Il contributo degli oncologi nel valutare la pericolosità del virus e sugli errori commessi.
L’Associazione internazionale per lo studio del cancro del polmone (IASLC) supporta i suoi 8000 iscritti con un ampio spettro di materiali educativi e informativi per far avanzare la comprensione della medicina sul cancro del polmone. In linea con i suoi obiettivi, lo IASLC ha creato una sezione speciale per ospitare materiale e ricerche attuali sul coronavirus.
L’epidemia di coronavirus ha già causato il caos nei mercati dei viaggi e finanziari e minaccia di diventare un grave problema di salute pubblica. Ma quanto è realmente una minaccia l’infezione SARS-CoV-2 per la popolazione in generale e per i malati di cancro in particolare, che sono pazienti più suscettibili di sviluppare un decorso aggressivo dell’infezione? E perché il virus finora è sembrato limitato a specifici Paesi e Regioni?
Il Journal of Thoracic Oncology pubblica questa settimana un editoriale di Michele Carbone, del Cancer Center dell’Università delle Hawaii, Joshua B. Green, governatore dello Stato delle Hawaii, Enrico M. Bucci, dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine alla Temple University, e John A. Lednicky, del Dipartimento di salute ambientale e globale, College of Public Health, University of Florida. Un editoriale che ipotizza risposte alle domande precedenti.
Gli autori innanzitutto osservano che il numero di individui che risultano ufficialmente infettati con SARS-CoV-2 in diverse aree del mondo è in gran parte influenzato dal numero di test eseguiti. Ciò ha creato una falsa storia dell’epidemia secondo la quale alcune aree del mondo sono prive di infezione (per esempio, diversi Stati negli Stati Uniti, molti Paesi stranieri, nel Sud Italia, ecc). Tuttavia, in queste Regioni non sono stati eseguiti test o solo poche persone sono state testate, rispetto per esempio al Nord Italia e alla Corea del Sud, dove sono stati condotti test approfonditi e molti sono risultati positivi. Gli autori prevedono che nelle prossime settimane, poiché i test verranno eseguiti in modo più approfondito, dovremo ripensare gran parte di ciò che sappiamo ora sulla diffusione della malattia.
Nel loro editoriale, gli autori sottolineano inoltre che diversi “errori” hanno influito sulla diffusione del virus che sta impegnando ora la comunità sanitaria internazionale. Tre in particolare: 1) 5 milioni dei 14 milioni di residenti nella provincia di Wuhan hanno lasciato l’area per il capodanno cinese, e per altri motivi, prima che il governo cinese ordinasse la quarantena; 2) Test errati sono stati identificati in Cina e negli Stati Uniti, ostacolando gli sforzi dei medici per diagnosticare correttamente i casi di SARS-CoV-2; 3) La carenza di informazioni utili per la comprensione della malattia ha complicato la diagnosi e il trattamento.
La scorsa settimana, un team internazionale di clinici ha pubblicato la prima valutazione patologica del coronavirus partendo dalla biopsia di due pazienti trattati per tumore polmonare nella provincia di Wuhan, in Cina. Questa settimana, Conghua Xie dell’ospedale Zhongnan, dell’Università di Wuhan, ha inviato una lettera al direttore del Journal of Thoracic Oncology intitolata “Trattamento ed esito di un paziente con cancro al polmone infetto da SARS-CoV-2”. Questa lettera descrive in dettaglio il caso di un paziente maschio cinese di 57 anni con carcinoma polmonare che è stato ricoverato in ospedale il 30 dicembre per trattare il cancro e che il 18 gennaio ha manifestato febbre. Aveva contratto un’infezione da SARS-CoV-2 e risultato positivo al test il 26 gennaio. Dopo il trattamento antivirale, il paziente ha riportato un miglioramento delle condizioni generali ed è stato dimesso il 14 febbraio. Xie riferisce che il paziente ha continuato a ricevere un trattamento per il cancro del polmone anche durante il trattamento per SARS-CoV-2.
“L’obiettivo di queste comunicazioni – dice il direttore della rivista della IASLC – è innanzitutto quello di far avanzare ulteriormente la comprensione dell’origine, della diffusione, della diagnosi e del trattamento della malattia. Alla fine, il risultato degli studi andrà a beneficio della medicina e dei pazienti di tutto il mondo”.