Gli acidi grassi omega-3 restano al centro dell’interesse scientifico con un tema molto delicato: i disturbi neurologici. In particolare, la depressione bipolare.

 

 

 

Un argomento sul quale conviene soffermarsi. La pandemia di Covid-19 ha fatto registrare in tutto il mondo un’impennata di casi di disturbo depressivo maggiore e d’ansia di ben oltre il 25% della popolazione mondiale.

Barry Sears, inventore della dieta Zona e Presidente dell’Inflammation Resarch Foundation, è disponibile nell’aiutarci a comprendere meglio il rapporto tra gli Omega e la depressione bipolare, tra gli acidi grassi e i disturbi neurologici.

Premesso che oltre il 2% della popolazione mondiale soffre di depressione bipolare e la terapia farmacologica oggi disponibile comporta effetti collaterali significativi.

“Uno studio recente evidenzia come il rapporto tra omega-3 (EPA e DHA) e omega-6 possa rivelarsi una strategia efficace nella terapia di questo invalidante disturbo – dice il super esperto -. E suggerisce come la modifica del rapporto tra omega-3 e omega-6 possa rivelarsi una strategia efficace nella terapia della depressione bipolare.

La depressione bipolare è più complessa delle forme depressive semplici dal momento che il paziente passa dalla depressione alla mania per poi rifare il percorso inverso. Va detto che i potenziali benefici degli omega-3 nel trattamento della depressione bipolare erano già noti.

La prima sperimentazione controllata con placebo risale al 1999, presso la Harvard Medical School di Boston. Al gruppo che riceveva il principio attivo venivano somministrati 10 grammi di EPA e DHA al giorno. Dopo tre mesi, lo studio venne interrotto per due ragioni. In primo luogo, i pazienti nel gruppo attivo avevano registrato un miglioramento del 500% della sintomatologia rispetto al gruppo di controllo.

In secondo luogo, il laboratorio del governo statunitense che produceva questi omega-3 di massima purezza venne chiuso. Con la sospensione della produzione sperimentale di omega-3 di elevato standard qualitativo, i ricercatori di Harvard dovettero interrompere prematuramente la ricerca.

Furono studi come questi a costituire il fondamento del mio libro La Zona Omega 3RX: il miracolo dell’olio di pesce, pubblicato nel 2001, che diede avvio negli USA alla rivoluzione dell’olio di pesce”.

Per quale motivo, allora, l’olio di pesce ad alto dosaggio viene riscoperto adesso per il trattamento della depressione bipolare? “Una ragione è che quando i ricercatori cercarono di riprodurre i risultati con il solo DHA, invece di usare la combinazione di EPA e DHA, non ebbero alcun successo. Sebbene alcuni studi sporadici avessero confermato i risultati iniziali di Harvard con il ricorso a dosaggi elevati, molti ricercatori avevano paura di utilizzare una dose terapeutica. Ora conosciamo i motivi per cui l’EPA funziona e il DHA ha un effetto più debole. Innanzitutto, l’EPA viene convertito in resolvine, ormoni più potenti in quanto hanno capacità di bloccare l’infiammazione. EPA e DHA arrivano al cervello simultaneamente, ma l’EPA si ossida con rapidità, dando origine alle resolvine, mentre il DHA è immagazzinato a lungo termine nelle membrane. Inoltre, è necessario assumere quantitativi elevati di EPA per arrivare a un dosaggio efficace”.

Qual è il giusto apporto di EPA? “Quello che fa abbassare il rapporto AA/EPA, tra acido arachidonico (AA) ed acido eicosapentaenoico (EPA) nel sangue, a un valore compreso tra 1,5 e 3. Un buon rapporto AA/EPA è tra 1,5 e 5 ed è da considerarsi come un indice di benessere dell’organismo. Insieme all’analisi dell’insulinemia e della glicemia, questo rapporto valuta la regolazione del metabolismo ed è alla base della prevenzione di patologie degenerative e cardiovascolari. Lo stesso discorso si applica alla terapia di altre patologie neurologiche, tra cui la depressione maggiore, il trauma cranico grave e il disturbo da deficit di attenzione”.

In commercio vi sono diverse proposte di olio di pesce, di Omega. A che cosa occorre prestare attenzione per ottenere il miglior risultato utilizzandolo?

“Quando si decide di acquistare dell’olio di pesce, occorre prestare attenzione a tre cose. La prima, deve trattarsi di un prodotto ricco di EPA. Almeno il 40% dell’olio dovrebbe essere costituito da EPA. La seconda, deve essere bassissimo il livello di tossine, in particolare i policlorobifenili (PCB). Si tratta di sostanze neurotossiche che si trovano in ogni olio di pesce. Perciò, la concentrazione di queste sostanze deve essere inferiore a 5 parti per miliardo. Un livello così basso si rende necessario dal momento che il dosaggio di olio di pesce assunto giornalmente è elevato. La terza, è bene sottoporsi agli esami del sangue per evitare che il rapporto AA/EPA scenda al di sotto dell’1,5”.

 

 

 



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