I tumori sono causati da una combinazione di sfortuna, ambiente e ereditarietà.
Il cancro? Colpa della sfortuna. Ma non sono state persone che predicano il potere taumaturgico della scaramanzia a dire questo, bensì ricercatori che svolgono le loro mansioni in uno dei santuari americani della scienza: la Johns Hopkins University di Baltimora.
Hanno stilato i risultati del loro studio in corso da 5 anni e li hanno così sintetizzati: «Circa due terzi dei tumori degli adulti sono scatenati principalmente da mutazioni spontanee del Dna, con un apporto minimo o nullo al rischio da parte di stili di vita o cause ereditarie». Così tradotto da Bert Volgenstein, uno degli autori dello studio: «Tutti i tumori sono causati da una combinazione di sfortuna, ambiente e ereditarietà. E noi abbiamo creato un modello matematico che può quantificare ogni contributo». Quindi tre gli addendi da considerare per avere la somma della probabilità di avere un cancro: patrimonio genetico, epigenoma e casualità.
Il loro dogma anti-dogma è già stato pubblicato all’inizio dello studio sull’autorevole rivista Science. Passi avanti negli anni successivi nell’ottica della conferma della teoria. Il modello matematico ha individuato 22 tipi di cancro in cui la «sfortuna» — intesa come una replicazione casuale del Dna delle cellule staminali di alcuni tessuti tale da scatenare la malattia — avrebbe un ruolo primario e nove in cui invece prevalgono gli altri fattori.
Gli scienziati hanno contato le mutazioni casuali che possono avvenire durante una divisione cellulare, lasciando da parte altre cause (geni difettosi ereditati o effetti ambientali come il fumo o la presenza di radiazioni). Ed evidenziato che all’aumentare del numero di divisioni cellulari aumenta il rischio che si sviluppi un tumore. Con una conclusione choc: in molti casi non è possibile prevenire i tumori.
Hanno studiato 31 diversi tessuti. In 22 casi che vanno dal cancro del duodeno a diversi tumori del distretto testa-collo, le mutazioni casuali hanno un peso preponderante, mentre negli altri nove, fra cui polmoni, fegato e tiroide, sono i fattori ambientali e familiari a decidere, anche se sempre combinati con la «sfortuna». Pier Giuseppe Pelicci, condirettore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo), contesta le conclusioni americane: «È fondamentale scoprire come avvengono le mutazioni spontanee, ma da qui a sostenere che l’ambiente non c’entra c’è un abisso».
Insiste Cristian Tomasetti, coautore dello studio: «I rari casi di fumatori che non sviluppano tumori sono spesso attribuiti a “buoni geni”, ma la verità è che sono invece solo fortunati. I cambiamenti di stili di vita possono avere un grandissimo impatto su alcuni tipi di cancro, ma secondo i nostri risultati su altri non hanno influenza. In questo caso il modo migliore per combatterli è la diagnosi precoce, quando ancora si può intervenire con la chirurgia». Tra le neoplasie collegate alla «cattiva sorte», Volgenstein inserisce quelle che colpiscono cervello, testa-collo, tiroide, esofago, polmone, osso, fegato, pancreas, melanoma, ovario e testicolo.
Comunque sia, la scienza non può avvalorare la sfortuna come causa. Mentre numerosi studi confermano che quattro tumori su 10 nel mondo sono provocati da stili di vita scorretti e da fattori ambientali. E che il 70 per cento delle neoplasie si può evitare o curare grazie alla prevenzione e alla diagnosi precoce. È il caso di seno, colon e prostata. Solo per fare alcuni esempi. In Italia ogni anno sono 52.000 le diagnosi di tumore al colon, 48.000 al seno, 36.000 alla prostata. Maria Ines Colnaghi, Associazione per la ricerca sul cancro (Airc), commenta: «I modelli matematici non sono vangelo e non possono negare che la scienza ha individuato le cause e i meccanismi che scatenano i vari tipi di cancro e che da questi fatti si è arrivati a diagnosi sempre più precoci e a cure vincenti». Per colon, seno e prostata oggi si parla di guarigione e gli studi su corretti stili di vita e «scudi» preventivi, come la corretta alimentazione, stanno realmente contrastando il cancro.
E i fattori infiammatori? Sono stati calcolati dallo studio americano? Filippo de Braud, oncologo medico dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, se lo chiede: «Chi prende l’aspirina può non avere la mutazione cancerogena al colon anche se ha uno stile di vita alimentare scorretto, perchè abbiamo scoperto che “smorzando” l’infiammazione si proteggono le cellule dalle mutazioni. Questa è fortuna?».
L’aspirina come il corno rosso? E se stili di vita sani, non avere difetti genetici e vivere in un ambiente sano, portassero sì «sfortuna». Ma non alla persona, bensì al cancro.