La chiusura delle fabbriche e le limitazioni al traffico hanno abbattuto drastricamente le emissioni di CO2.

 

 

Epidemia da Coronavirus in Cina. C’è anche il bicchiere mezzo pieno. Crolla l’economia ma crolla anche l’inquinamento da biossido di carbonio (CO2) nell’atmosfera. Chi lo dice, e lo dimostra con foto e filmati, è la Nasa, l’Agenzia spaziale Usa. E c’è euforia da parte degli scienziati americani. Commenta la ricercatrice Fei Liu: “È la prima volta che vedo quest’effetto”.

In realtà, l’università “La Sapienza” di Roma lo aveva già ipotizzato ma ora la Nasa conferma con prove lo studio de “La Sapienza” pubblicato a metà febbraio sulla rivista scientifica Pnas. Una relazione tra emergenza coronavirus e ambiente emergeva chiaramente dalla ricerca del dipartimento di Biologia dell’università romana.

Che cosa è stato osservato?  Uno stretto collegamento tra l’impatto ambientale e la comparsa di epidemie a livello globale. Con evidenti analogie tra l’attuale Covid-19 e le pregresse epidemie di Ebola (febbre emorragica africana), di Sars (sindrome respiratoria acuta grave), di Mers (sindrome respiratoria meridionale) e di virus Zika (malattia trasmessa dalle zanzare). Tutte queste pandemie hanno in comune un’origine zoonotica, che significa il passaggio all’uomo di un virus da un serbatoio animale. In effetti, il 70% delle malattie infettive emergenti è imputabile a specie animali, soprattutto selvatiche. Le ultime, per esempio, da pipistrelli, pangolini, zibetti.

Moreno Di Marco, ricercatore di Biologia e Biotecnologia de “La Sapienza”, spiega il collegamento con l’ambiente: “Se, per esempio, per l’approvvigionamento degli alimenti ci si avvale di più allevamenti intensivi, aumentano le probabilità di entrare in contatto (diretto o indiretto) con il bestiame ed aumenta di conseguenza il rischio di contrarre da esso gli agenti patogeni. Il risultato è che ci stiamo ‘ammalando di sviluppo insostenibile’”. Secondo lo studio l’allevamento intensivo, unito ad eventi di disboscamento, sfruttamento intensivo dei terreni, abuso di attività di caccia, sono le cause scatenanti delle epidemie e della loro conseguente diffusione.

E questo riguarda il perché negli ultimi anni diversi ceppi virali si sono mutati e da agenti infettivi dei soli animali sono passati ad essere anche infettivi per l’uomo. Ma che cosa collega l’epidemia in corso con un’atmosfera meno inquinata? Dall’inizio dell’epidemia di Covid-19, il diossido di carbonio nell’atmosfera cinese è diminuito drasticamente rispetto allo scorso anno. Le cause, secondo la Nasa, vanno ricercate nel crollo dell’economia del Paese, causata a sua volta dalla chiusura temporanea di molte fabbriche, unita al blocco della circolazione delle automobili.

“È la prima volta che vedo un calo simile legato a un singolo evento su un’area così vasta”, insiste Fei Liu, scienziata del Goddard Space Flight Centre dell’Agenzia Spaziale Usa. All’inizio, peraltro, tale fenomeno era visibile soltanto sulla città di Wuhan, epicentro dell’epidemia. Adesso, invece, i cieli dell’intero Paese hanno cambiato colore, passando da giallo ad azzurro. E l’aria è nettamente più pulita.

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