato pari al 43%,  con una durata mediana complessiva della risposta pari a 10,8 mesi e il 74% dei pazienti ha mostrato un beneficio clinico con una durata della risposta pari o superiore a 6 mesi.

I parametri valutati dagli sperimentatori sono risultati coerenti con quelli riportati dalla valutazione Blinded Independent Central Review (BICR).

I dati hanno dimostrato, nei pazienti trattati con amivantamab, una sopravvivenza mediana libera da progressione (tempo trascorso senza progressione o morte) di 8,3 mesi e una sopravvivenza globale mediana 22,8 mesi.

“La necessità di ricercare e distinguere le diverse varianti è essenziale, in quanto a ciascuna di esse può essere associata una terapia differente, in prima linea, così come nelle linee di trattamento successive” ribadisce Silvia Novello.

“I test genetici, soprattutto la Next-Generation Sequencing (NGS), si rivelano uno strumento cardine non solo per una corretta diagnosi, ma anche per un approccio terapeutico personalizzato, anche per le mutazioni da inserzione dell’esone 20 dell’EGFR”

“Per offrire la terapia più adeguata ed efficace al paziente affetto da tumore al polmone con mutazione di EGFR, è quindi necessario studiare adeguatamente ogni singolo caso e valutare ogni dato. È questa la medicina di precisione, una medicina fortemente personalizzata e mirata, che parte proprio dalle differenze individuali in termini di genetica, microbioma, stile di vita e ambiente”, conclude.

«Questa nuova terapia rappresenta una speranza, per tutti coloro che soffrono di questa tipologia di carcinoma polmonare, sia in termini di allungamento della prospettiva di vita, sia di miglioramento della qualità di vita. Ci auguriamo che queste cure innovative, sempre più mirate ed efficaci siano rese disponibiliin tempi rapidi, a tutti i pazienti che ne hanno bisogno», commenta Bruno Aratri, Presidente Associazione IPOP – Insieme per i Pazienti di Oncologia Polmonare.

«D’altro canto, Associazione IPOP si pone al fianco delle persone con tumore al polmone e dei loro familiari, non solo con lo scopo di migliorare e accrescere il loro stato di benessere, ma proprio di facilitare l’accesso alle cure, non sempre equamente garantite su tutto il territorio nazionale», prosegue.

«La disponibilità di amivantamab risponde al bisogno, ancora insoddisfatto, di offrire per la prima volta in Italia e in Europa, ai pazienti e ai clinici una nuova opzione terapeutica per questo tipo di tumore al polmone, che tra le forme rare di EGFR è la più comune. Il valore di amivantamab è stato riconosciuto anche dalla Food and Drug Administration (FDA) americana nel 2020, che ha assegnato al farmaco la designazione Breakthrough Therapy, e dalla British Pharmacological Society che all’inizio di quest’anno ha insignito amivantamab del riconoscimento di ‘Drug Discovery of the Year’. Amivantamab, inoltre, rappresenta per Janssen il primo farmaco della medicina di precisione per l’oncologia solida e costituisce un passo importante verso il nostro obiettivo di fornire terapie innovative che trasformino il decorso del tumore al polmone», conclude Danilo Arienti, Therapeutic Area Medical Manager Janssen Italia.

 

 

 



Foto crediti: Envato Elelents (ove non diversamente specificato)
Riproduzione riservata (c)