Lo afferma uno studio dell’università di Boston, ma il pericolo scompare se si torna a non essere soli.
Non è classificata come patologia, eppure la solitudine comporta un sacco di effetti dannosi per la salute: disturbi del sonno, depressione, deficit cognitivi e perfino ictus. Adesso, in tempi di lockdown senza senso, ne sa qualcosa anche chi solo non lo è mai stato.
Lunghi periodi di solitudine, specialmente per persone nella fascia di età tra i 45 e i 64 anni, sono associati a un aumento del rischio di soffrire in seguito di malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer.
Lo rivela uno studio condotto alla Boston University School of Medicine, dove i ricercatori hanno comparato lo sviluppo di demenza e Alzheimer in soggetti che sono rimasti soli nella mezza età rispetto a chi ha conosciuto questa condizione solo temporaneamente, indipendentemente dalla depressione preesistente e da fattori genetici predisponenti come l’allele APOE ε4, dopo diciotto anni.
La buona notizia è che questo rischio si può annullare se si esce dalla solitudine, affermano i ricercatori dello studio.
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