Per affrontare il problema è stato creato un Gruppo di lavoro scientifico per la prevenzione dei danni causati da cannabis nei giovani.

 

 

 

Per affrontare il problema è stato creato un Gruppo di lavoro scientifico per la prevenzione dei danni causati da cannabis nei giovani. È stato presentato a Roma, nell’incontro “Cannabis sì o no?  Come divulgare il messaggio fra i giovani”, svoltosi col Patrocinio dell’OMCEO, Ordine Provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri.  Anche perché il Gruppo è coordinato dal vicepresidente dell’OMCEO, Stefano De Lillo.

I risultati dello studio su cannabis e adolescenti sono allarmanti e necessitano di un’azione di prevenzione e divulgazione nelle fasce d’età che, a partire dagli 11 anni, assumono i cannabinoidi, inconsapevoli o incuranti degli effetti sul lungo periodo.

Il falso mito dello spinello che non fa poi così male, anzi fa meno male di una sigaretta, si è ben radicato in fasce d’età ad alto rischio.

Secondo i dati 2020 della DCSA (Direzione Centrale dei Servizi Antidroga del Ministero degli Interni) nel nostro Paese il 6.3% dei consumatori di cannabis ha meno di 18 anni; inoltre, il 25,8% degli studenti fra i 15 e i 19 anni l’ha fumata.

Il Responsabile scientifico del Gruppo, Antonio Bolognese, ha descritto le modalità di informazione che verranno adottate per far giungere, attraverso i media tradizionali, o col supporto di testimonial e influencer anche sui social, il messaggio di lesività di quella che, finora, è stata sdoganata come un’abitudine omologante o di massa, al pari del masticare una chewing gum.

E, invece, questa sostanza si insinua nell’organismo degli assuntori, fino ad instaurare il rischio di disturbi psichiatrici quali la schizofrenia.

Peraltro, il contraccolpo del periodo di lockdown causato dalla pandemia, e la socialità ‘innaturale’ che ne è conseguita, ha allargato la platea di potenziali assuntori. Anche perché gli spacciatori non hanno mai smesso di far circolare la cannabis nonostante l’isolamento obbligato dal Covid. Senza dimenticare che gli adolescenti attuali sono figli, se non nipoti, di spinellatori.

Attenzione, però, all’età in cui si comincia a frequentare la cannabis. Secondo lo psichiatra Giuseppe Bersani, docente emerito dell’Università La Sapienza di Roma: “La combinazione fra l’età di prima assunzione, qualora sia precoce, la regolarità dell’uso, la concentrazione di principio attivo di cannabis assunto nel tempo e una vulnerabilità individuale mediata geneticamente possono tradursi in stati psicotici di tipo simil-schizofrenico o simil-schizo-affettivo e non recedere neanche in caso di sospensione dell’assunzione”.

Il Gruppo di lavoro è nato spontaneamente ed è indipendente, dedicandosi alla salute delle giovani generazioni. Associa esperti sia sotto il profilo scientifico-sanitario, sia sotto quelli della comunicazione, di area giuridica e dello sport.

“La definizione della cannabis come droga leggera – ha detto Bolognese – è priva di fondamenti scientifici, ma è frutto di un’invenzione di marketing, che l’ha adoperata per assolverla dalla reale pericolosità. Rispetto allo ‘spinello’ del’68, peraltro, oggi ci troviamo di fronte a una sostanza 80 volte più potente. Riteniamo giusto informare gli operatori sanitari che, spesso, non hanno avuto possibilità di approfondire quest’argomento, rimasto ai margini del dibattito collettivo”.

L’incontro avvenuto a Roma presto verrà replicato in tutt’Italia, per rendere omogenea la conoscenza su questo tema di scottante attualità.

 

 

 

 



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