Uno studio su Nature Geoscience potrebbe rivoluzionare le ipotesi sulla formazione del nostro satellite.

 

 

Le rocce della Terra e quelle del nostro satellite contengono quantità di isotopi dell’ossigeno (atomi con più neutroni nel nucleo) molto diverse tra loro. Lo afferma uno studio pubblicato oggi su Nature Geoscience, realizzato misurando gli isotopi racchiusi nei campioni rocciosi riportati a terra dagli astronauti delle missioni Apollo.

A prima vista si potrebbe pensare che la cosa di per sé è di poco conto, ma proprio in quegli atomi di ossigeno si cela il segreto della genesi del nostro satellite.

Le attuali teorie sulla formazione della Luna sostengono infatti che sia il risultato di uno scontro avvenuto 4 miliardi di anni fa tra la Terra e un altro pianeta, chiamato Teia, che si è completamente distrutto nell’impatto e i cui frammenti, assieme a pezzi staccati dallo schianto dal nostro pianeta, si sono poi aggregati per formare un nuovo corpo celeste, la Luna appunto.

Questa ipotesi può spiegare le somiglianze geochimiche tra Terra e Luna, risultate dall’amalgama dei frammenti del pianeta Teia. Ma una estrema similitudine degli isotopi di ossigeno tra i due corpi celesti è difficilmente conciliabile con l’ipotesi del grande impatto.

Infatti questo presume che o la Terra e Teia avevano identica composizione geochimica prima dello scontro oppure gli isotopi dell’ossigeno si sono completamente e totalmente mescolati nell’impatto. La prima condizione è statisticamente improbabile, mentre la seconda non si combina con le simulazioni computazionali e i modelli elaborati dai fisici.

Ma le nuove e d accurate misure sui campioni lunari hanno rivelato che la quantità di isotopi varia a seconda del tipo di roccia. Per esempio le rocce estratte dal mantello lunare, cioè in profondità, sono completamente differenti, a livello di contenuto isotopico, dalle rocce terrestri.

Questo si può spiegare come una conseguenza del mix di isotopi tra la luna primordiale fatta di roccia fusa e l’atmosfera di vapore creatasi dopo l’impatto. Secondo gli scienziati, quindi, il mantello della luna sarebbe molto rappresentativo della geochimica del corpo impattante Teia.

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