In Europa, circa il 50% dei pazienti oncologici soffre di malnutrizione e un quarto muore a causa della malnutrizione e non per le conseguenze della progressione tumorale.

Circa il 50% dei pazienti oncologici in Europa soffre di malnutrizione. Se, da un lato, il tasso di malnutrizione è perfino più elevato nei pazienti affetti da tumori gastrointestinali (GI) – quali pancreas, 67%, stomaco ed esofago, 60% –  dall’altro, le real-world evidence indicano che solo il 23% dei pazienti affetti da tumori GI riceve una diagnosi di malnutrizione, a causa della mancanza di uno screening adeguato.

Circa un quarto di tutti i pazienti oncologici muore per le conseguenze della malnutrizione, invece che per le conseguenze della malattia stesso, ma a molti pazienti la malnutrizione collegata al cancro non viene diagnosticata.

Il supporto nutrizionale e la nutrizione clinica migliorano il decorso dei pazienti oncologici, ma solo raramente fanno parte della terapia oncologica.

Chemioterapia e radioterapia sono trattamenti pesanti, che possono avere effetti collaterali devastanti sui pazienti. Nel corso delle terapie oncologiche, sette pazienti su dieci avranno problemi di alimentazione che li metteranno a serio rischio di malnutrizione e di disturbi a questa associati.

I pazienti malnutriti infatti rischiano di andare incontro a danni d’organo, disfunzioni al sistema immunitario, perdita di massa muscolare magra e scheletrica e hanno un rischio significativamente più elevato di complicanze collegate al trattamento.

Questo può portare a una riduzione della dose somministrata di chemioterapia al paziente, a un incremento nella lunghezza e frequenza della degenza ospedaliera, oltre a ritardi e modifiche della schedula dei trattamenti oncologici.

Le analisi dei dati ospedalieri real world hanno confermato che la maggiore frequenza e durata delle degenze ospedaliere è associata a un inizio tardivo della terapia nutrizionale in pazienti affetti da tumori GI.

Nei pazienti oncologici una condizione nutrizionale povera va a scapito del loro benessere, della qualità della vita e delle capacità funzionali. Da questo ne derivano un incremento dei costi per le loro cure, dell’utilizzo delle risorse e dei budget ospedalieri.

La nutrizione clinica ottimale aiuta i pazienti oncologici ad affrontare meglio la malattia e le cure. Appropriati interventi nutrizionali migliorano la massa muscolare, le funzioni fisiche e il benessere generale, riducono inoltre gli effetti collaterali della chemioterapia e migliorano la tollerabilità alle terapie oncologiche.

Nei casi in cui i pazienti non sono in grado di nutrirsi in maniera sufficiente, la nutrizione clinica contribuisce a sostenere i pazienti nel corso delle terapie.

I dati real world europei indicano che la nutrizione clinica è associata al miglioramento della sopravvivenza dei pazienti con tumori metastatici. In particolare, l’inizio precoce della terapia di nutrizione clinica a seguito della diagnosi del tumore consente di ottenere i migliori risultati possibili per il paziente, il miglioramento della cura del cancro e l’ottimizzazione delle risorse sanitarie.

La nutrizione parenterale (PN) è una terapia salvavita per adulti e bambini per i quali la nutrizione orale ed enterale sono controindicate (utilizzo della PN totale) o insufficienti (utilizzo della PN supplementare).

Le line guida cliniche raccomandano il ricorso alla PN per un’ampia varietà di pazienti con insufficienza intestinale, per pazienti critici ospedalizzati o sottoposti a interventi chirurgici e per i pazienti oncologici durante i trattamenti oncologici attivi.

La PN presenta vantaggi nutrizionali, funzionali e clinici, e i dati vengono raccolti per dimostrare che un uso tempestivo della PN porta a una riduzione dei costi dovuta a un minore ricorso alla ventilazione meccanica e a minori infezioni.

Se, da un lato, le cure nutrizionali ottimali possono migliorare i risultati ottenuti dai pazienti oncologici, dall’altro, il personale sanitario e i pazienti spesso non sono consapevoli del ruolo centrale esercitato dalla nutrizione clinica nella cura dei tumori.

La perdita di peso e la riduzione dell’appetito sono infatti spesso considerate conseguenze ‘normali’ della chemioterapia. Non esistono inoltre linee guida europee specifiche per la nutrizione nel paziente oncologico né viene effettuata formazione in questo ambito. Infine, un gran numero di oncologi non riconosce e spesso ignora le gravi conseguenze della malnutrizione dovuta al cancro.

Oltre il 50% degli oncologi non monitora lo status nutrizionale o la perdita di peso nei pazienti, mentre due terzi di loro non fornisce indicazioni su come migliorare l’apporto nutrizionale.

In mancanza di formazione, di linee guida oncologiche e di screening nutrizionali obbligatori, i pazienti vengono lasciati soli e sono vulnerabili alla malnutrizione e alle sue conseguenze. Eseguire una valutazione dei pazienti a rischio di malnutrizione è fondamentale per eseguire screening nutrizionali precoci e regolari e per iniziare il supporto nutrizionale in fase precoce, invece di considerarla unicamente come parte del supporto per il fine vita.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *