Il virus ha diffuso qualcos’altro oltre alla disinformazione e alle false voci: xenofobia e sentimento anti-cinese.
Mentre cammina per corso Umberto per recarsi al bar dove lavora, Lin Huynh fa di tutto per reprimere la tosse. La paura del coronavirus, che è stata rilevata per la prima volta a dicembre in Cina, si è diffusa in tutto il mondo, e molte persone come Huynh sono improvvisamente preoccupate delle loro radici in Asia orientale.
In realtà lei è nata a Roma, per gli amici è da sempre Sara, da genitori cinesi e vive al Prenestino, ma i suoi occhi a mandorla ne tradiscono le ascendenze e la tosse non ha quell’accento romano che la contraddistingue Ogni colpo di tosse, ogni respiro sibilante, dice la 22enne, sembra suscitare sguardi furtivi e sguardi strani.
“Non so se sono solo le persone che mi guardano tossire o perché sono una persona asiatica che tossisce, pensano che potrei avere il coronavirus – dice -. Ogni volta che tossisco ora mi preoccupo delle persone che mi sentono. Non dovrei sentirmi così”.
I virus spesso scatenano il panico. Ma il coronavirus ha diffuso qualcos’altro oltre alla disinformazione e alle false voci: xenofobia e sentimento anti-cinese. Le persone hanno messo in campo attacchi al vetriolo negli spazi pubblici, compresi sguardi sospetti e commenti cattivi, se non aggressioni come la sassaiola agli studenti cinesi a Frosinone.
Panico ingiustificato da Coronavirus. In Italia come negli Stati Uniti dove i timori per la salute pubblica vengono facilmente proiettati su gruppi razziali o altre comunità emarginate. Si cerca sempre un colpevole per esorcizzare la malattia, meglio se straniero o di colore di pelle diverso o se povero. Peccato che non si pensi all’idiozia, anche perchè gli idioti non sanno di esserlo.
Per esempio, uno dei primi nomi dell’HIV era “deficienza immunitaria legata all’omosessualità” e lo stigma omofobico intorno alla malattia ha portato alla criminalizzazione della convivenza con l’HIV, ha perpetuato la vulnerabilità di salute e ha contribuito ad alimentare l’epidemia. Perchè l’eterosessualità non veniva nemmeno considerata, neanche quella a pagamento.
Altro esempio: all’inizio degli anni ’30, i funzionari della sanità pubblica della contea di Los Angeles e della California presentarono una risoluzione al Congresso raccomandando una deportazione di massa di filippini, sostenendo che alti tassi di tubercolosi tra i filippini stavano sovraccaricando le infrastrutture di sanità pubblica. Anche in questo caso la tubercolosi dilagò…