
Il telescopio spaziale Hubble ha guardato dentro un ammasso stellare della galassia nostra vicina e ha trovato astri sorprendenti.
Le chiamano vagabonde blu, ma a discapito del suggestivo nome non sono stelle che se ne vanno a zonzo per il cosmo.
La definizione deriva invece dal fatto che la loro evoluzione, a differenza di tutti gli altri astri, se ne va per conto proprio.
Queste stelle, infatti, a un certo punto della loro esistenza invece di invecchiare sembrano ringiovanire, risplendendo di nuovo come quando erano giovani astri.
Il motivo di questa “botta di vita” in tarda età è tuttora ignoto agli esperti. Si ipotizza che le vagabonde siano il risultato di scontri e fusioni tra stelle binarie, che quindi si uniscono a formare un astro del tutto nuovo e, appunto, ancora giovane e brillante.
Per meglio comprendere le loro caratteristiche il telescopio spaziale Hubble è andato a cercarle nella Grande Nube di Magellano, una piccola galassia ma vicinissima (soltanto 160 mila anni luce) alla Via Lattea, con la quale si fonderà tra qualche miliardo di anni.
Nello specifico ha scrutato dentro un ammasso globulare, una formazione di stelle molto vecchie e pressappoco della stessa età condensate in un grande agglomerato, che può contenerne oltre un milione.
La foto mostra proprio uno di questi, dove le stelle rosse sono fredde e in procinto di esplodere, mentre le blu sono caldissime e con grande massa e tendono a precipitare verso il centro in un processo che ricorda la sedimentazione in acqua.
L’immagine sembra davvero uno scrigno cosmico che racchiude milioni di gemme colorate, rivelate grazie al potente occhio di Hubble.
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E le vagabonde blu? Grazie a queste riprese spettacolari “abbiamo potuto per la prima volta osservare l’invecchiamento dinamico in un ammasso globulare nella Grande Nube di Magellano” dice Francesco Ferraro dell’università di Bologna.
“Sebbene le stelle dell’ammasso siano tutte della stessa età, alcune seguono un processo di invecchiamento inusuale e per questo meritorio di essere studiato per capire meglio come si sono formati questi enormi aggregati stellari”.