Sarah McQuate/University of Washington

Ricercatori americani hanno sviluppato un algoritmo per questi dispositivi che monitora il cuore senza contatto fisico.

“Alexa, monitora il mio cuore!”. Basterà questo comando vocale, impartito a dispositivi come appunto Alexa di Amazon o Goggle Home, per andare a letto tranquilli di ricevere soccorso immediato in caso di arresto cardiaco.

Ricercatori dell’Università di Washington hanno infatti sviluppato un algoritmo che, una volta inserito in questi apparecchi, è in grado di riconoscere il respiro agonico, cioè l’ansimare tipico che insorge quando il cuore si sta fermando.

In quel caso il dispositivo chiama immediatamente i soccorsi: è infatti appurato che la repentina rianimazione cardiopolmonare, eseguita sul malcapitato, triplica le chances di sopravvivenza.

Ma nella maggior parte dei casi l’arresto cardiaco si verifica di notte, e per le persone sole nella propria camera da letto, lontano dall’ospedale, il pronto intervento può fare la differenza tra la vita e la morte.

Ecco dunque che arriva in soccorso lo smart speaker a chiamare aiuto.

Come funziona l’algoritmo? In modo semplice: i ricercatori lo hanno sviluppato analizzando le telefonate al 911 (il 118 americano) estraendo il rumore dell’ansimare proprio del respiro agonico.

L’hanno quindi fatto “imparare” a un’intelligenza artificiale e, per evitare falsi allarmi, hanno inserito anche rumori di disturbo, quali quelli prodotti da cani e gatti, auto sulla strada e ventola dell’aria condizionata.

Sono stati fatti riconoscere alla intelligenza artificiale anche suoni tipici del dormire, come il russare o l’interruzione del respiro causato da apnee notturne. I clip audio così ricavati sono stati inseriti in un database e tutto il programma è stato caricato sugli smart speaker.

Questi così sono in grado di riconoscere senza equivoci il respiro agonico fino a sei metri di distanza. L’algoritmo inoltre, tramutato in app, può funzionare anche su iPhone e Samsung Galaxy.

L’arresto cardiaco provoca ogni anno mezzo milione di decessi negli Stati Uniti (50mila in Italia), numero che si potrebbe notevolmente ridurre se venisse applicata subito la rianimazione cardiopolmonare.

In questo senso l’invenzione dei ricercatori americani, che pensano di commercializzarla tramite un’azienda partner dell’Università di Washington, diventa un vero e proprio salvavita intelligente.

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